Molto probabilmente, se non fosse stato per il clamoroso spiaggiamento e successivo salvataggio della ormai famosa Mary G., molte persone forse nemmeno saprebbero oggi cosa è un grampo. Con questo nome, si indica una specie di delfino, il cui nome scientifico è Grampus griseus, che può raggiungere tranquillamente i quattro metri di lunghezza. Esso è caratterizzato da una testa particolarmente tondeggiante, solcata sulla “fronte” da una incisione a V, e senza il rostro, cioè il tipico “becco” pronunciato. Il grampo è noto e facilmente riconoscibile inoltre per avere una livrea grigia che nell'età adulta si ricopre progressivamente di striature bianche.
La specie è, ed è sempre stata, del tutto accidentale in Adriatico, sebbene già attorno al 1860 si collochi la prima segnalazione, alla quale si aggiungono, dal 1860 al 1900, altre quattro catture nelle acque del Veneto, una in Istria e quattro ancora nei pressi di Zara (Zadar) in Croazia. Tali sporadici avvistamenti continuano anche ai giorni nostri e, con l’eccezione di tre individui visti insieme nel 1993 nel Golfo di Trieste, normalmente sono sempre segnalazioni di esemplari singoli, forse smarriti o raminghi.
Questo ovviamente fino al giugno del 2005, quando Mary G. e sua madre si infilarono nel porto di Ancona, dove la femmina adulta, estremamente debilitata e malata, cercava probabilmente riparo per sé e per la piccola. Com’è noto vennero poi recuperate dalla Fondazione Cetacea e ospedalizzate all’ex Delphinarium di Riccione dove la madre morì dopo poche ore, mentre la piccola ribattezzata Mary G., protagonista di una gara di solidarietà senza precedenti, riuscì ad essere curata prima e svezzata e cresciuta poi dal Gruppo di Pronto Intervento della Fondazione Cetacea, fino al trasporto alla sua attuale casa, la laguna di Oltremare, e tuttora accudita dai trainer e dai volontari di Cetacea.
Mary G. è l’unico grampo in ambiente controllato al mondo, se si esclude il Giappone, ma non è l’unico grampo con cui ha avuto a che fare la Fondazione Cetacea nelle nostre acque.
Una femmina di 2,94 metri si è spiaggiata morta l’11 ottobre 1993 a Porto Garibaldi (FE), mentre un maschio di 2,98 metri si spiaggiò anch’esso già morto, il 18 marzo del 2002 a Cupra Marittima (AP). Incredibile come, oltre a Mary G. e alla sua mamma, altre due grampi si siano spiaggiati ancora vivi, in un breve lasso di tempo, sulle nostre coste. Il primo, un maschio, fu trovato il 3 luglio del 2000 alla foce del Bevano, nei pressi di Ravenna: misurava ben 3,25 metri. Il secondo, ancora un maschio di 2,98 metri, si spiaggiò a Lignano Sabbiadoro (UD) il 5 maggio 2001. Entrambi furono ospedalizzati dalla Fondazione Cetacea, ed entrambi morirono dopo pochi giorni.
Al contrario, come detto, della “fortunata” Mary G. ora affidata indefinitamente alla Fondazione dal Ministro dell’Ambiente.
Nella foto di Margherita Paoloni: Mary G.
Questo ovviamente fino al giugno del 2005, quando Mary G. e sua madre si infilarono nel porto di Ancona, dove la femmina adulta, estremamente debilitata e malata, cercava probabilmente riparo per sé e per la piccola. Com’è noto vennero poi recuperate dalla Fondazione Cetacea e ospedalizzate all’ex Delphinarium di Riccione dove la madre morì dopo poche ore, mentre la piccola ribattezzata Mary G., protagonista di una gara di solidarietà senza precedenti, riuscì ad essere curata prima e svezzata e cresciuta poi dal Gruppo di Pronto Intervento della Fondazione Cetacea, fino al trasporto alla sua attuale casa, la laguna di Oltremare, e tuttora accudita dai trainer e dai volontari di Cetacea.
Mary G. è l’unico grampo in ambiente controllato al mondo, se si esclude il Giappone, ma non è l’unico grampo con cui ha avuto a che fare la Fondazione Cetacea nelle nostre acque.
Una femmina di 2,94 metri si è spiaggiata morta l’11 ottobre 1993 a Porto Garibaldi (FE), mentre un maschio di 2,98 metri si spiaggiò anch’esso già morto, il 18 marzo del 2002 a Cupra Marittima (AP). Incredibile come, oltre a Mary G. e alla sua mamma, altre due grampi si siano spiaggiati ancora vivi, in un breve lasso di tempo, sulle nostre coste. Il primo, un maschio, fu trovato il 3 luglio del 2000 alla foce del Bevano, nei pressi di Ravenna: misurava ben 3,25 metri. Il secondo, ancora un maschio di 2,98 metri, si spiaggiò a Lignano Sabbiadoro (UD) il 5 maggio 2001. Entrambi furono ospedalizzati dalla Fondazione Cetacea, ed entrambi morirono dopo pochi giorni.
Al contrario, come detto, della “fortunata” Mary G. ora affidata indefinitamente alla Fondazione dal Ministro dell’Ambiente.
Nella foto di Margherita Paoloni: Mary G.