martedì 29 maggio 2007

Dove andrà Fegghy?

Come ho scritto nell'ultimo post, ho contattato la lista C-Turtle per avere pareri su Fegghy; ne sono arrivati tanti che ho riunito in un unico documento pdf (sono 10 pagine, in inglese, se a qualcuno interessa mi scriva una mail e glielo spedisco). La maggioranza sono per la sistemazione in un acquario, ma qualcuno invece suggeriva il ritorno in mare. Fra questi ultimi, persone e ricercatori che ammiro moltissimo e che sono universalmente conosciuti come George Balasz, Jesùs Tomàs e Nicholas Pilcher.
Abbiamo poi avuto una runione interna e la maggioranza ha deciso che Fegghy andrà in qualche acquario. Abbiamo già diverse offerte, anche dagli Stati Uniti. Io questa volta, anche a causa dei consigli giunti dai colleghi su C-Turtle, avrei forse rischiato il rilascio in mare.
Vi riporto almeno una frase che mi ha fatto riflettere molto, seppure possa apparire strana, a prima vista. E' di George Balazs, il leader del programma di ricerca sulle Tartarughe marine della NOAA, l'importante ente di ricerca governativo americano:
"If the turtle is released at a location appropriate for this species and size, and, as a defective animal, it is preyed upon for food by a natural predator, might this be the 'way of nature?' Predation by natural predators is *not* cruelty. And, might the nutrients supplied by the turtle to the predator, if indeed it is preyed upon, end up allowing some other turtle in the wild, far less handicapped, to escape predation?". Più o meno significa questo: Se la tartaruga viene rilasciata in un luogo appropriato, e, essendo un animale svantaggiato, viene predata, può essere questo considerato "naturale"? Predazione da parte di predatori naturali *non è crudeltà*. E se i nutrienti che questa tartaruga fornisce ai predatori finissero per evitare che tali predatori mangiassero altre tartarughe meno svantaggiate?
E' un punto di vista strano, diverso, forse "trasgressivo" ma noi DOBBIAMO considerare tali punti di vista. Dobbiamo sempre più vedere la natura come un tutt'uno, un grande equilibrio, non l'insieme di singoli individui. E' il dovere di chi ha a cuore questi animali e il loro ambiente, in una visione più ampia.

Presto sapremo la destinazione finale (...provvisoria?) di Fegghy. Ancora una volta, vi terrò aggiornati.

martedì 22 maggio 2007

Quale futuro per Fegghy?

Ci sono sette tartarughe marine al momento ricoverate presso l’Ospedale delle Tartarughe della Fondazione Cetacea. Per una serie di coincidenze, stranamente sono quasi tutti animali con problemi complessi, e quindi degenti da lungo tempo. Una di loro in particolare è ricoverata presso la strutttura dal 21 novembre 2005. E’ stata chiamata Fegghy, ed ed un esemplare di circa 50 cm di carapace.
Fegghy è stata trovata impigliata nella rete di un’imbarcazione da pesca, al largo di San Benedetto del Tronto. Ma non è stato questo il suo problema. Al momento della sua cattura infatti, era più che evidente come l’animale fosse stato colpito alla parte frontale della testa da un elica. Le ferite e la deturpazione erano spaventose (vedi foto). A Fegghy manca totalmente la parte superiore della bocca (la mascella), inoltre aveva parti tessuto molle distrutte e come se non bastasse i “denti di cane” (i Crostacei parassiti detti balani) le erano cresciuti all’interno della bocca.
L’animale era evidentemente impossibilitata a mangiare, e in condizioni disastrose. Subito dopo il suo ricovero due interventi chirurgici sono serviti a ricostruire le parti della testa che potevano essere ricostriute: le guance e gli angoli della bocca. Doopo questi interventi e la lunga convalescenza Fegghy è poi tornata a Riccione, in condizioni molto migliori, ma comunque ovviamente mutilata della mascella.
C’era ora il problema di farla mangiare. Per almeno i primi 30-40 giorni non c’era verso che mangiasse da sola. Il tipico “afferra e risucchia” che attuano le tartarughe marine per mangiare, non le era possibile. Veniva quindi non solo imboccata da noi, ma era necessario spingerle il cibo in gola con l’ausilio di uno strumento, affinchè potesse efficacemente ingoiarlo. Le si prospettava un futuro complicato.
Ma dopo poco più di un mese Fegghy ha invece reimparato a mangiare, a catturare cioè il cibo da sola, ed anche a trattenerlo e infine deglutirlo. Un grande risultato.
Ora, a distanza di diciotto mesi dal suo arrivo, Fegghy è talmente attiva e vorace che è arrivato il momento di decidere del suo futuro. In questi giorni ho contatto la lista di discussione mondiale sulle tartarughe marine (C-Turtle) dove scrivono e leggono praticamente tutti i ricercatori che si occupano di questi rettili, nel mondo. La discussione si è accesa subito, abbiamo avuto tante risposte, e le ipotesi sono praticamente tre. Alcuni ricercatori, i più drastici, sono per praticare un’eutanasia, motivando la scelta con il fatto che non credono nella sopravvivenza di Fegghy in ambiente naturale e non ritengono giusto relegarla a una vita in cattività. Le altre due opzioni sono invece proprio queste: il rilascio in mare oppure la sistemazione definitiva in un grande acquario pubblico.
Stiamo valutando tutte le variabili, e possiamo dire che almeno in questo caso l’eutanasia non sarà presa in considerazione. Dopo diciotto mesi che l’animale è con noi non ci sembra più un’alternativa valida.
La possibilità più affascinante resta un rilascio in mare, magari seguita per i primi mesi da un trasmettitore satellitare come quelli applicati alle tartarughe che stiamo già seguendo. Le incognite sono molte: saprà nutrirsi a sufficienza? E se le ricrescessero i denti di cane dentro la sua bocca sempre aperta?
In alternativa le si potrebbe trovare, come detto, una dimora in un acquario pubblico, dove potrebbe avere una vita comunque dignitosa e dove porterebbe il suo messaggio a tutti coloro che la vedrebbero: l’uomo può, anche involotariamente, far del male a questi antichi Rettili, la cui conservazione deve essere invece un obiettivo e una priorità per tutti noi.
Vi comunicherò la nostra decisione.

venerdì 18 maggio 2007

Il mare che non ti aspetti


C’è un mare poco conosciuto, che racconta storie fuori dal comune.
Storie di delfini che si spiaggiano, di avvistamenti eccezionali,
di tartarughe ferite, di incontri inattesi,
di squali, pesci luna e megattere.
E’ un Adriatico meno noto, insospettato,
teatro di incontri fra uomini animati da una passione
e inconsueti animali marini.

E’ un mare che non ti aspetti.

IL MARE CHE NON TI ASPETTI
Marco Affronte

Ed. Magenes

A GIUGNO IN LIBRERIA

martedì 15 maggio 2007

Non è un delfino, nè uno squalo ma...


Fiocco Azzurro.
E' il 65esimo post di questo blog e l'unico di argomento personale.
Domenica sera, 13 maggio, alle 21 è nato mio figlio
Tommaso.
Non ho resistito e ho quindi deciso di condividere questa gioia con voi e con il mondo intero.
Tommaso si unisce così a me, a mia moglie Cristina e alle mie figlie Silvia e Ilaria a formare
la famiglia più bella del mondo.

lunedì 7 maggio 2007

Il mistero delle baby tartarughe

Ho già ricordato diverse volte come la Tartaruga comune (Caretta caretta) frequenti regolarmente le acque nord-adriatiche, soprattutto con individui giovani e comunque immaturi. Allo stesso modo ho citato il fatto che la causa principale di questa frequentazione risiede nella ricerca di cibo, in queste acque molto abbondante.
L’Adriatico non è invece, almeno nelle sue aree centrali e settentrionali, un mare appetibile per le femmine adulte in cerca di spiagge dove deporre le uova. Non si conoscono infatti in Mediterraneo, siti di deposizione a queste latitudini.
Nel Mediterraneo la Tartaruga comune depone sulle coste che si trovano prevalentemente a est e comprendono: Grecia, Turchia, Cipro e Libia e, in misura minore, Siria, Israele, Tunisia ed Egitto. E’ comunque probabile che, almeno alcune nidificazioni, abbiano luogo lungo l’intera costa mediterranea del Nord Africa, in particolare in Libia. Tra l’altro Caretta caretta è l'unica specie che depone anche sulle coste Italiane, ma solo all’estremo sud e sulle Isole Pelagie (Linosa e Lampedusa).
Durante la deposizione la Tartaruga comune rilascia da 40 a 190 uova bianche, sferiche e di consistenza cuoiosa. Il periodo della deposizione in Mediterraneo va dalla tarda primavera agli inizi di autunno e probabilmente consta di un numero variabile tra 1 e 3 deposizioni per ogni stagione (fino a 6 in altri areali). La deposizione non avviene ogni anno e l’intervallo tra i vari cicli presenta una notevole variabilità.
Con queste premesse è quindi impossibile trovare neonati di Tartaruga comune nelle nostre acque. A meno che non ci siano spiagge di deposizione “nascoste” e ancora sconosciute, che sarebbe comunque una sorpresa trovare in queste aree altamente antropizzate.
Ecco il motivo di tanta sorpresa quando l’11 dicembre del 2002 è stato trovato un piccolo esemplare il cui carapace misurava appena 5,8 cm, a Grottammare (AP) (vedi foto in alto). Grande sorpresa poi rinnovata perché pochi giorni dopo, il 3 gennaio 2003 un altro piccolissimo esemplare, lungo 7 cm, fu rinvenuto a Rimini. Queste due tartarughine erano evidentemente piccoli di pochi mesi nati l’estate precedente. Dove? Venivo di siti di deposizione greci? Se fosse così avrebbero viaggiato per più di 850 km! Quasi fantascienza per animali così piccoli. Oppure ci sono davvero nidi nascosti in Adriatico. In passato si sa che le tartarughe deponevano anche in Puglia (ma allora i due neonati avrebbero nuotato controcorrente) oppure c’è chi dice che ci potrebbero essere nascite in Croazia, e qualcuno giuro di avere visto tartarughe uscire sulla spiaggia dalle parti dei lidi ravennati o addirittura più a nord, verso Caorle. Tutto ciò resta un mistero, ma il fenomeno non fu isolato!
Il 4 giugno 2004 un altro piccoletto di 9,5 cm fu trovato a Numana (AN) seguito il 16 novembre dello stesso anno da un esemplare di 6,3 cm ad Ancona.
Da dove possano venire questi piccoli da poco sgusciati dall’uovo resta, come detto, un mistero. L’ipotesi che possano, pur aiutandosi con le correnti, nuotare per centinaia di silometri è decisamente affascinante. Ancora di più a mio avviso la possibilità di scoprire che l’Adriatico possa nascondere aree adatte alla riproduzione di questi Rettili.