martedì 22 maggio 2007

Quale futuro per Fegghy?

Ci sono sette tartarughe marine al momento ricoverate presso l’Ospedale delle Tartarughe della Fondazione Cetacea. Per una serie di coincidenze, stranamente sono quasi tutti animali con problemi complessi, e quindi degenti da lungo tempo. Una di loro in particolare è ricoverata presso la strutttura dal 21 novembre 2005. E’ stata chiamata Fegghy, ed ed un esemplare di circa 50 cm di carapace.
Fegghy è stata trovata impigliata nella rete di un’imbarcazione da pesca, al largo di San Benedetto del Tronto. Ma non è stato questo il suo problema. Al momento della sua cattura infatti, era più che evidente come l’animale fosse stato colpito alla parte frontale della testa da un elica. Le ferite e la deturpazione erano spaventose (vedi foto). A Fegghy manca totalmente la parte superiore della bocca (la mascella), inoltre aveva parti tessuto molle distrutte e come se non bastasse i “denti di cane” (i Crostacei parassiti detti balani) le erano cresciuti all’interno della bocca.
L’animale era evidentemente impossibilitata a mangiare, e in condizioni disastrose. Subito dopo il suo ricovero due interventi chirurgici sono serviti a ricostruire le parti della testa che potevano essere ricostriute: le guance e gli angoli della bocca. Doopo questi interventi e la lunga convalescenza Fegghy è poi tornata a Riccione, in condizioni molto migliori, ma comunque ovviamente mutilata della mascella.
C’era ora il problema di farla mangiare. Per almeno i primi 30-40 giorni non c’era verso che mangiasse da sola. Il tipico “afferra e risucchia” che attuano le tartarughe marine per mangiare, non le era possibile. Veniva quindi non solo imboccata da noi, ma era necessario spingerle il cibo in gola con l’ausilio di uno strumento, affinchè potesse efficacemente ingoiarlo. Le si prospettava un futuro complicato.
Ma dopo poco più di un mese Fegghy ha invece reimparato a mangiare, a catturare cioè il cibo da sola, ed anche a trattenerlo e infine deglutirlo. Un grande risultato.
Ora, a distanza di diciotto mesi dal suo arrivo, Fegghy è talmente attiva e vorace che è arrivato il momento di decidere del suo futuro. In questi giorni ho contatto la lista di discussione mondiale sulle tartarughe marine (C-Turtle) dove scrivono e leggono praticamente tutti i ricercatori che si occupano di questi rettili, nel mondo. La discussione si è accesa subito, abbiamo avuto tante risposte, e le ipotesi sono praticamente tre. Alcuni ricercatori, i più drastici, sono per praticare un’eutanasia, motivando la scelta con il fatto che non credono nella sopravvivenza di Fegghy in ambiente naturale e non ritengono giusto relegarla a una vita in cattività. Le altre due opzioni sono invece proprio queste: il rilascio in mare oppure la sistemazione definitiva in un grande acquario pubblico.
Stiamo valutando tutte le variabili, e possiamo dire che almeno in questo caso l’eutanasia non sarà presa in considerazione. Dopo diciotto mesi che l’animale è con noi non ci sembra più un’alternativa valida.
La possibilità più affascinante resta un rilascio in mare, magari seguita per i primi mesi da un trasmettitore satellitare come quelli applicati alle tartarughe che stiamo già seguendo. Le incognite sono molte: saprà nutrirsi a sufficienza? E se le ricrescessero i denti di cane dentro la sua bocca sempre aperta?
In alternativa le si potrebbe trovare, come detto, una dimora in un acquario pubblico, dove potrebbe avere una vita comunque dignitosa e dove porterebbe il suo messaggio a tutti coloro che la vedrebbero: l’uomo può, anche involotariamente, far del male a questi antichi Rettili, la cui conservazione deve essere invece un obiettivo e una priorità per tutti noi.
Vi comunicherò la nostra decisione.

5 commenti:

  1. io voto per l'acquario....!!
    Grazie per il bellissimo racconto, tienimi informata!

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  2. Anche io dico acquario, ma vorrei motivare la mia scelta, anche se non ho voce in capitolo ;)
    Considerati i dubbi riguardo la sua sopravvivenza in mare e considerato il fatto che la tartaruga ha mostrato "tanta voglia di vivere", la possibilità di essere ospitata in un acquario mi sembra una scelta sensata. Inoltre: in Italia esistono molti acquari che ospitano tartarughe marine, molte delle quali, probabilmente, sono state catturate per essere mostrate ad un pubblico pagante; quindi, perché rilasciare un animale con probabili difficoltà di sopravvivenza, per poi catturare altre della stessa specie per metterle in vasca?
    E poi che senso avrebbe recuperare un animale in condizioni drastiche (al di la della possibilità di saperne di più su questi meravigliosi animali), fare il possibile affinché recuperi al meglio per poi praticare "l'innominabile" eutanasia?

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  3. CONDIVIDO IL PENSIERO DI MIKI!
    PER QUANTO POSSA ESSERE AFFASCINANTE UN FUTURO NEL SUO AMBIANTE NATURALE... MI SEMBRA ABBIA GIA' SOFFERTO ABBASTANZA LA POVERETTA.
    OPTEREI PER UNA VITA IN ACQUARIO SICURA E SENZA PIU' SCOSSONI.....

    CAMBIANDO ARGOMENTO..
    AVETE SAPUTO DI QUEL CALAMARO GIGANTE PESCATO IN NUOVA ZELANDA?
    10 M PER 45O KG!!!!
    UN VERO BESTIONE!! KE PAURA!
    STAVA MANGIANDO UN DENTICE QUANDO E' STATO ARPIONATO.
    POI E' STATO CONSEGNATO AGLI SCIENZIATI CONGELATO!!
    UN MEGA FRIZZER DOVEVANO AVERE!!
    I MISTERI DELL' OCEANO!!!!!

    UN SALUTI A TUTTI E AUGURI A MARCO E ALLA SUA FAMIGLIA PER IL NUOVO ARRIVATO.

    GIORGIA

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  4. Voto anch'io per l'acquario. Anche se il rilascio in mare è un'ipotesi che deve essere valutata lascia delle perplessità. Forse, sarebbe un po' come abbandonarla al suo destino. Un fifty, fifty. Potrebbe andare bene come no. Perchè non assicurarle la sopravvivenza in un luogo dove tutti hanno a cuore il suo benessere? Un luogo dove adulti e bambini possono conoscere la sua storia drammatica. Magari servirà a scuotere la coscienza di certe persone. La sua possibile morte dovuta ad un rilascio in mare, secondo me sarebbe davvero inutile.

    Ciao a tutti!
    Christina

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  5. Ho trovato interessante il commento di Laura rigurdo "l'innominabile" eutnasia. Credo che per chi crede nell'inviolabile diritto alla libertà di questi animali selvatici l'eutanasia rappresenta una scelta dettata dalla volontà di non costringere l'animale alla cattività. Qualsiasi altra ipotesi riguarda la volontà dell'uomo non dell'animale che ovviamente non si può esprimere. Quindi, tenere Fegghy in un'acquario potrebbe essere interpretato come un atto di egoismo umano. Anche se non condivido del tutto questo pensiero lo posso comprendere ma il dilemma è sempre quello: chi ci da il diritto di porre fine ad una vita, specialmente se questa può continuare in modo dignitoso e priva di sofferenza fisica?

    Un saluto a tutti!
    Christina

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