Se fossi uno squalo adesso nuoterei nel blu, incurante della pioggia, là sopra. Se fossi uno squalo ascolterei attento i miei sensi. Godrei dell'abbraccio di madre acqua. Scivolerei silenzioso e fluido nel suo ventre altrettanto fluido. Se fossi uno squalo godrei appagato della potenza dei miei muscoli, della perfezione delle mie forme, dell'acutezza del mio sentire.
Se io fossi uno squalo non conoscerei che il piacere o il dolore, l'avere o la privazione, la soddisfazione dei miei istinti o la spasmodica attesa che questo avvenga. Se fossi uno squalo non avrei bene o male, nè giusto o sbagliato. Avrei solo il vivere, o magari morire, prima o poi.
Se fossi uno squalo non avrei domande, e non cercherei risposte. Se fossi uno squalo, consapevole o no, farei parte del tutto, anzi io sarei il tutto. Non mi curerei delle creature che mangio, perchè così è stato e così sempre sarà. O dovrebbe essere. Se fossi uno squalo non saprei spiegarlo con concetti o suoni, ma sarei parte di un equilibrio, delicato, meraviglioso, sempre diverso eppure sempre uguale a se stesso. E lo saprei. Lo comprenderei e ne sarei compreso.
Se fossi uno squalo vedrei milioni di altri squali uccisi ogni anno da chi questo equilibrio sa spiegarlo ma non conservarlo. Vedrei milioni di squali sterminati da chi ritiene di essere sopra ad ogni equilibrio naturale. O da chi sceglie di ignorarlo, per cupidigia, stoltezza, brutalità, ignoranza.
Se fossi uno squalo non capirei quale specie possa permettersi di uccidere altri animali, prenderne delle piccole parti (come le pinne) e buttare via tutto il resto. E non capirei come possa farlo, non per necessità, ma per sfizio, per "tradizione".
Se fossi uno squalo sarei spaventato. Se fossi uno squalo sarei davvero incazzato.
Ma non sono uno squalo, per fortuna. Sono un uomo, e qualche volta mi vergogno.