Mentre da una parte leggo pessime notizie per le tartarughe marine in Mediterraneo (Casale P. "Sea turtle by-catch in the Mediterranean"), da un'altra parte mi fa piacere che i dati e i numeri siano molto più incoraggianti.
Nell'articolo di Paolo Casale si legge che ogni anno in Mediterraneo vengono catturate accidentalmente, dagli attrezzi da pesca, oltre 132.000 tartarughe marine. Un numero spaventoso, aggravato dalla stima che 44.000 di esse muoiono a seguito della cattura. Una strage.
L'altro articolo invece, pubblicato su Biological Conservation ci informa che nelle acque degli Stati Uniti, circa 20 anni fa, le tartarughe catturate erano qualcosa come 300.000, e 70.000 di queste trovavano la morte. Ripeto, venti anni fa. Eh sì, perché oggi invece le tartarughe che muoiono ogni anno a causa della pesca nelle acque statunitensi sono diventate "solo" 4.600, mentre le catture totali si sono ridotte del 60%.
Riassumendo, se ne catturano molte meno, e di queste una bassa percentuale trova la morte.
Come sono arrivati a questo? Con l'introduzione di diverse misure, ad esempio:
- l'utilizzo di ami circolari e del kit per slamare la tartaruga, per le barche che pescano con il palamito (lunga lenza con migliaia di ami);
- l'uso dei TED (Turtle Excluder Device) nelle reti che pescano gamberetti. I TED sono griglie metalliche che applicate alla rete consentono alla tartaruga catturata di fuggire via;
- la chiusura della pesca per certi periodi e in certe aree in cui è più frequente che vi si trovino le tartarughe.
Passare da 70.000 a 4.600 tartarughe morte all'anno io lo chiamo un successo. Ottenuto con misure e politiche della pesca che mettono insieme gli interessi della pesca con quelli della conservazione. Ancora molto si può fare, ma in Mediterraneo e in Italia in particolare mi accontenterei di un inizio simile.
Gli ami circolari (è più difficile che le tartarughe li ingoino, rispetto ai classici ami a forma di J) sono stati testati e distribuiti in Italia, durante il progetto Life "Tartanet": i risultati furono interessanti ma non so dire che diffusione abbiano attualmente questi ami.
Nello stesso progetto, su mia proposta, fu inserita le sperimentazione dei TED nelle reti a strascico dell'Adriatico. Ci lavorammo insieme a CTS per l'Ambiente e soprattutto al CNR-Ismar di Ancona e i risultati sono stati molto incoraggianti, ma incompleti. Purtroppo servirebbe un'ulteriore tranche di sperimentazioni, ma non si è mai più riusciti a trovare i fondi necessari.
I passi sarebbero: 1. finire la sperimentazione e, in caso di esiti positivi, 2. spingerne, a livello istituzionale, l'applicazione su tutte le reti a strascico. Sarebbe un passo strepitoso: in una mossa salveremmo più tartarughe marine di quante ne possano rimettere in mare in un anno tutti i centri di recupero di Italia messi insieme. Ma mancano i soldi (e la volontà?).
I risultati scoraggianti talvolta sono però di stimolo ad andare avanti...continuare a lottare su tutti i fronti. I soldi sono sempre uno degli scogli più difficili da superare, soprattutto in un periodo come questo e soprattutto per una zona come l'alto Adriatico.
RispondiEliminaIo ancora non sono riuscita a farmi abbattere, non ostante, dopo tanti anni di attività sulle tartarughe, sia ormai un pò "sfregiata" dal superamento di tanti scogli, e so che prima o poi dopo gli scogli compare il mare aperto. Ed è proprio grazie a questa visione, che spero non resti un miraggio per le "nostre" tartarughe adriatiche che A.R.C.H.E.sta lavotando per proseguire la sperimentazione di cui al passo 1 del tuo articolo, mi auguro che si possa fare insieme! Ad maiora!!!
Grande Carola. E' per questo tuo spirito, oltre che per l'impegno più che decennale, che ormai nel settore sei una figura quasi... leggendaria! Hai la mia stima. Un abbraccio.
RispondiEliminaIl sito di A.R.C.H.E. è http://www.archeturtle.org/