Esistono ancora 5 delfinari in Italia: Oltremare a Riccione, L'Acquario di Genova (non è propriamente un delfinario, ma mantiene comunque delfini in cattività), lo Zoomarine di Torvaianica (Roma), il delfinario di Fasano in Puglia, e il delfinario di Rimini.
Quello di Rimini, la mia città, è il più vecchio di tutti. E' stato costruito nel 1964 ed è datato non solo come struttura ma anche come concezione: una vasca di cemento di 20 metri di diametro, per cinque metri di profondità. Tonda, sempre uguale a se stessa.
Quello di Rimini, la mia città, è il più vecchio di tutti. E' stato costruito nel 1964 ed è datato non solo come struttura ma anche come concezione: una vasca di cemento di 20 metri di diametro, per cinque metri di profondità. Tonda, sempre uguale a se stessa.
Ci vivono dentro, attualmente, 4 delfini. La proprietà ne avrebbe altri due, ma la vasca è troppo piccola e con sei animali sarebbe fuorilegge (lo è comunque), e dunque sono ospitati a Oltremare.
Nel Decreto Ministeriale del 2001, che regola il mantenimento dei delfini (dei tursiopi) in cattività, si dice, tra le altre cose, che il delfinario deve essere dotato di una vasca, aggiuntiva e separata dalla principale, dedicata alle cure medico-veterinarie. Rimini non ce l'ha. E' dunque fuorilegge, da almeno 12 anni.
Finalmente, sui quotidiani di ieri leggiamo che il Ministero della Salute (competente anche per il benessere animale) ha detto basta: dopo l'estate, o si fa la vasca nuova, o il delfinario chiude. Non è che la vita dei delfini ospiti migliorerebbe di molto, ma almeno il minimo indispensabile per la loro salute, previsto per legge, deve essere fatto. Il problema è che la vasca di Rimini è sulla spiaggia, e lo spazio per allargarsi dovrebbe "mangiarlo" alla spiaggia stessa. Che però, ovviamente, è del demanio, dunque dello Stato.
Per fare sì che il delfinario avesse una proroga a operare, almeno fino alla fine dell'estate, è intervenuto, ad ottobre scorso, il Comune di Rimini, con una lettera al Ministero stesso, dove si legge che "il delfinario è una realtà strategica, qualificante e coerente con la natura e gli obiettivi turistici di questa città".
Ora, il mondo corre in avanti, così come va avanti, progredisce e si modernizza il nostro rapporto con le altre creature viventi del pianeta. I delfinari sono sempre più anacronistici, obsoleti, superati. Non hanno più un senso, sono diseducativi. Molti paesi (più della metà), in Europa, se ne sono sbarazzati da tempo. L'uomo ha mille e più modi diversi per divertirsi, modi che non contemplino la sfruttamento e la lesione della dignità di altre creature viventi. Intrattenimenti da popolo ignorante e facilone, che si accontenta di tutto, e non approfondisce nulla.
E io mi vergogno di vivere in una città la cui amministrazione ritiene che l'obsoleto, triste e squallido spettacolo di quattro animali che saltano a comando in una bacinella di cemento, rappresenti una realtà strategica e addirittura qualificante. Capisco benissimo invece come questo sia "coerente con la natura e gli obiettivi turistici di questa città", una città dove la cultura è un optional, ormai da troppo tempo, dove i turisti sono attirati da notti rosa, dj sets e spiagge a buon mercato, e dove mai si è provato ad "alzare il livello". Perché in fondo va bene così. O forse andava, vista l'emorragia di turisti degli ultimi anni.
Il delfinario è vecchio e pure brutto da vedere, proprio vicino al porto. Lo spettacolo che propone lo è ancora di più. Sarebbe ora che Rimini proseguisse oltre.
Finalmente, sui quotidiani di ieri leggiamo che il Ministero della Salute (competente anche per il benessere animale) ha detto basta: dopo l'estate, o si fa la vasca nuova, o il delfinario chiude. Non è che la vita dei delfini ospiti migliorerebbe di molto, ma almeno il minimo indispensabile per la loro salute, previsto per legge, deve essere fatto. Il problema è che la vasca di Rimini è sulla spiaggia, e lo spazio per allargarsi dovrebbe "mangiarlo" alla spiaggia stessa. Che però, ovviamente, è del demanio, dunque dello Stato.
Per fare sì che il delfinario avesse una proroga a operare, almeno fino alla fine dell'estate, è intervenuto, ad ottobre scorso, il Comune di Rimini, con una lettera al Ministero stesso, dove si legge che "il delfinario è una realtà strategica, qualificante e coerente con la natura e gli obiettivi turistici di questa città".
Ora, il mondo corre in avanti, così come va avanti, progredisce e si modernizza il nostro rapporto con le altre creature viventi del pianeta. I delfinari sono sempre più anacronistici, obsoleti, superati. Non hanno più un senso, sono diseducativi. Molti paesi (più della metà), in Europa, se ne sono sbarazzati da tempo. L'uomo ha mille e più modi diversi per divertirsi, modi che non contemplino la sfruttamento e la lesione della dignità di altre creature viventi. Intrattenimenti da popolo ignorante e facilone, che si accontenta di tutto, e non approfondisce nulla.
E io mi vergogno di vivere in una città la cui amministrazione ritiene che l'obsoleto, triste e squallido spettacolo di quattro animali che saltano a comando in una bacinella di cemento, rappresenti una realtà strategica e addirittura qualificante. Capisco benissimo invece come questo sia "coerente con la natura e gli obiettivi turistici di questa città", una città dove la cultura è un optional, ormai da troppo tempo, dove i turisti sono attirati da notti rosa, dj sets e spiagge a buon mercato, e dove mai si è provato ad "alzare il livello". Perché in fondo va bene così. O forse andava, vista l'emorragia di turisti degli ultimi anni.
Il delfinario è vecchio e pure brutto da vedere, proprio vicino al porto. Lo spettacolo che propone lo è ancora di più. Sarebbe ora che Rimini proseguisse oltre.
caro marco, conoscendomi sarà per te scontato dirti che condivido in pieno queste considerazioni, su cui in passato, quando "militavi dall'altra parte del vetro", ci eravamo più volte confrontati, ma ci tenevo a farlo pubblicamente; viva il mare e la libertà, di cui i delfini incarnano lo spirito, fabio fiori
RispondiEliminaNon posso che essere estremamente contenta di leggere un articolo come questo, che mi conferma il cambiamento in atto nella coscienza collettiva (di cui avevo già avuto sentore agli ultimi presidi). La consapevolezza dell'inutilità e della crudeltà di queste strutture non è più appannaggio dei soli animalisti, in passato visti come visionari e terroristi, ora anche a livello istituzionale nel mondo si cominciano ad attuare restrizioni se non messe al bando totali di questi luoghi di detenzione. Esistono sempre più persone che vorrebbero vedere la nostra città rinascere come luogo di Mare (la M maiuscola non è casuale) e queste persone devono emergere e unire le loro voci per formare un coro sempre più difficile da ignorare. Grazie. Viviana Manganaro
RispondiElimina"vorrebbero vedere la nostra città rinascere come luogo di Mare". Bellissimo. Rimini è una città SUL mare, non DI mare. Un bel progetto da portare avanti, un'idea da fare crescere. Grazie a te, Viviana.
RispondiEliminaQuest'anno sono stata in vacanza ad Igea Marina, l'unico neo della vacanza.... la continua pubblicità al delfinario. Sono stata in una spiaggia stupenda attrezzata ed attenta alle esigenze degli animali, ero con la mia cagnolina, ma in opposizione sentivo ogni mattina il triste invito a visitare il delfinario, oppure gite turistiche che terminavano con lo spettacolo dei delfini.... Ho assistito una sola volta ad uno spettacolo dei delfini, ero piccola e non ancora autonoma, ma non c'è nulla di più triste che vederli "giocare" a comando. Da adulta, vegana consapevole, vorrei veder chiudere per sempre delfinari, circhi, zoo, ecc. Bellissimo articolo.
RispondiElimina