Qualche tempo fa mi ha scritto una signora. Sua figlia aspirava a fare un tirocinio presso la Fondazione Cetacea, ma dopo vari contatti "non ci siamo presi" e la cosa non si è fatta. La madre, nel chiedermi chiarimenti per questo nulla di fatto, amareggiata per l'andamento della cosa buttava lì una frase, che non mi è piaciuta affatto. Scriveva: La sua [quella della figlia] non sarebbe stata un'esperienza per il puro capriccio di accarezzare un delfino come penso di tanti che a questo punto mi viene da dire "le sono passati davanti".
Io le ho risposto, dopo averle spigato come erano andate le cose con sua figlia, di non fare però l'errore di giudicare chi non conosce, e non parlavo di me. In effetti sono pochissimi, fra i tanti che ci chiedono di poter fare volontariato o un tirocinio, i ragazzi che vengono qui per un capriccio, "per accarezzare un delfino", e si riconoscono lontano un chilometro e non passano avanti proprio a nessuno.
Quelli che vedo invece quasi ogni giorno, che mi scrivono, che vengono a parlare con me, sono ragazzi motivati, che arrivano da ogni parte di Italia, disposti a fare sacrifici, che non si fermano alle prime difficoltà e che non storcono la bocca davanti a proposte di attività meno intriganti e forse noiose (sistemare un archivio o una biblioteca, non è come lavorare con un delfino o una tartaruga, ma da noi si fa anche questo e anche questo è utile al nostro lavoro).
Ogni anno prendiamo, fra volontari e tirocinanti, circa 15 persone, fra le oltre 100 richieste che abbiamo. Anni fa ne prendevamo di più, per periodi più brevi, solo ed esclusivamente per dare a qualcuno in più la possibilità di fare questa esperienza. Lo facevamo a scapito del nostro lavoro e delle nostre energie. E ancora oggi seguire i volontari è un lavoro impegnativo e di cui sento forte la responsabilità. Li devo tenere attivi e coinvolti e a volte devo "inventarmi" qualcosa da fargli fare... nei momenti di stanca. A volte mi siedo anche con loro solo a fare due chiacchiere e mia accorgo che anche questi momenti sono importanti, per loro e per me.
E spero che alla fine della loro esperienza, ognuno di loro se ne vada con qualcosa di più di quando sono arrivati; non solo quello che hanno imparato, ma anche quello che hanno vissuto.
Io le ho risposto, dopo averle spigato come erano andate le cose con sua figlia, di non fare però l'errore di giudicare chi non conosce, e non parlavo di me. In effetti sono pochissimi, fra i tanti che ci chiedono di poter fare volontariato o un tirocinio, i ragazzi che vengono qui per un capriccio, "per accarezzare un delfino", e si riconoscono lontano un chilometro e non passano avanti proprio a nessuno.
Quelli che vedo invece quasi ogni giorno, che mi scrivono, che vengono a parlare con me, sono ragazzi motivati, che arrivano da ogni parte di Italia, disposti a fare sacrifici, che non si fermano alle prime difficoltà e che non storcono la bocca davanti a proposte di attività meno intriganti e forse noiose (sistemare un archivio o una biblioteca, non è come lavorare con un delfino o una tartaruga, ma da noi si fa anche questo e anche questo è utile al nostro lavoro).
Ogni anno prendiamo, fra volontari e tirocinanti, circa 15 persone, fra le oltre 100 richieste che abbiamo. Anni fa ne prendevamo di più, per periodi più brevi, solo ed esclusivamente per dare a qualcuno in più la possibilità di fare questa esperienza. Lo facevamo a scapito del nostro lavoro e delle nostre energie. E ancora oggi seguire i volontari è un lavoro impegnativo e di cui sento forte la responsabilità. Li devo tenere attivi e coinvolti e a volte devo "inventarmi" qualcosa da fargli fare... nei momenti di stanca. A volte mi siedo anche con loro solo a fare due chiacchiere e mia accorgo che anche questi momenti sono importanti, per loro e per me.
E spero che alla fine della loro esperienza, ognuno di loro se ne vada con qualcosa di più di quando sono arrivati; non solo quello che hanno imparato, ma anche quello che hanno vissuto.
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