
Io le ho risposto, dopo averle spigato come erano andate le cose con sua figlia, di non fare però l'errore di giudicare chi non conosce, e non parlavo di me. In effetti sono pochissimi, fra i tanti che ci chiedono di poter fare volontariato o un tirocinio, i ragazzi che vengono qui per un capriccio, "per accarezzare un delfino", e si riconoscono lontano un chilometro e non passano avanti proprio a nessuno.
Quelli che vedo invece quasi ogni giorno, che mi scrivono, che vengono a parlare con me, sono ragazzi motivati, che arrivano da ogni parte di Italia, disposti a fare sacrifici, che non si fermano alle prime difficoltà e che non storcono la bocca davanti a proposte di attività meno intriganti e forse noiose (sistemare un archivio o una biblioteca, non è come lavorare con un delfino o una tartaruga, ma da noi si fa anche questo e anche questo è utile al nostro lavoro).
Ogni anno prendiamo, fra volontari e tirocinanti, circa 15 persone, fra le oltre 100 richieste che abbiamo. Anni fa ne prendevamo di più, per periodi più brevi, solo ed esclusivamente per dare a qualcuno in più la possibilità di fare questa esperienza. Lo facevamo a scapito del nostro lavoro e delle nostre energie. E ancora oggi seguire i volontari è un lavoro impegnativo e di cui sento forte la responsabilità. Li devo tenere attivi e coinvolti e a volte devo "inventarmi" qualcosa da fargli fare... nei momenti di stanca. A volte mi siedo anche con loro solo a fare due chiacchiere e mia accorgo che anche questi momenti sono importanti, per loro e per me.
E spero che alla fine della loro esperienza, ognuno di loro se ne vada con qualcosa di più di quando sono arrivati; non solo quello che hanno imparato, ma anche quello che hanno vissuto.
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