Ormai da diversi mesi stiamo seguendo i viaggi in mare di alcune tartarughe marine rilasciate l’estate scorsa, con un trasmettitore sul dorso che, via satellite, ci comunica momento per momento la loro posizione (le potete vedere su seaturtle.org, nella pagina che vi si apre cliccate su "I accept" proprio in fondo). Questi dati fanno parte di uno studio più ampio sull’ecologia delle tartarughe marine in Adriatico, e permettono di capire qualcosa di più sulle loro abitudini e comportamenti. Può sembrare quasi superfluo questo tipo di studio, in quanto, essendo l’Adriatico un mare chiuso su tre lati, o questi animali restano qui oppure ovviamente se ne escono dall’unico passaggio possibile, cioè a sud. In realtà queste ricerche danno invece molte altre informazioni sulla biologia di questi animali: basta solo pensare al confronto fra la “rotta” tracciata e le temperature dell’acqua, o la direzione delle correnti, o la differenza di comportamento fra animali piccoli e grandi, e altro. Insomma, l’impiego di trasmettitori satellitari apre un campo di ricerca molto ampio e interessante.
Questi strumenti sono però relativamente giovani, e vengono utilizzati con frequenza solo da pochi anni, da quando cioè la tecnologia ha consentito di raggiungere due risultati fondamentali: la riduzione delle dimensioni (ora sono più piccoli di un pacchetto di sigarette) e l’abbassamento dei costi.
Ma gli spostamenti delle tartarughe in mare non sono invece una curiosità e un interesse così recente, e quindi prima dell’avvento di queste tecnologie si utilizzavano comunque strumenti per studiare le migrazioni delle tartarughe, sebbene molto più rudimentali: le targhette. Le targhette, o tags, possono essere di metallo o di plastica e vengono applicate alle zampe delle tartarughe pescate o spiaggiate, oppure alle femmine adulte che si spostano in spiaggia per deporre le uova. Se la tartaruga viene ritrovata, allora possiamo scoprire dove è finita. Quindi i tags danno informazioni molto semplici: dove è stata marcata, dove è stata ritrovata, quanto tempo è passato e di quanto, nel frattempo, la tartaruga è cresciuta (ammesso che venga misurata sia prima che dopo).
Ogni anno vengono marcate, in Mediterraneo, migliaia di tartarughe, e i ritrovamenti sono sull’ordine del 3-4 %. Uno sforzo enorme quindi, per un risultato tutto sommato limitato.
Abbiamo detto che uno dei momenti migliori per marcare le tartarughe è chiaramente quando queste escono per deporre le uova. In Grecia, che rappresenta il sito di deposizione più vicino all’Adriatico e il più importante del Mediterraneo, l’attività di marcatura è intensa. Negli ultimi anni sono state ben 35 le tartarughe trovate in Adriatico con targhette provenienti dalla Grecia. Di queste 27 sono state ripescate nelle acque croate, 2 in Montenegro e una in Slovenia. Questo è ovvio in quanto la corrente in Adriatico sale lungo le coste orientali (quindi dalla Grecia verso Albania, Montenegro e Dalmazia) e scende lungo le coste italiane. Le altre sono state ritrovate nel ravennate-ferrarese (4) e una a Cesenatico. Da notare che molti di questi ritrovamenti sono stati compiuti ad anni di distanza dal rilascio della tartaruga con due “record”: una tartaruga marcata nel 1996 a Kiparissia in Grecia e ritrovata nel 2004 a Porto Garibaldi e una marcata a Kifisa, sempre in Grecia, nel 1988 e ritrovata dopo nove anni, nel 1997, Punta Marina (RA).
Ci sono poi le tartarughe marcate in un programma di marcatura condotto dall’associazione Archè di Ferrara, in collaborazione con i pescatori di Porto Garibaldi (FE). Otto tartarughe di questo progetto sono state ritrovate, generalmente non troppo lontano dall’area di marcatura: Ravennate, Cesenatico, Rimini, Fano più due viaggi più lunghi: una a Roseto e una Porec, in Croazia.
Altri ritrovamenti interessanti sono quelli per esempio di una tartaruga marcata in Puglia e ritrovata ben cinque anni dopo a Cesenatico, e un esemplare marcato a Pirano e ritrovato cinque mesi dopo a Ravenna.
Come si vede una situazione molto fluida e anche difficile da indagare, ma ogni tartaruga ritrovata dopo essere stata marcata, aggiunge una microscopica tesserina al complesso puzzle della biologia di questi antichi Rettili marini.
Questi strumenti sono però relativamente giovani, e vengono utilizzati con frequenza solo da pochi anni, da quando cioè la tecnologia ha consentito di raggiungere due risultati fondamentali: la riduzione delle dimensioni (ora sono più piccoli di un pacchetto di sigarette) e l’abbassamento dei costi.
Ma gli spostamenti delle tartarughe in mare non sono invece una curiosità e un interesse così recente, e quindi prima dell’avvento di queste tecnologie si utilizzavano comunque strumenti per studiare le migrazioni delle tartarughe, sebbene molto più rudimentali: le targhette. Le targhette, o tags, possono essere di metallo o di plastica e vengono applicate alle zampe delle tartarughe pescate o spiaggiate, oppure alle femmine adulte che si spostano in spiaggia per deporre le uova. Se la tartaruga viene ritrovata, allora possiamo scoprire dove è finita. Quindi i tags danno informazioni molto semplici: dove è stata marcata, dove è stata ritrovata, quanto tempo è passato e di quanto, nel frattempo, la tartaruga è cresciuta (ammesso che venga misurata sia prima che dopo).
Ogni anno vengono marcate, in Mediterraneo, migliaia di tartarughe, e i ritrovamenti sono sull’ordine del 3-4 %. Uno sforzo enorme quindi, per un risultato tutto sommato limitato.
Abbiamo detto che uno dei momenti migliori per marcare le tartarughe è chiaramente quando queste escono per deporre le uova. In Grecia, che rappresenta il sito di deposizione più vicino all’Adriatico e il più importante del Mediterraneo, l’attività di marcatura è intensa. Negli ultimi anni sono state ben 35 le tartarughe trovate in Adriatico con targhette provenienti dalla Grecia. Di queste 27 sono state ripescate nelle acque croate, 2 in Montenegro e una in Slovenia. Questo è ovvio in quanto la corrente in Adriatico sale lungo le coste orientali (quindi dalla Grecia verso Albania, Montenegro e Dalmazia) e scende lungo le coste italiane. Le altre sono state ritrovate nel ravennate-ferrarese (4) e una a Cesenatico. Da notare che molti di questi ritrovamenti sono stati compiuti ad anni di distanza dal rilascio della tartaruga con due “record”: una tartaruga marcata nel 1996 a Kiparissia in Grecia e ritrovata nel 2004 a Porto Garibaldi e una marcata a Kifisa, sempre in Grecia, nel 1988 e ritrovata dopo nove anni, nel 1997, Punta Marina (RA).
Ci sono poi le tartarughe marcate in un programma di marcatura condotto dall’associazione Archè di Ferrara, in collaborazione con i pescatori di Porto Garibaldi (FE). Otto tartarughe di questo progetto sono state ritrovate, generalmente non troppo lontano dall’area di marcatura: Ravennate, Cesenatico, Rimini, Fano più due viaggi più lunghi: una a Roseto e una Porec, in Croazia.
Altri ritrovamenti interessanti sono quelli per esempio di una tartaruga marcata in Puglia e ritrovata ben cinque anni dopo a Cesenatico, e un esemplare marcato a Pirano e ritrovato cinque mesi dopo a Ravenna.
Come si vede una situazione molto fluida e anche difficile da indagare, ma ogni tartaruga ritrovata dopo essere stata marcata, aggiunge una microscopica tesserina al complesso puzzle della biologia di questi antichi Rettili marini.