Abbiamo già ricordato più volte come ci sia un’intensa frequentazione di tartarughe marine, della specie Caretta caretta, in Adriatico. Questo flusso continuo di Tartarughe comuni che giungono da sud, cioè da mari più caldi dove anche si riproducono, è rappresentato da una popolazione di individui, in genere giovani o molto giovani, che vengono in queste acque principalmente a nutrirsi.
L’Adriatico rappresenta quindi una cosiddetta feeding area, cioè un territorio di alimentazione. E’ noto infatti come soprattutto la parte settentrionale di questo mare, sia un sistema molto ricco di nutrienti, in buona parte grazie al Po, che danno origine a una catena alimentare molto ricca, delle quali approfittano molte specie.
Inoltre le Tartarughe comuni sono, per loro natura, una specie decisamente opportunista, il che significa in pratica che mangiano un po’ di tutto, e che si adattano facilmente al tipo di ambiente, e di prede, che trovano. Il loro becco, detto ranfoteca, robusto e tagliente, permette loro di nutrirsi di prede che variano moltissimo come dimensioni e come forma.
Come sappiamo cosa mangiano le tartarughe che frequentano l’Adriatico? Questo tipo di studi vengono condotti nella maniera forse più… logica. Cioè si analizzano i contenuti degli stomaci delle tartarughe pescate o trovate morte in spiaggia. Un tipo di ricerca magari scomoda, ma che dà importanti informazioni.
Non ci sono purtroppo molti studi pubblicati, in particolare proprio nel nostro mare. Ma, ad esempio, un lavoro pubblicato nel 2000 da ricercatori croati mostra risultati curiosi. Esso si basava sullo studio dei contenuti stomacali di solo quattro esemplari di tartarughe rinvenute spiaggiate.
Ebbene, i resti trovati negli stomaci di questi esemplari, si potevano dividere in ben dieci categorie di prede diverse, a dimostrazione proprio di una dieta veramente opportunista.
La preda maggiormente presente è rappresentata, forse a sorpresa, da ricci di mare. Essi costituivano addirittura i due terzi (67%) del peso dei contenuti stomacali. Evidentemente le spine appuntite di questi animali non sono un problema per la bocca robusta e l’esofago “rinforzato” delle tartarughe.
La seconda preda preferita erano spugne, fra le quali spiccava come quantità, la cosiddetta Arancia di mare. Anche in questo caso, avere un becco capace di grattare e scrostare le rocce si rivela un utile strumento. Altre prede trovate in misura minore comprendevano Crostacei (soprattutto paguri), policheti (cioè vermi), e lumache. Non mancavano anche alghe e rifiuti raccolti sul fondo.
E’ bene ricordare che questa dieta, ricavata da uno studio in acque croate, nel caso di una specie che mangia di tutto come la tartaruga comune, non è rappresentativa della specie. Studi compiuti in altri mari darebbero diete molto diverse. D’altra parte mentre in Adriatico questi animali possono scendere sul fondo e alimentarsi facilmente letteralmente pascolando, in acque profonde la dieta cambia radicalmente, fino ad arrivare a mangiare anche solo pesci, in acque dove il fondo non è a portata di bocca.
A dimostrazione di questo, uno studio condotto dalla Fondazione Cetacea in collaborazione con l’Università di Bologna, sede di Cesenatico, su Tartarughe sempre adriatiche ma di sponda italiana. L'analisi è appena iniziata ma già i primi risultati mostrano differenze con quanto trovato dai ricercatori croati. Nei nostri esemplari maggiormente rappresentati sono crostacei e molluschi, quindi sempre animali di fondo ma più comuni su fondali sabbiosi e non rocciosi.
Vedremo, col proseguire delle indagini, se il menù diverrà maggiormente ricco.
L’Adriatico rappresenta quindi una cosiddetta feeding area, cioè un territorio di alimentazione. E’ noto infatti come soprattutto la parte settentrionale di questo mare, sia un sistema molto ricco di nutrienti, in buona parte grazie al Po, che danno origine a una catena alimentare molto ricca, delle quali approfittano molte specie.
Inoltre le Tartarughe comuni sono, per loro natura, una specie decisamente opportunista, il che significa in pratica che mangiano un po’ di tutto, e che si adattano facilmente al tipo di ambiente, e di prede, che trovano. Il loro becco, detto ranfoteca, robusto e tagliente, permette loro di nutrirsi di prede che variano moltissimo come dimensioni e come forma.
Come sappiamo cosa mangiano le tartarughe che frequentano l’Adriatico? Questo tipo di studi vengono condotti nella maniera forse più… logica. Cioè si analizzano i contenuti degli stomaci delle tartarughe pescate o trovate morte in spiaggia. Un tipo di ricerca magari scomoda, ma che dà importanti informazioni.
Non ci sono purtroppo molti studi pubblicati, in particolare proprio nel nostro mare. Ma, ad esempio, un lavoro pubblicato nel 2000 da ricercatori croati mostra risultati curiosi. Esso si basava sullo studio dei contenuti stomacali di solo quattro esemplari di tartarughe rinvenute spiaggiate.
Ebbene, i resti trovati negli stomaci di questi esemplari, si potevano dividere in ben dieci categorie di prede diverse, a dimostrazione proprio di una dieta veramente opportunista.
La preda maggiormente presente è rappresentata, forse a sorpresa, da ricci di mare. Essi costituivano addirittura i due terzi (67%) del peso dei contenuti stomacali. Evidentemente le spine appuntite di questi animali non sono un problema per la bocca robusta e l’esofago “rinforzato” delle tartarughe.
La seconda preda preferita erano spugne, fra le quali spiccava come quantità, la cosiddetta Arancia di mare. Anche in questo caso, avere un becco capace di grattare e scrostare le rocce si rivela un utile strumento. Altre prede trovate in misura minore comprendevano Crostacei (soprattutto paguri), policheti (cioè vermi), e lumache. Non mancavano anche alghe e rifiuti raccolti sul fondo.
E’ bene ricordare che questa dieta, ricavata da uno studio in acque croate, nel caso di una specie che mangia di tutto come la tartaruga comune, non è rappresentativa della specie. Studi compiuti in altri mari darebbero diete molto diverse. D’altra parte mentre in Adriatico questi animali possono scendere sul fondo e alimentarsi facilmente letteralmente pascolando, in acque profonde la dieta cambia radicalmente, fino ad arrivare a mangiare anche solo pesci, in acque dove il fondo non è a portata di bocca.
A dimostrazione di questo, uno studio condotto dalla Fondazione Cetacea in collaborazione con l’Università di Bologna, sede di Cesenatico, su Tartarughe sempre adriatiche ma di sponda italiana. L'analisi è appena iniziata ma già i primi risultati mostrano differenze con quanto trovato dai ricercatori croati. Nei nostri esemplari maggiormente rappresentati sono crostacei e molluschi, quindi sempre animali di fondo ma più comuni su fondali sabbiosi e non rocciosi.
Vedremo, col proseguire delle indagini, se il menù diverrà maggiormente ricco.
Complimenti per i tuoi articoli ... ho letto un bel pò di cose che dopo tanti anni di mare non sapevo assolutamente ....
RispondiEliminaCiao
Miky
Oh mamma...e io che ero rimasta alla tartaruga di mia nonna che mangiava solo lattuga..:-) Mitiche queste tartarughe!Un bacio ragazzuoli!
RispondiEliminaComplimeti. Il tuo blog è molto interessante ed istruttivo.
RispondiEliminaTi aggiungo al miao blogroll.
ciao
Cerco delle info sulle tartarughe, mi affascinano, grazie per il tuo intervento
RispondiEliminaciao ^_^