Oggi, 21 agosto, andrà in onda su La7 alle 12,30 (e forse anche su RaiDue alle 10,30) un servizio sull'ultima liberazione di una tartaruga marina dal nostro Ospedale. Il ritorno in mare di Flora, così si chiama la tartaruga, è avvenuto il 13 agosto, ma la tv a volte ha tempi lunghi.
Sono andato a rifarmi un po' di calcoli ed ho visto, con mio stesso grande stupore, che questa era la 141esima tartaruga che tornava in mare, da quando lavoro alla Fondazione Cetacea. Ho assitito a quasi tutti questi rilasci, credo di averne persi non più di una decina.
Non mi immaginavo davvero fossero così tante le volte che ho visto allontanarsi per l'ultima volta una tartaruga dalle nostre mani.
Ogni volta sono due le emozioni che prevalgono, almeno per me: la soddisfazione di avere "chiuso un cerchio", di avere compiuto un lavoro. Recupero, cura, rilascio: il cerchio si chiude, anche se quello che ci sta in mezzo può essere molto diverso. Ogni tartaruga ha la sua storia.
La seconda senzazione che provo è quella animata dalla curiosità. Ogni volta vorrei, almeno per un minuto, a distanza di qualche giorno, trasformarmi in un pescetto e poter andare lì, dove nuota la tartaruga, e vedere dov'è, cosa fa, come nuota. Le tartarughe che vedo qua in vasca di ospedalizzazione non sono delle "vere" tartarughe, costrette in acque basse e in vasche per forza di cosa limitate. Le tartarughe in mare sono tutt'altra cosa, padrone del loro spazio e del loro tempo. Chissà, forse per qualche minuto (quando non passa nessuna barca, non si sente il rumore di nessun motore o di nessun "lavoro in corso", non si vedono reti da pesca, nè lunghe file di ami appesi), forse allora, almeno per un po' possono anche dimenticarsi che esiste l'uomo.
Ecco i due servizi TG:
Sono andato a rifarmi un po' di calcoli ed ho visto, con mio stesso grande stupore, che questa era la 141esima tartaruga che tornava in mare, da quando lavoro alla Fondazione Cetacea. Ho assitito a quasi tutti questi rilasci, credo di averne persi non più di una decina.
Non mi immaginavo davvero fossero così tante le volte che ho visto allontanarsi per l'ultima volta una tartaruga dalle nostre mani.
Ogni volta sono due le emozioni che prevalgono, almeno per me: la soddisfazione di avere "chiuso un cerchio", di avere compiuto un lavoro. Recupero, cura, rilascio: il cerchio si chiude, anche se quello che ci sta in mezzo può essere molto diverso. Ogni tartaruga ha la sua storia.
La seconda senzazione che provo è quella animata dalla curiosità. Ogni volta vorrei, almeno per un minuto, a distanza di qualche giorno, trasformarmi in un pescetto e poter andare lì, dove nuota la tartaruga, e vedere dov'è, cosa fa, come nuota. Le tartarughe che vedo qua in vasca di ospedalizzazione non sono delle "vere" tartarughe, costrette in acque basse e in vasche per forza di cosa limitate. Le tartarughe in mare sono tutt'altra cosa, padrone del loro spazio e del loro tempo. Chissà, forse per qualche minuto (quando non passa nessuna barca, non si sente il rumore di nessun motore o di nessun "lavoro in corso", non si vedono reti da pesca, nè lunghe file di ami appesi), forse allora, almeno per un po' possono anche dimenticarsi che esiste l'uomo.
Ecco i due servizi TG:
Eccezionale! posso solo immaginare la soddisfazione e l'emozione che si possa assaporare in momenti del genere...vi ammiro e vi stimo moltissimo per l'impegno e la cura che dimostrate ogni giorno nonostante le varie difficoltà...un giorno spero davvero con tutto il cuore di poter salvaguardare l'ambiente marino(e non)proprio come voi...beh la grinta certo non manca, e anche se nessuno crede nelle mie possibilità io mi batterò fino alla fine per dimostrare che anch'io posso farcela e dare una mano concreta alla tanto amata natura! by mary
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