L'altro giorno ero in una scuola superiore e stavo parlando di squali. In particolare ero arrivato alla parte della conservazione. Come al solito ho iniziato a elencare i problemi e le minacce che gli squali stanno affrontando (e perdendo) in tutto il mondo. E come al solito vedevo le facce di questi ragazzi di 16-17 anni cambiare, rabbuiarsi. In poco tempo avevo di nuovo tutta la loro attenzione (ma con gli squali è troppo facile...) mentre scendevano con me nell'abisso dello scempio che si sta compiendo. L'overfishing, le catture accidentali e poi giù giù fino al finning.
A un certo punto un ragazzo mi ha chiesto così di punto un bianco se anche l'uomo non potesse prima o poi estinguersi, e magari proprio per sua stessa colpa. Me lo chiedeva come se avesse realizzato all'improvviso un qualcosa che dovrebbe essere evidente a tutti e nell'ordine delle cose. Questo atteggiamento è figlio del pensiero che il mondo "è qui per noi, a nostra disposizione". Tantissimi, molti consciamente, altri meno, lo pensano.
Non credo sia così, spiacente. Credo che siamo una specie fra le tante. Sottoposta alle stesse leggi naturali. Vedo la nostra intelligenza, la nostra razionalità, la capacità di astrazione come risultati di un'evoluzione che ci ha permesso di adattarci a un certo tipo di ambiente. Caratteristiche adattative, niente più. Come la coda prensile di alcune scimmie e le ampolle del Lorenzini degli squali, o il biosonar dei delfini.
Queste caratteristiche ci rendono solo maggiormente adattabili a molti diversi ambienti. Da qui la nostra espansione. Non dono o pre-scelta, ma evoluzione.
Finchè il nostro macro-ecosistema ci sosterrà, saremo qua. Dopodichè, potremmo non esserci più. Senza che questo debba mimimamente sconvolgere ogni altra forma vivente sopravvissuta perchè meglio adattata.
Non credo sia così, spiacente. Credo che siamo una specie fra le tante. Sottoposta alle stesse leggi naturali. Vedo la nostra intelligenza, la nostra razionalità, la capacità di astrazione come risultati di un'evoluzione che ci ha permesso di adattarci a un certo tipo di ambiente. Caratteristiche adattative, niente più. Come la coda prensile di alcune scimmie e le ampolle del Lorenzini degli squali, o il biosonar dei delfini.
Queste caratteristiche ci rendono solo maggiormente adattabili a molti diversi ambienti. Da qui la nostra espansione. Non dono o pre-scelta, ma evoluzione.
Finchè il nostro macro-ecosistema ci sosterrà, saremo qua. Dopodichè, potremmo non esserci più. Senza che questo debba mimimamente sconvolgere ogni altra forma vivente sopravvissuta perchè meglio adattata.
Sai Marco,la penso esattamente come te ma per tante persone non è così. La gente ha una percezione dell'uomo che lo pone al di sopra degli schemi della natura. Si pensa, in qualche modo, che lui sia invincibile perchè dotato di caraterristiche che gli garantiscono la sopravvivenza. Non siamo abituati a vedere la natura come un'nsieme di vita interdipendente. Credo sia anche o forse principalmente per questa ragione che la minaccia di estinzione per le tante specie che popolano la terra tocchi la gente fino ad un certo punto. Non concepiscono che se si toglie qualcosa all'habitat anche noi verremmo privati di elementi fondamentali per la nostra vita. Quindi l'estinzione di un animale rimane un evento circoscritto che non interessa la nostra specie. Questo è un problema di educazione, è un argomento che a scuola deve essere trattato. Quando si parla di riscaldamento globale, di inquinamento e di estinzione ci si dovrebbe chiedere:
RispondiEliminaquali effetti ricadranno sull'uomo? Forse,allora avremmo dato alle future generazioni gli strumenti necessari per porre rimedio a questa valanga di problemi.
un saluto a tutti
Christina