Esce in questi giorni in Italia, edito da Feltrinelli, il DVD del film “The cove” ormai celebre per avere vinto il premio oscar come migliore documentario. Il film esce in confezione assieme al libro “Il lamento del mare” di Caterina D’Amico, libro che in verità non so come sia nè di cosa parli.
Di cosa parla il documentario invece è noto, e potete leggerlo qua, visto che ne ho già parlato.
A quanto pare anche in Italia l’uscita del film provoca un’onda di commenti, articoli e in definitiva riflessioni. In un commento a un altro post, un lettore mi segnala questo articolo su Il fatto quotidiano.
E quasi inevitabilmente si finisce anche per puntare il dito sulla questione dei delfini in cattività. E dico inevitabilmente perchè una (buona) parte della scandalo di quello che succede in quella baia giapponese, è proprio legato all’industria dei delfinari, dal momento che, prima che cominci il massacro, i delfinari stessi scelgono e prelevano dall’acqua gli animali che andranno a riempire le loro vasche.
Un articolo che mi è capitato sotto agli occhi è sul Venerdì di Repubblica, un testo duro e deciso di Giuliano Aluffi che senza mezzi termini condanna, dati alla mano, l’industria degli show dei delfini. Il testo è un insieme di dati, pareri, pubblicazioni (alcune cose non sono nuovissime, non che questo significhi che sono meno valide) e insomma il quadro completo è quello triste di una attività che, per meri scopi commerciali, costringe e sacrifica creature delle quali scopriamo, sempre più, le straordinarie capacità cognitive e le complesse caratteristiche sociali e comportamentali.
Un altro articolo lo aspettavo, perchè sapevo che sarebbe uscito, in quanto chi l’ha scritto, Gabriele Salari, mi ha contattato per telefono per un parere sul film e… dintorni. L’articolo lo trovate su Famiglia Cristiana di questa settimana alle pagine 22 e 23. Al telefono con Salari abbiamo parlato del film, e poi anche della cattività. Il “condensato” di quanto gli ho raccontato è in un box che titola “I delfinari? Meritori ma superati” (il titolo non è mio). Il testo:
Ogni tanto nascono dei delfini in cattività, ma sono ancora troppi gli animali che nel mondo continuano ad essere prelevati in natura, nonostante in molti paesi la loro importazione sia vietata dalla Convenzione di Washington. Senza contare i molti animali che muoiono durante il trasporto.>
Ho già scritto qua quanto la mia idea sui delfinari e sulla cattività sia cambiata negli ultimi anni, e non a caso recentemente ho anche firmato questa “Dichiarazione dei diritti dei Cetacei”. Cosa che invito anche voi a fare.
Caro Marco, letto il tuo precedente post sui delfinari e naturalmente un OK pieno per la dichiarazione sui diritti dei cetacei.
RispondiEliminaTi chiedo: oggi sappiamo che le nascite nei delfinari/parchi acquatici non riescono a creare un circuito di auto-sostentamento (pessimo termine...) ma, magari in un prossimo futuro, e benché tali nascite restino eticamente segnate da un atto violento iniziale, si potrà, secondo te, ragionevolmente arrivare a costituire un rimpiazzo sufficiente alle catture? Tralascio volutamente le considerazioni sui risvolti scientifici, educativi o economici della questione. Veri o presunti.
Manuel
Come sempre trovo i tuoi post interessanti (anche quello sulle tartarughe liuto mi è piaciuto molto)e condivido in pieno la tua posizione.
RispondiEliminaSono andata a firmare anche io per la dichiarazione dei diritti dei cetacei, che cercherò anche di diffondere.
Ho appena acquistato online il tuo libro (finalmente, era ora!) non vedo l'ora che mi arrivi...
spero che le cose per la Fondazione si mettano presto a marciare su una strada un po' più in discesa.
A presto e buon lavoro
@Manuel: sì,penso ci si arriverà, ma questa nuova generazione di delfini "da vasca" mi intristisce, perchè avranno un unico scopo, fare reddito.
RispondiElimina@Valeria (o Marco?): grazie per la fedeltà e per avere comprato il libro. Un secondo libro è in giro per editori... Speriamo trovi chi lo apprezza...
Sona Valeria, la scibacchina ufficiale della Filibusta. E' un piacere seguirti Marco, davvero.
RispondiEliminaIn barca non abbiamo la tv, per scelta, ma in questi giorni sono a Salerno, la mia città di origine, a casa di mia mamma che ha Sky, dunque stasera potrò vedere The Cove su Current; per una volta sono contenta di poter utilizzare in modo costruttivo questo apparecchio (TV) che non amo affatto.
Quanto al tuo libro in cerca di editore, incorcio le dita e aspetto fiduciosa.
Pensavamo, ieri, di venire a trovarvi alla Fondazione: dopo aver intravisto l'insegna che però è poco visibile. Uno di questi giorni speriamo di fare un salto...
RispondiEliminaE - ovviamente - non potrebbe essere che il comune pensi di dare a FC il vecchio edificio dell'istituto artistico Fellini? Essendo un'ottima idea c'è da dubitarne la messa in opera ma la posizione sarebbe ideale e certamente pure l'utilizzo.
Manuel
Il filmato è davvero impressionante. C'è da dubitare che quella gente faccia parte della razza umana...
RispondiEliminaMarcello