venerdì 10 dicembre 2010

Squali in Egitto, allarmismi in Italia

Ho seguito, con non troppa attenzione, la vicenda dei ripetuti attacchi di squalo a Sharm el-Sheikh, culminati poi nella morte di una turista tedesca, domenica scorsa. Lunedì mi ha cercato con insistenza la radio Svizzera per un'intervista sull'accaduto ma stavo facendo una lezione sulle tartarughe marine all'Università di Ferrara e così il contatto non c'è stato. La sera poi sono andato leggermi cos'era successo. Un resoconto lo trovate qui.

Nei giorni seguenti ho seguito lo scambio di messaggi sulla lista Elasmo-L, dove si parlava anche della spedizione di un gruppo di scienziati per valutare l'accaduto. In effetti la situazione è particolare, perchè prima dell'attacco fatale c'erano stati altri attacchi, questa volta non mortali, nei giorni immediatamente precedenti.

Le autorità locali avevano vietato la balneazione, per poi riaprirla sabato. Domenica, la morte della signora tedesca. A quanto pare, il responsabile dei primi attacchi pare essere un mako (quello nella foto), mentre quello mortale è stato causato da un longimano, non a caso considerato uno dei più pericolosi.

Non so, se avessi fatto l'intervista alla radio, cosa avrei potuto dire. Le solite cose, immagino: impossibile stabilire le cause di questi eventi ripetuti e ravvicinati. Inutile la caccia allo squalo che si è scatenata in Egitto, l'eventualità di un attacco di squalo verso una persona resta davvero remota, i veri predatori siamo noi, ecc. ecc

Dopo qualche giorno poi mi trovo a leggere questo articolo. Rimango sconcertato dalla faccia tosta di questi signori che “cavalcano la notizia” per i loro interessi. In questo momento immagino siano a Sharm, dove nessuno però ha richiesto il loro intervento...

Nell'articolo ci sono alcuni passaggi che sarebbero ridicoli se non fossero invece chiaramente in malafede. Dicono che vanno laggiù perchè è “Un modo per studiare il fenomeno prima che si verifichi nel Mediterraneo e, peggio ancora, fino al nostro Adriatico e magari a ridosso delle nostre spiagge.” Come può quello che è successo a Sharm essere d'aiuto a prevenire un problema che nemmeno esiste? Cosa c'entra l'Adriatico?
E poi ancora: “Mi chiedo cosa stia facendo il Governo italiano a riguardo, visto che negli ultimi due anni sono entrate nel Mediterraneo molte specie di acque tropicali; spero che non si debba aspettare in Italia quello che sta succedendo in Mar Rosso.“ Io spero che il governo italiano abbia altro a cui pensare. E cosa dovrebbe mai fare? Una bella battuta di caccia allo squalo? Prevenire è meglio che curare?

Quello che è successo a Sharm va studiato perchè è un evento fuori dal comune (non l'attacco in sé, ma il ripetersi degli attacchi), per evitare altre fatalità, e magari evitare una sconsiderata caccia a qualunque squalo. Tutto qui. Per il resto, gli squali hanno già abbastanza problemi di conservazione, perchè dementi allarmismi debbano aggravarne la situazione.

3 commenti:

  1. Letta la dichiarazione del cosiddetto esperto veneto: assolutamente idiota.

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  2. Sarò sincera, non mi sorprende più di tanto.
    Come sempre, per i più, è sempre più comodo, proprio come ha detto lei, "cavalcare la notizia".
    Mi chiedo cosa accadrà quando in un futuro ( non troppo lontano, andando di questo passo ) la notizia sarà:
    "Presunto avvistamento di squalo in Mediterraneo! Esistono ancora?".

    Marco, sono perfettamente d'accordo con il suo scritto, sempre puntuale, preciso ed istruttivo.
    Grazie.

    Francesca.

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  3. Innanzi tutto, se mi vuoi morta, guarda che ci son metodi più veloci ed indolori che non uccidermi a suon di fotografie di squali!!! Scusa, ma lo sai che questi animali mi terrorizzano anche solo in foto...
    Ciò detto, ribadisco comunque quanto scritto ormai anni fa circa il terrore ed il buon senso ed invito anche a leggere la lettera che uno scienziato ha inviato ad alcune redazioni giornalistiche per tentare di far chiarezza e fermare un'inutile mattanza: ecco il link.

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