Durante quel drammatico evento, alcuni ricercatori dell'
Istituto Tethys si recarono sulla spiaggia alla Foce del Varano, e con lodevole prontezza pensarono di andare in giro in mezzo alla tanta gente che era accorsa ad assistere al triste spettacolo, e cominciarono a fare interviste.
E chiedevano cose come “secondo voi, perchè si sono spiaggiati?”, e anche “cosa si dovrebbe fare con i capodogli ancora vivi?”. E poi “quali sensazioni provate per questi animali?”
Riassumo brevemente le risposte, perchè pur essendo interessanti, non sono queste il “succo” di quello che infine dice l'articolo e di quello che voglio dire qui:
- alla domanda sulle cause di spiaggiamento le risposte sono state molto varie, ma il 44% ipotizzava cause legate all'uomo, mentre circa il 22% optava per cause naturali;
- alla richiesta su cosa fare con gli animali vivi, il 69,5% affermava che si sarebbe dovuto tentare di salvarli (suggerendo una ampia varietà di modi), il 20% che non si sarebbero potuti salvare, e il 10% non sapeva cosa rispondere. Due persone, fra questo 10%, aggiunse poi che si sarebbe dovuto praticare l'eutanasia (e sul fatto che solo 2 persone su 118 intervistate, ci abbiano pensato, nonostante l'evidente situazione di sofferenza degli animali, si potrebbe scrivere un altro post...);
- infine i sentimenti provati al cospetto degli animali spiaggiati, erano, per il 68,6% di compassione (tristezza, dispiacere, pena, sconcerto...), solo il 4% dichiarava sentimenti non compassionevoli (fatalismo, disgusto, nessun sentimento), mentre oltre il 20% mostrava sensazioni non identificabili chiaramente in una categoria o in un altra (stupore, impotenza...).
Ed è proprio su quest'ultimo punto che la trattazione si fa molto interessante. Gli autori infatti si sono presi la briga di andare a cercare le reazioni della gente anche nei documenti storici di altri spiaggiamenti di capodogli (e da qui nasce poi anche l'altro articolo sugli eventi storici in Adriatico).
Ebbene, tre–quattro secoli fa, i Cetacei - soprattutto i grandi Cetacei - erano visti come creature mostruose, aggressive e pericolose. Non mancava inoltre una visione più opportunistica: la risorsa di carne e soprattutto di olio che un animale di quelle fattezze rappresentava, non passava certo inosservata.
Altre descrizioni ne fanno una bestia mitologica, una forza della natura da combattere e vincere. E' per questi motivi che, in tutti i racconti di spiaggiamenti di capodogli vivi, fino a più o meno trent'anni fa, la regola è l'uccisione dell'animale. Si immagina senza troppi ripensamenti o esitazioni. E lascio a voi la lettura dei resoconti di queste uccisioni: arpioni, pistole, fucili, esplosivi... Anche le foto parlano chiaro. Quello che vediamo nelle illustrazioni sono persone in posa di fianco o spesso sopra alla bestia sconfitta e senza vita. Un segno di dominanza, di forza, quando non di spregio, e forse, anche un gesto liberatorio, scongiurata la paura del grande mostro.
Ma dopo il 1980, a partire in realtà dallo spiaggiamento di Silvi Marina del 1984, alla voce “risposta allo spiaggiamento” non troviamo più killed (ucciso) ma “tentativo di recupero”. In questo caso l'evento viene molto seguito dai media, e si parla dell'animale in toni molto diversi (bello e intelligente) e alla fine c'è tristezza per la morte del “re del mare”.
Dunque, nei primi decenni della seconda metà del secolo scorso, qualcosa è cambiato. Le ricerche, gli studi, che negli anni '70/'80 cominciano a diventare corposi, e che mostrano questi animali come intelligenti e con comportamenti molto complessi, fanno evidentemente breccia nel cuore e nel sentire della gente. Le televisioni raggiungono sempre più persone e i documentari e le informazioni cambiano la percezione, almeno per questi giganti gentili. Le campagne per la difesa dell'ambiente e per i diritti degli animali fanno il resto.
Dunque, in definitiva, sembra che un buon risultato sia stato raggiunto, e peccato che quasi si perda nella miriade di altre cose che invece non siamo riusciti a cambiare. E quanti altri animali, pensate solo ai pesci, tanto per restare in mare, vengono ogni giorno spazzati via senza remore e rimorsi, per consumo, per errore o per divertimento? Quanto ci vorrà prima che la nostra percezione di TUTTI gli altri coinquilini di questo pianeta ci conduca a dare loro il rispetto e la dignità che sarebbero la base per ogni valida politica di sostenibilità?
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