Lunedì scorso, il 17 ottobre, ho partecipato alla prima riunione del progetto Lifeshark. Un progetto, interamente dedicato agli squali e ai loro parenti più stretti, razze e trigoni, finanziato con fondi della Comunità Europea, e con il cofinanziamento, tra l’altro, del Ministero dell’Ambiente.
I fondi fanno parte dei bandi Life, e questo è il primo progetto Life mai approvato e finanziato sugli squali. Una bella novità davvero.
Sharklife contiene azioni molto importanti e alcune veramente innovative. Ad esempio la sperimentazione di strumenti che, applicati alle reti da posta, cioè quelle lasciate fisse in mare e non controllate continuamente dal pescatore, possano avvisare con un segnale via radio della presenza di uno squalo elefante impigliato (ma ci si immagina che possa funzionare anche per altre specie, come le tartarughe marine).
Poi si promuoverà la diffusione degli ami circolari, invece che quelli più diffusi a forma di U, perchè consentono di abbassare notevolmente il numero di Trigoni viola (e di tartarughe marine) che vi restano allamati. Tutta una parte sarà rivolta ai pescatori sportivi e alla promozione e diffusione della pratica del “tag and release”: cioè gli squali catturati durante le gare di pesca sportive devono necessariamente essere rilasciati, possibilmente dopo essere stati marcati.
Verrà anche redatto il piano di azione nazionale per la conservazione degli squali e molte iniziative sono rivolte all’educazione e alla sensibilizzazione.
Fondazione Cetacea è, insieme a molti altri enti, partner del progetto, il quale durerà fino alla fine del 2014.
Un ottimo segnale e un bel messaggio a favore dei più bistrattati e ignorati fra i signori del mare.
Ottima cosa davvero. Nonostante la mia arcinota fobia per gli squali, rimango convinta che queste creature vadano protette e tutelate come tutte le altre presenti sul pianeta. Tant'è che, nonostante la paura, ho persino scritto un post per la Settimana Europea degli Squali...
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