Oggi, uno scarno comunicato del parco Oltremare, comunica che Mary G. è morta.
Cinque giorni fa, lo stesso parco - sollecitato da numerose persone su Facebook che, su mio suggerimento, chiedevano notizia sulla bacheca del parco - dichiarava che "Mary G oggi è stata vista da tutti i circa 3000 visitatori del Parco giocare e nuotare insieme ai Tursiopi, così come avviene quotidianamente in tutti i periodi di apertura del Parco. Il suo stato di salute è da sempre monitorato con estrema attenzione e sotto controllo delle Autorità competenti". Ne avevo scritto tre giorni fa, in questo post dove trovate il comunicato intero.
Che dire? E' difficile mettere in ordine i pensieri, così, a caldo. Quello di cui sono sicuro è che da questa storia abbiamo tutti molto da imparare. Verrà il momento di mettere in fila le responsabilità, e ci sarà il momento anche delle riflessioni.
Ho vissuto 15 anni di interventi su delfini in difficoltà, da quelli pioneristici del tipo "ci proviamo in ogni caso", al cambiamento degli ultimi anni, con maggiori competenze ed esperienze, e spesso, non sempre, con un approccio più professionale che possa valutare diverse opzioni (rilascio immediato, ospedalizzazione, eutanasia). Le cose, con molta difficoltà, pare stiano un po' cambiando; presto (sono già pronte, ma non ufficiali) usciranno le Linee guida ministeriali per gli interventi sui Cetacei spiaggiati vivi.
Di questi 7 anni con Mary G., e non solo della sua triste fine, bisogna fare tesoro, rivalutare certe scelte e posizioni (tecniche e etiche). Mary è stata, in qualche modo, l'ispiratrice di alcuni dei cambiamenti che io vedo in corso, ma anche la "vittima" della lentezza con cui avvengono.
La determinazione degli uomini le avevo regalato una nuova vita, ma era una vita fra quattro mura. Avevano, avevamo, preso una decisione terribile, per evitare la fine, forse altrettanto terribile, che la natura le aveva riservato.
Forse, per certi versi, è stata presa in mezzo in qualcosa più grande di lei.
Era entrata nel cuore di molte persone, e tanti oggi ne sentiranno la mancanza.
Cinque giorni fa, lo stesso parco - sollecitato da numerose persone su Facebook che, su mio suggerimento, chiedevano notizia sulla bacheca del parco - dichiarava che "Mary G oggi è stata vista da tutti i circa 3000 visitatori del Parco giocare e nuotare insieme ai Tursiopi, così come avviene quotidianamente in tutti i periodi di apertura del Parco. Il suo stato di salute è da sempre monitorato con estrema attenzione e sotto controllo delle Autorità competenti". Ne avevo scritto tre giorni fa, in questo post dove trovate il comunicato intero.
Che dire? E' difficile mettere in ordine i pensieri, così, a caldo. Quello di cui sono sicuro è che da questa storia abbiamo tutti molto da imparare. Verrà il momento di mettere in fila le responsabilità, e ci sarà il momento anche delle riflessioni.
Ho vissuto 15 anni di interventi su delfini in difficoltà, da quelli pioneristici del tipo "ci proviamo in ogni caso", al cambiamento degli ultimi anni, con maggiori competenze ed esperienze, e spesso, non sempre, con un approccio più professionale che possa valutare diverse opzioni (rilascio immediato, ospedalizzazione, eutanasia). Le cose, con molta difficoltà, pare stiano un po' cambiando; presto (sono già pronte, ma non ufficiali) usciranno le Linee guida ministeriali per gli interventi sui Cetacei spiaggiati vivi.
Di questi 7 anni con Mary G., e non solo della sua triste fine, bisogna fare tesoro, rivalutare certe scelte e posizioni (tecniche e etiche). Mary è stata, in qualche modo, l'ispiratrice di alcuni dei cambiamenti che io vedo in corso, ma anche la "vittima" della lentezza con cui avvengono.
La determinazione degli uomini le avevo regalato una nuova vita, ma era una vita fra quattro mura. Avevano, avevamo, preso una decisione terribile, per evitare la fine, forse altrettanto terribile, che la natura le aveva riservato.
Forse, per certi versi, è stata presa in mezzo in qualcosa più grande di lei.
Era entrata nel cuore di molte persone, e tanti oggi ne sentiranno la mancanza.