mercoledì 18 luglio 2012

Tonni adriatici all'ingrasso

Domenica 15 luglio, un gruppo ambientalista chiamato The Black Fish ha liberato, tagliando le reti dei recinti in mare, centinaia di tonni rossi (Thunnus thynnus). E' successo sotto casa nostra, in Adriatico, al largo di Ugljan, in Croazia. L'atto in sé è discutibile, ma non è esattamente di questo che voglio parlare.
Gli allevamenti di tonno rosso in Croazia sono fra i più grandi al mondo, e sono di proprietà di una compagnia statunitense che si chiama Umami Sustainable Seafood. La Umami fattura ogni anno, con il commercio dei tonni, 54 milioni di dollari.

Attenzione però quando si parla di allevamenti di tonni. Il termine allevamento può trarre in inganno: i tonni che si trovano nei recinti sono tonni comunque catturati in mare. I tonni vengono pescati ancora piccoli, portati nei recinti e messi all'ingrasso. Questo anche se la compagnia dichiara di avere "una popolazione di riproduttori che ha generato nel 2009, 2010 e 2011". Ma i tonni li pescano, li pescano eccome.
I recinti non sono allevamenti, ma fabbriche di carne di tonno: pesci che raggiungono il peso commerciale molto prima, grazie all'abbondante cibo. Cibo costituito da tonnellate di pesce, anche questo pescato in mare. Sul sito della Umami, già nella homepage leggete "I tonni della Umami vengono nutriti 6 giorni alla settimana, con piccoli pesci pelagici - la stessa dieta che hanno in natura". Cibo concentrato in recinti strapieni di tonni, che poi produce scarti (feci e cibo non mangiato) a concentrazioni elevate, che escono dai recinti attraverso le reti, e inquinano anche pesantemente le zone degli allevamenti. Zone che la stessa Umami definisce "pristine", cioè incontaminate, pure. Inoltre, la pesca di piccoli pesci da usare come cibo per l'acquacoltura, è già di per se motivo di preoccupazione per la salute degli stock di questi pesci.

Eppure la Umami ci tiene a mostrarsi sostenibile, già dal nome: Sustainable Seafood. C'è persino una pagina dedicata alla sostenibilità e che si intitola: mantenere floridi gli stock di tonno rosso. Come se i tonni non li pescassero. "L'unica strada percorribile per una società che si basa su doni della natura, è quella di un uso sostenibile delle risorse", dichiarano. Eppure la Black Fish accusa la Umami di essere una dei maggiori responsabili del declino del tonno rosso in Mediterraneo.

L'ICCAT (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas, cioè l'organizzazione inter-governativa che si occupa della conservazione del tonno atlantico e dei mari adiacenti) ha stabilito che non possono essere pescati tonni inferiori ai 30 kg (quindi comunque abbastanza piccoli), ma questa norma prevede però alcune eccezioni, e una dice che i tonni pescati in Adriatico "destinati agli allevamenti", possano essere pescati anche più piccoli, con un minimo di 8 kg. Un disastro. Questi sono animali che non hanno mai avuto la possibilità di riprodursi. Ecco perché l'attacco proprio alla Croazia, in Adriatico.

A proposito, si stima che più del 90% della popolazione atlantica di tonno rosso è ormai stata distrutta.

3 commenti:

  1. Alla fine degli anni 80 ero un bambino interessato al mare e ai pesci. Ogni fine settimana d'estate nel tardo pomeriggio andavo al porto per vedere le barche "sportive" che praticavano pesca d'altura rientrare con i loro trofei. Alcuni portavano a terra anche 2 di questi tonni che arrivavano a pesare sino a 3 quintali l'uno, accompagnati da qualche maestoso esemplare di squalo volpe che finiva in discarica. Tutto questo non accade più da diversi anni per colpa di queste persone e della pesca intensiva "professionale". L'unica soluzione che può salvare il tonno rosso gigante e tutte le altre specie che ancora popolano il pianeta terra dall'estinzione è l'estinzione della specie "homo sapiens". Non ci sono altre soluzioni. Alla maggior parte della gente non gliene frega un bel niente dell'ambiente e della conservazione delle specie; l'unica cosa che davvero conta è fare i soldi a discapito di tutto e di tutti, consumare a più non posso riempendo le case di valanghe di oggetti totalmente inutili e mettersi in mostra.

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  2. Federico, triste commento, ma sottoscrivo ogni parola. Grazie.

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  3. Siamo una specie come le altre e ci stiamo avvicinando di corsa all'autodistruzione. Succede con le colonie batteriche. Purtroppo succederà anche con l'uomo.
    Salvatore

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