Con il termine di solitary dolphin viene di solito inteso un delfino che ha pochissimi o nulli rapporti con altri conspecifici, e che regolarmente si avvicina agli esseri umani, spesso includendo contatti e comportamenti sociali, sessuali o di gioco.
Di solito all’inizio si ha la presenza di un delfino in una zona poco frequentata da altri delfini e invece regolarmente frequentata dall’uomo, al quale l’animale gradualmente si abitua. Questa assuefazione può poi evolvere nel delfino che reindirizza i suoi comportamenti sociali verso esseri umani.
E’ difficile comprendere o valutare cosa il delfino tragga da questo rapporto con una specie diversa dalla sua. Eppure in molte situazioni è risultato evidente come il delfino cercasse attivamente l’interazione con le persone. Non sempre, anzi quasi mai, questo porta buone conseguenze per l’animale. Molti delfini solitari finiscono feriti o uccisi, per caso o no.
Nel mondo pare che il fenomeno dei delfini socievoli e solitari sia in aumento, e ad oggi si contano ormai una settantina di casi del genere, alcuni anche molto famosi, con migliaia di persone accorse nel tempo a vedere e a giocare con questi animali.
In Adriatico è famosissimo il caso del delfino Filippo, vissuto per anni nel porto di Manfredonia, ma spulciando nei documenti si trova anche la storia della delfina Jotsa. Nell’attuale Montenegro le bocche di Cattaro (Kotor), un'articolata serie di profondi bacini perfettamente riparati dal mare aperto, costituiscono il più grande porto naturale del mar Adriatico e ricordano vagamente, per la loro forma frastagliata, i fiordi norvegesi.
In questa baia viveva abbastanza stabilmente un gruppo di delfini, negli anni 70-80 che pare fossero poi stati allontanati a fucilate dai pescatori locali. Dai piccoli di questo gruppo proveniva la delfina Jotsa, che a partire dal 1988 cominciò a frequentare questa baia, e divenne ben presto avvezza agli esseri umani. Presto divenne “famosa” nell’area e i bambini impararono a chiamarla, battendo dei colpi sullo scafo di una barca. Jotsa non fu mai veramente una delfina solitaria, nel senso che non lasciò mai il suo gruppo di delfini, ma quando lei si avvicinava per interagire con gli esseri umani, loro restavano a guardarla da lontano. Pian piano permise alle persone sulle barche di avvicinarsi sempre più, al punto di farsi grattare con sommo piacere la pancia!
Nel 1990 all’improvviso scomparve, salvo riapparire qualche mese dopo in compagnia di un cucciolo, il suo. Nel 1991 due ricercatori francesi arrivarono nella ex-Yugoslavia per vedere e nuotare con Jotsa. Erano un ragazzo e una ragazza, e riportarono in un articolo la loro strana esperienza. Quando furono in acqua con la delfina, questa divenne ben presto aggressiva con la ragazza che fuggì dall’acqua con un occhio nero, per un colpo di coda. Jotsa aveva “scelto” di giocare solo con il ragazzo e aveva dunque costretto la donna ad andarsene. Ancora nel 1991 la delfina fu vittima di una mina galleggiante che però non le procurò troppo danno, e negli anni successivi gli avvistamenti continuarono, a volte da sola a volte insieme ad altri delfini. Per un gruppo di 150 bambini, orfani della guerra, Jotsa divenne un’amica e una compagnia che sollevava i loro animi, appesantiti dalle tragedie della guerra.
Purtroppo Jotsa morì nel 2001, uccisa dalla dinamite usata illegalmente dai pescatori. Una statua è stata costruita in suo ricordo; la statua ha lo sguardo rivolto verso l’orfanatrofio che si trova proprio sul mare. Questi bambini, ormai grandi, di certo la ricordano ancora.
Nella foto, uno dei solitary dolphins più famosi al mondo, Jojo delle isole Turks and Caicos
E’ difficile comprendere o valutare cosa il delfino tragga da questo rapporto con una specie diversa dalla sua. Eppure in molte situazioni è risultato evidente come il delfino cercasse attivamente l’interazione con le persone. Non sempre, anzi quasi mai, questo porta buone conseguenze per l’animale. Molti delfini solitari finiscono feriti o uccisi, per caso o no.
Nel mondo pare che il fenomeno dei delfini socievoli e solitari sia in aumento, e ad oggi si contano ormai una settantina di casi del genere, alcuni anche molto famosi, con migliaia di persone accorse nel tempo a vedere e a giocare con questi animali.
In Adriatico è famosissimo il caso del delfino Filippo, vissuto per anni nel porto di Manfredonia, ma spulciando nei documenti si trova anche la storia della delfina Jotsa. Nell’attuale Montenegro le bocche di Cattaro (Kotor), un'articolata serie di profondi bacini perfettamente riparati dal mare aperto, costituiscono il più grande porto naturale del mar Adriatico e ricordano vagamente, per la loro forma frastagliata, i fiordi norvegesi.
In questa baia viveva abbastanza stabilmente un gruppo di delfini, negli anni 70-80 che pare fossero poi stati allontanati a fucilate dai pescatori locali. Dai piccoli di questo gruppo proveniva la delfina Jotsa, che a partire dal 1988 cominciò a frequentare questa baia, e divenne ben presto avvezza agli esseri umani. Presto divenne “famosa” nell’area e i bambini impararono a chiamarla, battendo dei colpi sullo scafo di una barca. Jotsa non fu mai veramente una delfina solitaria, nel senso che non lasciò mai il suo gruppo di delfini, ma quando lei si avvicinava per interagire con gli esseri umani, loro restavano a guardarla da lontano. Pian piano permise alle persone sulle barche di avvicinarsi sempre più, al punto di farsi grattare con sommo piacere la pancia!
Nel 1990 all’improvviso scomparve, salvo riapparire qualche mese dopo in compagnia di un cucciolo, il suo. Nel 1991 due ricercatori francesi arrivarono nella ex-Yugoslavia per vedere e nuotare con Jotsa. Erano un ragazzo e una ragazza, e riportarono in un articolo la loro strana esperienza. Quando furono in acqua con la delfina, questa divenne ben presto aggressiva con la ragazza che fuggì dall’acqua con un occhio nero, per un colpo di coda. Jotsa aveva “scelto” di giocare solo con il ragazzo e aveva dunque costretto la donna ad andarsene. Ancora nel 1991 la delfina fu vittima di una mina galleggiante che però non le procurò troppo danno, e negli anni successivi gli avvistamenti continuarono, a volte da sola a volte insieme ad altri delfini. Per un gruppo di 150 bambini, orfani della guerra, Jotsa divenne un’amica e una compagnia che sollevava i loro animi, appesantiti dalle tragedie della guerra.
Purtroppo Jotsa morì nel 2001, uccisa dalla dinamite usata illegalmente dai pescatori. Una statua è stata costruita in suo ricordo; la statua ha lo sguardo rivolto verso l’orfanatrofio che si trova proprio sul mare. Questi bambini, ormai grandi, di certo la ricordano ancora.
Nella foto, uno dei solitary dolphins più famosi al mondo, Jojo delle isole Turks and Caicos
Che storia questa di Jotsa! Il nome Jotsa ha un significato particolare? Sono curiosa di sapere chi le ha dato il nome. Sembra quasi una di quelle storie mitologiche sui delfini. Forse è per il scenario di guerra che serve da contorno drammatico e triste. Credo (ed è soltanto una mia idea) che Jotsa abbia rappresentato dei momenti in cui i bambini potevano vedere e toccare una delle tante cose belle che esistono nel mondo. Credo che involontariamente questo delfino abbia portato nella loro vita una speranza. Quando sei circondato da eventi terribili è essenziale capire che non esiste soltanto il brutto della vita. Se hai la fortuna di percepire questo allora la vita prende strade diverse che ti conducono fuori dal vortice dell'impotenza. Trovo meraviglioso il fatto che questi bambini abbiano trovato conforto nella natura. Per una come me questo racconto ispira parecchia meditazione.
RispondiEliminaSaluti
Christina