Ho scritto la settimana scorsa degli spiaggiamenti di cetacei avvenuti sulle coste nord-adriatiche nel 2007. Ne è risultato che per l’area su cui lavora Fondazione Cetacea l’anno appena concluso è stato da record, un triste primato, per il numero di delfini ritrovati spiaggiati. Se il un numero eccezionalmente elevato di cetacei (24 su una media di 12-15 all’anno) fa una certa impressione, figuriamoci se lo stesso primato si ripete per lo stesso anno anche con le tartarughe marine, e su numeri ben più impressionanti.
Per avere un quadro preciso del valore di questo dato c'è da dire che per le tartarughe marine Fondazione Cetacea ha come “area di competenza” tutto il territorio marchigiano e la costa della Romagna fino alla foce del Reno (cioè le province di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna). Nella provincia di Ferrara lavora invece un altro ente che svolge più o meno il nostro stesso lavoro e che si chiama Archè.
Questi dati vengono raccolti da più di 15 anni e per numero e dettaglio di informazione, danno un quadro affidabile del fenomeno degli spiaggiamenti nella nostra zona.I dati vanno dal 1986 a oggi, ma un lavoro intenso e sistematico è stato fatto solo a partire dal 1993. Questi dati sono decisamente notevoli. Le tartarughe marine ritrovate, tutte della specie Caretta caretta, sono in totale 1231. Dal 2002 in poi superano sempre nettamente le 100 unità all’anno, con la sola eccezione del 2006 (95 esemplari). E l’anno appena chiuso, come si diceva, spicca per il record di segnalazioni, ben 143.
L’anomalia di questo dato la si riscontra anche nella distribuzione mensile di questi eventi. Abbiamo infatti un picco a giugno con 24, che è abbastanza normale, poi la punta massima ad ottobre con 29 e un altro valore elevato a novembre con 19. Ed è notevole che il 44% degli spiaggiamenti sia avvenuto quest’anno fra ottobre e dicembre. Negli ultimi anni questo è un trend che si ripete. In effetti tutto ciò ha addirittura cambiato il nostro modo di vedere le cose. Fino a pochi anni fa noi affermavamo che, sulla base dei nostri dati, le tartarughe stazionavano in nord Adriatico dalla primavera all’estate, fino al massimo a ottobre. Ora abbiamo dovuto ricrederci, o forse qualcosa sta proprio cambiando in mare e dunque nel comportamento delle tartarughe. Ormai è evidente che moltissime tartarughe si trovano nelle nostre acque anche nei mesi autunnali, e il calo vero e proprio si osserva solo da gennaio a marzo-aprile.
Può essere questo se non una conseguenza, almeno un segno del tanto decantato riscaldamento globale? I dati delle temperature superficiali dell’Adriatico mostrano un andamento al rialzo abbstanza netto ed evidente. Ed è dunque logico pensare, e i nostri dati sembrerebbero confermarlo, che le tartarughe, animali a sangue freddo e dunque molto dipendenti dalla temperatura dell’ambiente, stiano cambiando le loro abitudini, potendosi permettere di restare in queste acque ricche di cibo, un po’ più a lungo.
Infine purtroppo su 143 tartarughe, solo 10 sono state ritrovate ancora in vita. Una di esse è morta dopo poche ore. Cinque sono già tornate in mare dopo le cure nel nostro centro e quattro sono tuttora ricoverate presso il nostro Ospedale delle Tartarughe.
Un articolo più esteso sul fenomeno degli spiaggiamenti di Tartarughe uscirà sul numero 7 della rivista dove scrivo regolarmente, "Adriatico", in edicola a fine gennaio.
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