I ricercatori del National Center for Ecological Analysis and Synthesis di Santa Barbara, in California, hanno elaborato una mappa molto esplicativa e purtroppo poco incoraggiante sull'impatto che le attività umane producono sui mari di tutto il mondo. La vedete cliccando sull'immagine qui di fianco.
Come hanno ottenuto questa mappa? In quattro fasi.
Semplificando molto:
1. Hanno raccolto o creato delle mappe di tutti i tipi di attività umane che hanno un impatto sulle comunità e sugli ecosistemi marini. Hanno usato mappe con 17 diverse attività umane e 14 distinti ecosistemi.
2. Hanno stimato, sulla base di pubblicazioni esistenti, la vulnerabilità dei diversi ecosistemi (mangrovieti, barriere coralline, etc.) rispetto ognuna di queste attività. Ad esempio i fertilizzanti hanno un grosso impatto sulle barriere coralline e piccolo sulle foreste di kelp.
3. Hanno poi "sovrapposto" tutte queste mappe.
4. Infine hanno calcolato gli indici di impatto.
Come vedete dalla mappa, sebbene le aree con un impatto molto alto (Very High Impact) non sono nemmeno tante rispetto alla vastità degli oceani, è scoraggiante vedere quanto siano poche le aree con impatto molto basso (Very Low Impact). Il quadro generale è a tinte davvero fosche. L'uomo si conferma come la specie meno sostenibile mai esistita.
Con GoogleEarth si può anche analizzare la mappa più nel dettaglio. E così si scopre quanto il "mio" Adriatico (vedi sotto) sia conciato male, anche rispetto al Mediterraneo, che comunque non è noto per essere uno dei mari più sani del mondo, anzi...
Per la verità mi aspettavo una distribuzione del colore diversa, in Adriatico. Capisco le zone "rosse" dovute soprattutto (immagino) all'intensa attività di pesca, ma mi stupisce un po' la colorazione chiare delle acque sottocosta. Con la popolazione umana che vive su queste coste, c'era da aspettarsi forse di peggio.
Come hanno ottenuto questa mappa? In quattro fasi.
Semplificando molto:
1. Hanno raccolto o creato delle mappe di tutti i tipi di attività umane che hanno un impatto sulle comunità e sugli ecosistemi marini. Hanno usato mappe con 17 diverse attività umane e 14 distinti ecosistemi.
2. Hanno stimato, sulla base di pubblicazioni esistenti, la vulnerabilità dei diversi ecosistemi (mangrovieti, barriere coralline, etc.) rispetto ognuna di queste attività. Ad esempio i fertilizzanti hanno un grosso impatto sulle barriere coralline e piccolo sulle foreste di kelp.
3. Hanno poi "sovrapposto" tutte queste mappe.
4. Infine hanno calcolato gli indici di impatto.
Come vedete dalla mappa, sebbene le aree con un impatto molto alto (Very High Impact) non sono nemmeno tante rispetto alla vastità degli oceani, è scoraggiante vedere quanto siano poche le aree con impatto molto basso (Very Low Impact). Il quadro generale è a tinte davvero fosche. L'uomo si conferma come la specie meno sostenibile mai esistita.
Con GoogleEarth si può anche analizzare la mappa più nel dettaglio. E così si scopre quanto il "mio" Adriatico (vedi sotto) sia conciato male, anche rispetto al Mediterraneo, che comunque non è noto per essere uno dei mari più sani del mondo, anzi...
Per la verità mi aspettavo una distribuzione del colore diversa, in Adriatico. Capisco le zone "rosse" dovute soprattutto (immagino) all'intensa attività di pesca, ma mi stupisce un po' la colorazione chiare delle acque sottocosta. Con la popolazione umana che vive su queste coste, c'era da aspettarsi forse di peggio.
wow.. grazie per il link... è interessantissimo. Darò un'occhiata alla situazione nella mia zona, purtroppo temo che non sia migliore.
RispondiEliminaPS: Marco, quasi dimenticavo...Ho letto il tuo libro! Volevo dirti semplicemente "grazie" per le emozioni che hai trasmesso e per aver messo su carta cose che probabilmente solo chi li vive può raccontare. Dall'esperienza dei convegni a quella sul campo per salvare una vita... Diciamo che quelli che vivono queste situazioni dall'esterno, raramente riescono a percepirne la bellezza, l'impegno o le difficoltà...quindi GRAZIE! Mi chiedevo se ti andrebbe di fare una mini intervista "online" da inserire sul mio forum nel topic che ho riservato al tuo libro. Fammi sapere!
RispondiEliminaGrazie per i complimenti, Laura.
RispondiEliminaPer l'intervista, perché no? La mia mail ce l'hai, no?
Marco
Detto, fatto. L'intervista è qua:
RispondiEliminahttp://www.ibfree.org/index.php?mforum=idelf
ininelmond&showtopic=265