Nelle prime settimane del nuovo anno, le coste della Florida, USA, sono state teatro di un fenomeno vasto e grave. Più di 3000 tartarughe marine sono giunte sulle spiaggie della penisola, in gravi condizioni.
Il fenomeno è conosciuto come "cold stunned turtles", cioè tartarughe in pratica "intontite" dal freddo. Succede quando la temperatura dell'acqua scende molto rapidamente, a causa evidentemente di avverse condizioni atmosferiche, sotto i 15-16 gradi. Le tartarughe marine sono animali a sangue freddo (eterotermi) e la loro temperatura corporea è simile a quella esterna. Questi rettili eventualmente possono adattarsi per brevi periodi a temperature così basse, ma rimangono colpite duramente da repentini crolli di calore.
Un fenomeno analogo, ma con numeri molto inferiori, si è verificato anche in Italia, nei giorni a cavallo fra il 2001 e il 2002. Allora 55 esemplari si spiaggiarono lungo le coste settentrionali della penisola del Gargano (più o meno dove si sono spiaggiati i capodogli, un mesetto fa).
Tutti i centri della Florida che si occupano di fauna selvatica si sono attivati per fronteggiare l'emergenza. Si tratta soprattutto di tartarughe verdi (Chelonia mydas) e qualche Caretta caretta.
Fortunatamente il recupero di questi animali si presenta non troppo complicato e include l'immersione in vasche con acqua calda e ossigeno-terapia. Già moltissime sono tornate in mare in aree dove la temperatura lo consente, ma altre, anche se con minore frequenza, stanno ancora arrivando.
Le organizzazioni no-profit coinvolte hanno lanciato appelli che mi risuonano molto familiari. Il Loggerhead (è il nome inglese della Caretta caretta) Marine Life Centre proclama: "Abbiamo bisogno di aiuto. Dall'inizio dell'emergenza il centro ha ricoverato circa 70 tartarughe, il doppio di quante ne abbiamo di solito in un anno. Servono soldi, medicinali e strumenti..."
Da un altro centro fanno sapere che in quindici giorni di emergenza hanno praticamente speso tutto il budget di un anno.
Questi eventi possono davvero mettere in ginocchio una piccola associazione o un centro di recupero, ecco perchè le affermazioni di queste associazioni mi suonano così familiari. Ricordate l'emergenza dell'estate scorsa (vedi questo post e i seguenti)? Le enormi spese che abbiamo sostenuto sono ancora lì che lampeggiano di rosso nel nostro budget. Le istituzioni? Stiamo ancora aspettando notizie...
Un fenomeno analogo, ma con numeri molto inferiori, si è verificato anche in Italia, nei giorni a cavallo fra il 2001 e il 2002. Allora 55 esemplari si spiaggiarono lungo le coste settentrionali della penisola del Gargano (più o meno dove si sono spiaggiati i capodogli, un mesetto fa).
Tutti i centri della Florida che si occupano di fauna selvatica si sono attivati per fronteggiare l'emergenza. Si tratta soprattutto di tartarughe verdi (Chelonia mydas) e qualche Caretta caretta.
Fortunatamente il recupero di questi animali si presenta non troppo complicato e include l'immersione in vasche con acqua calda e ossigeno-terapia. Già moltissime sono tornate in mare in aree dove la temperatura lo consente, ma altre, anche se con minore frequenza, stanno ancora arrivando.
Le organizzazioni no-profit coinvolte hanno lanciato appelli che mi risuonano molto familiari. Il Loggerhead (è il nome inglese della Caretta caretta) Marine Life Centre proclama: "Abbiamo bisogno di aiuto. Dall'inizio dell'emergenza il centro ha ricoverato circa 70 tartarughe, il doppio di quante ne abbiamo di solito in un anno. Servono soldi, medicinali e strumenti..."
Da un altro centro fanno sapere che in quindici giorni di emergenza hanno praticamente speso tutto il budget di un anno.
Questi eventi possono davvero mettere in ginocchio una piccola associazione o un centro di recupero, ecco perchè le affermazioni di queste associazioni mi suonano così familiari. Ricordate l'emergenza dell'estate scorsa (vedi questo post e i seguenti)? Le enormi spese che abbiamo sostenuto sono ancora lì che lampeggiano di rosso nel nostro budget. Le istituzioni? Stiamo ancora aspettando notizie...
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