Ipotesi sui motivi dell'inusuale serie di spiaggiamenti di tartarughe di questo inverno 2011
Nei primi due mesi del 2011, con una coda che prosegue ai primi giorni di marzo, abbiamo assistito a un elevato, quanto insolito, numero di spiaggiamenti di tartarughe ancora vive e in difficoltà. L'Ospedale delle Tartarughe si è riempito fino all'inverosimile, sia per il numero di ricoveri, oltre 20, sia perchè la gran parte di questi esemplari presenta dimensioni ragguardevoli, con punte di 70 cm di carapace.
Tutti questi animali, tranne qualche caso particolare (due ferite traumatiche, un amo in esofago), rientrano nel quadro di casi di tartarughe cosiddette cold-stunned, che in pratica significa, paralizzate dal freddo. Animali dunque che, in molti casi, si riprendono in tempi relativamente brevi, messe in acqua calda e nutrite a dovere, ammesso che non abbiano nel frattempo sviluppato problemi e patologie secondarie.
Si può trovare una relazione fra l'andamento delle temperature ambientali e gli spiaggiamenti di esemplari appartenenti a questa casistica?
Un caso molto simile a quello di quest'anno, ma in versione molto più ridotta, si era verificato anche l'anno scorso con un insolito picco di spiaggiamenti in marzo. In particolare erano state trovate 12 tartarughe in difficoltà, fra l'8 e il 12 marzo. Nell'analisi del fenomeno di questi spiaggiamenti invernali, sono partito proprio da lì.
Ho dunque raccolto le temperature massime e minime, dal 1 febbraio al 31 marzo 2010, e le ho messe su un grafico, a confronto con gli eventi di spiaggiamento (vedi figura qui sopra).
Ecco cosa si può notare:
- i primi 18 giorni di febbraio la temperatura massima non sale praticamente mai sopra i 10°C
- abbiamo poi valori altalenanti fino al 24, poi dal 25 febbraio al 2 marzo ecco una settimana cruciale: la temperatura sale e rimane sempre sopra i 12° C, con punte di 17
- a quel punto, secondo momento cruciale, ecco che torna il freddo, prima attorno ai 9-10° C, poi 7 °C il 7 marzo, 6° C l'8 marzo, 5° C sia il 9 che il 10 marzo, addirittura 2° C l'11 marzo
- proprio in quei cinque giorni, dall'8 al 12, dodici tartarughe arrivano in spiaggia, inebetite dal freddo
- dal 13 marzo in poi, le temperature risalgono costantemente, e in pratica arriva la primavera, senza più spiaggiamenti
Come si possono interpretare questi dati? Ecco la mia ipotesi. Non sappiamo come le tartarughe, animali a sangue freddo, possono sopportare le gelide acque adriatiche invernali, parliamo di temperature da 6 ai 10° C. E' possibile che le affrontino in maniera quasi, si potrebbe dire, vegetativa, muovendosi poco, mangiando poco, di sicuro rallentando al massimo il metabolismo, forse stazionando per lunghi periodi sul fondo. In ogni caso, a intervalli più o meno lunghi, devono venire in superficie a respirare. Quando ci sono periodi di diversi giorni in cui il rigido freddo invernale si spezza per lasciare spazio a temperature tiepide, 15-17° C, come abbiamo visto dal 25 febbraio al 2 marzo, quando le tartarughe escono a respirare "colgono" il cambiamento, se non altro riempiendosi i polmoni di aria decisamente più calda del solito. Non è detto infatti che l'acqua del mare si riscaldi di conseguenza, avendo questa una elevata capacità termica, e dunque reagisce lentamente al variare della temperatura esterna.
Quando dunque le tartarughe percipescono questo aumento di temperatura, continuamo con la nostra ipotesi, si riattivano, si muovono di più, soprattutto "riaccendono" il metabolismo. Se dopo un po' di giorni in questo stato, le temperature crollano di colpo (non gradualmente, il che consetirebbe alle tartarghe di rientrare forse nello stato di riposo "invernale"), trovano questi animali impreparati, che dunque intirizziti, semi-paralizzati e indeboliti dal freddo, si spiaggiano.
E' solo un'ipotesi e potrebbe essere integrata e migliorata, per esempio valutando anche le temperature dell'acqua del mare, negli stessi periodi, e lo farò. Eppure sembra che anche la grande emergenza di questo inizio inverno 2011 possa convalidare questo quadro.
Nelle temperature riportate nel secondo grafico notiamo, a dicembre 2010, valori in salita, partendo da temperature molto basse (da -2°C del 16 dicembre, ai 14° C del 24), poi il crollo e in soli quattro giorni siamo di nuovo a 4° C. Per tutto gennaio la temperatura resta su valori attorno ai 5° C di media, ed ecco che molte tartarughe si spiaggiano. I primi di febbraio i valori risalgono, fino ai 15° C del 15 febbraio e ai 14° C del 17. In tutto questo periodo non si spiaggiano tartarughe, salvo una, già morta.
Infine, ecco che le temperature scendono di nuovo, soprattutto le minime, e in maniera repentina. E ricominciano gli spiaggiamenti, a grappolo, tutti concentrati: ben 14 esemplari (11 ancora in vita) dal 24 febbraio al 4 marzo.
Che ci sia una stretta correlazione fra temperature ambientali e comportamenti e fisiologia delle tartarughe marine, è ovvio anche al di là di questi dati. Sono animali a sangue freddo e dunque le temperature hanno grandi influenze sulla loro vita. Questi dati mi sembrano confermare che, sebbene le tartarughe siano in grado di sopportare temperature che sembrerebbero proibitive per un Rettile, gli improvvisi sbalzi, soprattutto se dati da rialzi notevoli, seguiti da bruschi crolli possono avere dirette conseguenze sugli spiaggiamenti di esemplari che si presentano in condizioni descritte come cold-stunned.
Interessante il suo studio. Ma, le chiedo: perché questi animali non si spostano più a sud prima dell'inverno? Dovrebbero avvertire il cambiamento di temperatura e l'irrigidirsi esterno. Possibile che l'Adriatico sia così allettante per loro?
RispondiEliminaCaro Anonimo, la tua è una domanda da 1 milione di dollari. Fino a 10 anni fa pensavamo che la tartarughe stessero qua più o meno da maggio a ottobre. Poi abbiamo sempre più scoperto che non è così, o almeno non è per tutte così. La mia domanda (senza risposta) è la stessa tua: "Possibile che l'Adriatico sia così allettante per loro?" Non conosco la risposta, o meglio, la riposta è "evidentemente sì", ma perchè?
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