Sul blog dell'Istituto Tethys trovate due articoli del 16 e 17 luglio che hanno entrambi a che fare con il Santuario Pelagos (o Santuario dei Cetacei).
Mentre Giuseppe Notarbartolo di Sciara, presidente del Tethys e uno dei promotori del Santuario stesso, si interroga su MPA News sulle sfide che l'area protetta (una collaborazione fra Italia, Francia e Principato di Monaco) ha dovuto affrontare e su cosa abbiamo imparato finora, il suo collega Simone Panigada insieme ai ricercatori dell'Ispra, purtroppo ci danno cattive notizie, proprio da Pelagos.
In uno studio pubblicato sul Journal of Cetacean Research and Management, ci mettono infatti al corrente su come le stenelle striate (Stenella coeruleoalba), delfini molto comuni in quell'area, siano a quanto pare molto diminuite rispetto a uno studio simile, eseguito nel 1992. E non di poco: circa la metà.
Gli autori, proprio per poter poter confrontare i dati fra quanto rilevato nel 1992 e nello studio recente, hanno anche cercato di "ricreare" nei limiti del possibile, le stesse condizioni di ricerca: stessa area, stesso periodo, grosso modo stesse metodiche di studio. In effetti, pur con le dovute precauzioni dovute proprio alle metodiche, la conclusione è che gli autori "avvisano circa la possibilità di una riduzione nell'abbondanza delle stenelle striate, rispetto alle stime del 1992, in un'Area Marina Protetta espressamente concepita per proteggere i Cetacei".
Questo credo sottolinei quanto la denuncia di Notarbartolo di Sciara circa le carenze nella gestione del Santuario sia quanto mai attuale. E questo nonostante gli sforzi dell'UNEP (il Programma Ambiente delle Nazioni Unite) per stabilire una serie di Aree Protette di Importanza per il Mediterraneo (SPAMI) che vadano oltre le giurisdizioni nazionali e di cui Pelagos è per ora l'unica già attiva.
Ma la lezione appresa dal Santuario dei Cetacei è proprio questa, dice Notarbartolo di Sciara: "Io penso che noi siamo di fronte a un esempio di mancanza di leadership politica nella regione [mediterranea]. La lezione che ne consegue è che è inutile mettere insieme le migliori competenze scientifiche, legali e manageriali per giungere a un piano ragionevole di protezione del mare, se non c'è la volontà politica di trasformare questo sforzo in risultati tangibili nel mondo reale."
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