La plastica ha molti pregi: versatilità, leggerezza, robustezza e lunga durata. Proprio quest'ultima caratteristica però, come sappiamo, è anche un suo grande difetto, dal momento che i rifiuti plastici possono permanere nell'ambiente per tempi lunghissimi, anche dopo il loro utilizzo, e cioè come rifiuti.
Dal 60 all'80% dei rifiuti in mare sono fatti di plastica. "Ricordi" abbandonati che galleggeranno per decenni... Ogni anno le imbarcazioni che solcano i mari, li riempiono anche con 4-6,5 tonnellate di rifiuti plastici (è una stima, ma sconcerta ugualmente). Il totale della plastica scaricata ogni anno in mare, compresa quindi quella che proviene da terra (l'80% del totale) si aggira, secondo l'Unep, in 20 milioni di tonnellate.
La plastica galleggiante è un rischio per molte specie marine, in particolare uccelli, mammiferi marini e soprattutto tartarughe. Queste ultime infatti, oltre confondere i rifiuti galleggianti come possibili prede, hanno anche l'esofago ricoperto di spine cornee rivolte verso l'interno, che servono a trattenere il cibo, mentre dalla bocca eliminano l'acqua in eccesso. Significa che se una sportina di plastica entra nella gola di una tartaruga, non ne esce più. In una elevatissima percentuale di tartarughe esaminate, in molti studi, si trova della plastica a vari livelli del tratto gastro-intestinale, che a volte non riesce neppure a essere eliminata.
E nel caso di materiali biodegradabili? Tre ricercatori appartenenti a istituti di ricerca tedeschi e australiani, hanno voluto indagare per capire cosa succede alle borsine biodegradabili ingerite dalle tartarughe. Hanno dunque eseguito test su tartarughe verdi (Chelonia mydas) e tartarughe comuni (Caretta caretta), rispetto a:
- classiche sportine da supermercato, non biodegradabili
- sportine degradabili. Contengono sostanze come l'amido che favoriscono la degradazione. In genere si frammentano in tanti piccoli pezzi, ma non si degradano del tutto
- sportine BIOdegradabili. Vengono degradate da batteri, funghi, alghe o altri microorganismi
In pratica i ricercatori hanno prelevato i liquidi gastrici da tre tratti diversi dell'apparato gastro-intestinale di due tartarughe, una verde e una comune, trovate morte da poco tempo, e dunque in buono stato di conservazione. E vi hanno immerso dentro, per 49 giorni, pezzi delle borsine. Altri pezzi sono stati lasciati in semplice acqua salata e dolce. Ecco alcuni risultati interessanti:
1. le sportine non degradabili e quelle degradabili (non BIOdegradabili), non si sono per nulla ridotte in tutto il periodo dell'esperimento
2. quelle BIOdegradabili invece, hanno perso peso, in misura maggiore per la tartaruga verde rispetto alla tartaruga comune. Questo si può spiegare col fatto che la tartaruga verde è erbivora, e dunque il suo intestino è specializzato nella digestione della cellulosa, componente importante delle sportine biodegradabili, essendo a base vegetale.
3. la biodegradazione è comunque ridotta: circa il 9% (al massimo) nella tartaruga verde, e 5% in quella comune, sempre in 49 giorni
4. La BioBag®, una grossa ditta statunitense, produttrice di materiali biodegradabili, afferma che le sue borsine si degradano completamente, al 100% dunque, in 49 giorni (ecco perchè la ricerca si è svolta proprio su 49 giorni). Lo studio svela invece che dopo 49 giorni in acqua salata, la degradazione è pari al 4,5%. A questo ritmo una sportina si degrada completamente in 3 anni... Meglio così che le migliaia di anni necessarie per una borsa di plastica, ma resta comunque un pericolo nel breve-medio termine per le tartarughe e per tutti gli animali che possono ingerire questi rifiuti.
In poche parole: NON abbandoniamo in giro le borse di plastica, siano o meno biodegradabili!
RispondiEliminaMolto, molto meglio una bella borsa di tela, che portiamo sempre con noi, occupa poco spazio e non ci vien certo voglia di gettare via! :-)
Io sarei per non usarle affatto o di differenziarle in modo giusto.
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