sabato 25 giugno 2011

Ciao ciao Fondazione Cetacea

Giovedì 30 giugno sarà il mio ultimo giorno di lavoro alla Fondazione Cetacea. Ecco, l'ho scritto, così magari sarà anche più facile crederci. Finisce un'avventura durata ben 14 anni e sei mesi.
E' stata una decisione molto, molto sofferta. Mi lascio alle spalle una grossa parte della mia vita. Qualcosa che mi ha dato tanto e nella quale altrettanto ho investito. Una passione che si era tramutata in professione, un lavoro che quasi sempre mi ha appassionato.
Gli ultimi due/tre anni sono stati durissimi. Soldi quasi a zero, difficoltà e problemi a non finire. A questi si sono associati problemi familiari abbastanza gravi. Stanchezza su stanchezza, frustrazione su frustrazione.
Le nostre grida di allarme rivolte alle istituzioni perché aiutassero Cetacea a sopravvivere, ad andare avanti con un lavoro che riceveva e riceve sempre e solo apprezzamenti, sono rimaste quasi inascoltate.
E infine la Fondazione, un po' per necessità, un po' per scelta, ha dovuto prendere direzioni che a me non convincono più.
Ho pensato che adesso o mai più era il momento di vedere se "là fuori" ci sono altre strade/opportunità. E ho fatto il salto nel buio. Non ho un altro lavoro che mi aspetta. Qualcosa dovrò trovarmi, o inventarmi. Vedremo.
Faccio un grosso in bocca al lupo ai colleghi di Cetacea che vanno avanti. 

A proposito, Storie di Mare prosegue come sempre, rimanete sintonizzati.

5 commenti:

  1. Marco, speravo proprio che tu non fossi costretto a giungere a tale epilogo! perché confidavo in una assunzione di responsabilità degli enti territoriali, del Comune e della Provincia in primis, e poi dei tanti privati ricchi cui non sarebbe costato nulla devolvere un po' dei propri utili a questa bellissima e importante realtà scientifica operante sul nostro territorio. e poi perché immaginavo quanta sofferenza ti avrebbe comunque procurato la decisione che sei stato costretto a prendere e quanto difficile sarebbe stato lasciare una creatura che è comunque anche tua, con cui sei cresciuto e che hai aiutato a crescere. conosco bene, del resto, le fatiche domestiche, per cui ritengo che tu abbia fatto bene a operare il taglio.
    ora prova a guardare al nuovo con forza: la nonna diceva che non si chiuda mai un cancello senza che si apra un portone. perciò...occhio ai 'varchi'! un abbraccio.
    P.S. e grazie per tutto quello che hai fatto per il nostro mare, per i ragazzini che hai incontrato cui hai trasmesso passione e amore, per il libro che hai potuto scrivere a partire dalla tua esperienza sul campo.

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  2. Onestamente me lo aspettavo. Tanti post su questo blog lasciavano intravedere una sorta di amarezza di sottofondo, direi un addio a dosi omeopatiche. Dunque non sono sorpreso. Dispiace molto però quando dai sintomi, come in questo caso, si passa ai fatti!
    Del resto se ha preso questa decisione vuol dire che i margini di trattativa erano ormai ridotti al lumicino. Ed è un altro segnale che stiamo davvero attraversando una crisi profonda e non solo economica. Nella civile Emilia-Romagna, nella regione solidale e "interessata" per antonomasia vanno in fumo interventi importanti nella cultura, nella scienza e nell'ecologia. Fondazione Cetacea è stata e spero rimanga un'importante strumento di irradiazione di coscienza ecologica e "marina" nel senso migliore del termine. Mi auguro che il suo sia solo un arrivederci ad una realtà che ha contribuito a sviluppare e sostenere direttamente almeno fino ad oggi. In bocca al lupo per il futuro!

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  3. @che non si chiudE...;-)

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  4. Azz...davvero una pessima notizia! E i motivi sono certamente gravi. Mi dispiace molto: che succede adesso a FC?
    Anche da parte mia: in bocca al lupo e tienici informati sugli sviluppi.
    Cordialissimi saluti
    Manuel

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  5. Mi spiace, leggo solo ora.
    Non c'è nulla da aggiungere a quello che già altri hanno scritto.
    Le cose cambiano, le priorità sono altre,
    non ho ancora capito quali.
    Per quello che mi riguarda, piccolo cittadino e uomo della strada, è un momento in cui fare il pieno di benzina all'auto significa rinunciare a fare la spesa.
    E vivendo in un posto dove non esistono mezzi pubblici per muoversi, la cosa diventa un dramma.
    Sarà egoista ma è difficile pensare ad altro.
    Nel nostro paese non viene tutelato più nulla, nemmeno l'essere umano.

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