mercoledì 27 aprile 2011

Un delfino "sotto al naso"

Oggi, per il terzo giorno consecutivo, un delfino, un tursiope per la precisione, nuota a poche decine di metri dalla riva, a Misano Adriatico. Dalla spiaggia di vede bene, apparire e scomparire nelle acque un po' agitate di questi giorni. E' proprio lì, anche adesso, mentre scrivo queste righe.
Nelle News di Fondazione Cetacea potete leggere la storia. Ieri mattina sono uscito in gommone con la Capitaneria di Porto di Riccione e siamo andati a vederlo da vicino. Anzi, abbiamo cercato di farlo, ma senza successo. Non si lascia avvicinare, il che comunque è un buon segno. Lo sono anche le lunghe apnee che compie. Impossibile anche fotografarlo, per ora (la foto NON è del delfino in questione, ma l'ho presa da qui).
E' stato bello lunedì mattina guardarlo dalla spiaggia, insieme a molta gente, stupita e divertita dall'inatteso incontro. E' stato ancora meglio ieri mattina raggiungerlo in mare, e vedercelo "scappare" da tutte le parti senza mai riuscire ad avvicinarsi un pochino. Noi impediti dal nostro mezzo galleggiante, lento e impacciato col suo motorone, lui libero e padrone del suo spazio.
Quella zona è piena di nasse, che vengono calate per la cattura delle seppie, ed è possibile che anche lui sia lì per  le seppie: ha trovato un buon terreno di caccia, con prede che si catturano senza fatica, e se la gode. O almeno mi piace pensare così.
Non è troppo "normale" che sia così vicino alla riva, ma almeno per ora, la sua diffidenza lo metto al riparo da ogni disturbo. Se qualcuno si avvicina, se ne va (lunedì ha lasciato l'area quando qualcuno, a bordo di tavole e di un pattino, ha cercato di raggiungerlo).
Fra poco torno a Misano, a vedere se c'è ancora. Spero mi conceda un ultimo saluto.

venerdì 15 aprile 2011

Il pesce è finito, andiamo in pace

Il Resto del Carlino di ieri, nelle pagine di cronaca locale (Rimini), riportava tre articoli sulla situazione della pesca in Adriatico. Si possono riassumere così: ogni anno si pesca sempre meno, e quest'anno siamo a una specie di deserto totale.
Un giro di interviste fra i banchi delle pescherie di Rimini conferma il disastro: “Il pesce si continua a vendere. Ma nella maggior parte dei casi è importato o congelato. […] E’ una tragedia, non c’è quasi più niente. […] Ne arriva sempre meno, non si pesca più niente da un po’ di tempo a questa parte. […] Mancano completamente le seppie, mentre normalmente questo è il periodo migliore. Lo stesso vale per merluzzo e sogliola".
"Il pesce è andato sempre in calando negli ultimi anni — aggiunge Elsa, titolare di un altro bancone di pescheria — ma quest’anno è proprio un disastro. Si vende il pesce d’importazione perché il nostro non c’è più". "Il fatturato è calato almeno del 30-40%”.
Brutto, non è vero? Per la verità è una situazione che conoscono tutti, che tutti prima o poi si aspettavano, ma vederla così, evidente come un banco di pescheria vuoto, lampante come una prova, e davvero brutto.
Il mare violentato e depredato, non ne ha più. Lo dicono i pescatori già da tempo. Lo dicono i dati scientifici. E adesso lo vediamo tutti, in pescheria.
Pescare senza criteri, senza limiti, senza pianificazione, peggio, senza mai pensare al domani, intenti solo al “tutto e subito”, ha dati i suoi frutti. Frutti vuoti, immangiabili. Tecniche sempre più raffinate, tecnologie sempre più capaci, motori sempre più potenti: quello che c'era da prendere, lo si è preso. Secondo gli scienziati la colpa è della pesca intensiva. Secondo i pescatori, ma va?, è colpa dell'inquinamento.
E adesso si corre ai ripari, o meglio si vorrebbe farlo: ma i buoi, anzi i pesci, sono scappati da un pezzo. Si parla di raddoppiare il fermo pesca, o di aggiungerne un altro subito dopo Pasqua. Palliativi. E' come chiudere una falla col nastro adesivo. Bisognerebbe dare tempo ai pesci, e a tutto l'ecosistema, di riprendersi, di recuperare. E' vero, ma ne serve molto.
Io aggiungerei una cosa. Non diamogli solo del tempo, diamogli anche dello spazio. Individuiamo e allestiamo da subito un sistema di ampie aree protette, lungo tutto l'Adriatico. Lì dentro non si pesca, anzi, non ci si va per niente. Polmoni dove il mare recupera se stesso, aree di protezione dove il pesce si rifugia e si riproduce. Difficile? Certo. Anche perchè non esiste area protetta se non si ha la possibilità di sorvegliarla e controllarla, e farlo in mezzo al mare non è certo semplice.
Eppure, sembra un'ottima soluzione. Nel 2001, 161 scienziati firmarono una petizione richiedendo un'azione urgente affinchè si creasse un network di aree protette nei mari del mondo. I firmatari facevano notare come la vita marina migliora velocemente e sensibilmente, una volta che un'area protetta è stata realizzata. In un anno o due la densità di popolazione cresce del 91%, la taglia dei pesci sale del 31%, e la diversità di specie del 20%. Ovviamente, con ottimi benefici anche per la pesca, nelle acque lì intorno.

giovedì 7 aprile 2011

"Ospitata" in tv

In questo periodo, in cui ho davvero pochissimo tempo da dedicare al blog, me la cavo proponendovi il link della trasmissione televisiva "Venga a prendere un caffè da noi" del 22 marzo (emittente Tele1), in cui ero ospite. Buona visione: