lunedì 30 gennaio 2012

Cosa c'entrano gli spiaggiamenti con le macchie solari?

Un mio articolo pubblicato su scienze-naturali.it:


Macchie solari e spiaggiamenti di Cetacei: c’è un legame?
E’ noto, e anche ben dimostrato, come certi uccelli migratori utilizzano il campo magnetico terrestre, per orientarsi durante, appunto, le loro migrazioni. Nel sistema visivo di alcune specie sono state trovate cellule sensibili ai campi magnetici. E’ stato ipotizzato che altri animali possano utilizzare una certa sensibilità magnetica per “navigare” e orientarsi, ad esempio gli squali, e questo è verosimilmente vero anche per i Cetacei. ... Leggi il resto...

mercoledì 25 gennaio 2012

Chi mangia i delfini?

Nel numero 144 della rivista Biological Conservation è stato pubblicato un lungo articolo di due ricercatori, Robbards e Reeves, relativo al consumo di carne di mammiferi marini, nel mondo. Nello stesso numero, proprio a seguito di questo articolo, anche l'editoriale è dedicato allo stesso argomento.
In effetti la questione colpisce, e non poco. Sappiamo bene che in molte nazioni il consumo di carne di delfino (ma anche balene, foche, otarie, trichechi, dugonghi...) non solo è normale, ma non pone particolari problemi etici, a causa di differenti culture e tradizioni. Ma stupisce molto non solo l'estensione del fenomeno, ma il fatto che questo sia addirittura in aumento.
Gli autori in effetti puntualizzano come, proprio negli ultimi decenni, il consumo a scopo alimentare di cetacei, pinnipedi e sirenidi, sia in aumento. Effettivamente, si parla sempre della caccia alle balene e del consumo della loro carne da parte di nazioni come il Giappone e la Norvegia, ma dimentichiamo che con l'istituzione della International Whaling Commission e la moratoria sulla baleneria del 1986, abbiamo posto un freno alla caccia alle balene, ma solo a queste.
Dicono gli autori dell'editoriale: "considerata l'attenzione che i media danno alla necessità di fermare la caccia alle grandi balene, ci coglie di sorpresa sapere che si sta consumando carne di mammiferi marini, come mai prima d'ora." Condivido.
Mi colpisce anche che questo succeda non solo nei paesi meno sviluppati. I due ricercatori hanno trovato consumo intenzionale di mammiferi marini, in 98 nazioni. Intenzionale significa appositamente catturati per essere mangiati. Se aggiungiamo anche le catture non intenzionali (per intenderci, vado a pesca di pesce, ma se tiro su anche un delfino o una foca, mi vendo anche quelli), arriviamo a 125 nazioni, per un totale di 92 specie.

Nei paesi poveri il numero e la varietà di specie catturate per alimentazione è destinato a crescere, dal momento che le risorse di proteine diminuiscono e la capacità di cacciare in mare aumenta. In molte nazioni, come già detto, non ci sono freni di tipo culturale o etico verso il consumo di mammiferi marini, e comunque spesso chi compra questi carni neanche sa cosa siano veramente.
Specie che un tempo, se catturate per sbaglio, venivano gettate, adesso hanno un mercato, e questo incoraggia anche le catture intenzionali.
Paradossalmente, ci si è sempre talmente "concentrati" sulla baleneria che, ad esempio, il prelievo di delfini e altri cetacei a scopo alimentare non ha praticamente regolamenti adeguati affinché sia evitato o contenuto. Il rischio che altre popolazioni di mammiferi marini siano messe in pericolo dalle catture intenzionali, non è affatto da sottovalutare.

martedì 24 gennaio 2012

Il riscaldamento globale minaccia le tartarughe

Un mio articolo pubblicato su sottobosco.info:


Perché le tartarughe marine temono il riscaldamento globale
E’ noto e dimostrato come molti aspetti del ciclo vitale delle tartarughe marine siano legati a fattori di tipo climatico, ad esempio la temperatura (sotto diversi punti di vista, ma soprattutto, come vedremo, per la temperatura della sabbia dove depongono le uova) e la frequenza di maltempo e tempeste. Leggi il resto...

Questo articolo è stato pubblicato anche sul blog di ASPO-Italia "Risorse, Energia e Ambiente".

La CO2 fa male (anche) ai pesci

Un mio articolo pubblicato su scienze-naturali.it:


Troppa CO2 in acqua danneggia il sistema nervoso dei pesci
Il rapido e cospicuo aumento delle concentrazioni di anidride carbonica in atmosfera, iniziato con l’avvento dell’era industriale, e tuttora drammaticamente in corso, ha portato con sè gli ormai noti problemi: aumento dell’effetto serra, riscaldamento globale e tutte le conseguenze che questo comporta. Sappiamo che gli oceani... Leggi il resto...

giovedì 19 gennaio 2012

Giornata di spiaggiamenti

Oggi si è consumata un'incredibile giornata di spiaggiamenti di cetacei, sulle nostre coste.

A Pineto, in provincia di Teramo, è stata ritrovata una stenella (Stenella coeruleoalba) morta, ma in buono stato di conservazione. Era una femmina e non presentava segni o lesioni particolari, almeno esternamente. Sono intervenuti sul posto due veterinari del Centro Studi Cetacei, e domattina effettueranno l'esame autoptico, coadiuvati da Sandro Mazzariol, dell'Università di Padova, e responsabile della costituenda Task Force nazionale.

Terminato il lavoro in Abruzzo, Mazzariol proseguirà verso sud, in Calabria, teatro di un altro spiaggiamento, sempre oggi. Questa volta l'animale, morto anche questo, è uno zifio (Ziphius cavirostris). Lo spiaggiamento è avvenuto a Monasterace Marina, in provincia di Reggio Calabria. A quanto pare l'esemplare non è molto grande, e dunque fa andare col pensiero a quanto avvenuto poco più di un mese e mezzo fa, quando in Calabria si spiaggiarono due zifii, uno dei quali, un piccolo, fu allora spinto nuovamente in mare dai soccorritori. Ovviamente non è detto che sia lo stesso individuo, ma queste coincidenze devono comunque essere valutate.

Infine, l'evento più eclatante. Un'altra stenella, questa volta un maschio, si è spiaggiata viva a Lido di Classe, nel ravennate. Sul posto è prontamente intervenuta Fondazione Cetacea, che successivamente ha allestito una vasca di ospedalizzazione a Riccione, dove l'animale, sotto stretto controllo veterinario, è stato infine trasportato. Io ho seguito l'intervento a distanza, grazie agli aggiornamenti di Valeria Angelini, biologa di Cetacea, del già citato Mazzariol, che è stato subito informato del fatto, e di Pietro Saviano, veterinario anche lui della Task Force, che è arrivato nel tardo pomeriggio sul luogo dello spiaggiamento, ed è tuttora a Riccione, insieme allo staff di Cetacea, a seguire il delfino. Il quale non ha ferite e non sembra particolarmente sofferente, anche se ecografie e analisi del sangue daranno presto un quadro più chiaro. Speriamo che la stenella possa tornare in mare in tempi brevissimi, anche perché essendo un animale prettamente pelagico (che ci facevano due stenelle in Adriatico, oggi?) mal sopporta la reclusione, seppur a fin di bene, in vasca.

Ultim'ora (ore 15:00 del 20/01): la Fondazione Cetacea mi ha appena comunicato che la stenella è morta.

martedì 17 gennaio 2012

Energia dal mare, ma con attenzione

Un mio articolo pubblicato su sottobosco.info:


Energia dalle onde: quanto costa alle specie marine
Nella recente e sacrosanta corsa alle energie rinnovabili, il mare rappresenta una sorta di ultima frontiera. Gli oceani contengono una vasta risorsa di energie sfruttabili, data principalmente dal moto ondoso, dalle correnti e dal vento. Ad esempio... Leggi il resto...

lunedì 16 gennaio 2012

Strano a chi? L'Echidna

Un mio articolo pubblicato su scienze-naturali.it:


Un mammifero molto particolare: l’Echidna
L’Ordine dei Monotremi fa parte della classe dei Mammiferi, e comprende pochissime specie, riunite in due sole famiglie: gli Ornitorinchidi, che comprendono come unica specie l’ornitorinco e i Tachiglossidi che sono rappresentati dalle quattro specie oggi viventi di Echidna. Leggi il resto...

Questo blog è CO2 Neutral

Lo sapevate che un blog o un sito producono circa 3,6 kg all'anno di CO2. Io non lo sapevo, ma mi è stato fatto notare da questa iniziativa, alla quale ho aderito volentieri. Dal momento che invece un albero consuma 5-10 kg di CO2 all'anno, ecco il bilancio blog/albero, va in positivo.
Infatti l'iniziativa CO2 Neutral si propone di piantare un albero per ogni blog che aderisce. Dove vengono piantati gli alberi? Riporto dal sito: "A Göritz, presso Coswig (regione di Saxony-Anhalt) [in Germania], è in corso un progetto abbastanza importante, con la piantagione di 27,000 alberi su 3,4 ettari. L'area è un terreno soggetto a forestazione per la prima volta e si trova sulla strada B107, sulla destra appena prima di arrivare appunto al piccolo villaggio di Göritz. Per maggiori dettagli sul progetto, la scelta delle piante e l'ecosistema in cui si inserisce, visita http://www.iplantatree.org/project/7".
E così, ecco che il mio blog è CO2 Neutral.


giovedì 12 gennaio 2012

Sportine biodegradabili e non. E se le mangiano le tartarughe?

La plastica ha molti pregi: versatilità, leggerezza, robustezza e lunga durata. Proprio quest'ultima caratteristica però, come sappiamo, è anche un suo grande difetto, dal momento che i rifiuti plastici possono permanere nell'ambiente per tempi lunghissimi, anche dopo il loro utilizzo, e cioè come rifiuti.
Dal 60 all'80% dei rifiuti in mare sono fatti di plastica. "Ricordi" abbandonati che galleggeranno per decenni... Ogni anno le imbarcazioni che solcano i mari, li riempiono anche con 4-6,5 tonnellate di rifiuti plastici (è una stima, ma sconcerta ugualmente). Il totale della plastica scaricata ogni anno in mare, compresa quindi quella che proviene da terra (l'80% del totale) si aggira, secondo l'Unep, in 20 milioni di tonnellate.
La plastica galleggiante è un rischio per molte specie marine, in particolare uccelli, mammiferi marini e soprattutto tartarughe. Queste ultime infatti, oltre confondere i rifiuti galleggianti come possibili prede, hanno anche l'esofago ricoperto di spine cornee rivolte verso l'interno, che servono a trattenere il cibo, mentre dalla bocca eliminano l'acqua in eccesso. Significa che se una sportina di plastica entra nella gola di una tartaruga, non ne esce più. In una elevatissima percentuale di tartarughe esaminate, in molti studi, si trova della plastica a vari livelli del tratto gastro-intestinale, che a volte non riesce neppure a essere eliminata.

E nel caso di materiali biodegradabili? Tre ricercatori appartenenti a istituti di ricerca tedeschi e australiani, hanno voluto indagare per capire cosa succede alle borsine biodegradabili ingerite dalle tartarughe. Hanno dunque eseguito test su tartarughe verdi (Chelonia mydas) e tartarughe comuni (Caretta caretta), rispetto a:
- classiche sportine da supermercato, non biodegradabili
- sportine degradabili. Contengono sostanze come l'amido che favoriscono la degradazione. In genere si frammentano in tanti piccoli pezzi, ma non si degradano del tutto
- sportine BIOdegradabili. Vengono degradate da batteri, funghi, alghe o altri microorganismi

In pratica i ricercatori hanno prelevato i liquidi gastrici da tre tratti diversi dell'apparato gastro-intestinale di due tartarughe, una verde e una comune, trovate morte da poco tempo, e dunque in buono stato di conservazione. E vi hanno immerso dentro, per 49 giorni, pezzi delle borsine. Altri pezzi sono stati lasciati in semplice acqua salata e dolce. Ecco alcuni risultati interessanti:
1. le sportine non degradabili e quelle degradabili (non BIOdegradabili), non si sono per nulla ridotte in tutto il periodo dell'esperimento
2. quelle BIOdegradabili invece, hanno perso peso, in misura maggiore per la tartaruga verde rispetto alla tartaruga comune. Questo si può spiegare col fatto che la tartaruga verde è erbivora, e dunque il suo intestino è specializzato nella digestione della cellulosa, componente importante delle sportine biodegradabili, essendo a base vegetale.
3. la biodegradazione è comunque ridotta: circa il 9% (al massimo) nella tartaruga verde, e 5% in quella comune, sempre in 49 giorni
4. La BioBag®, una grossa ditta statunitense, produttrice di materiali biodegradabili, afferma che le sue borsine si degradano completamente, al 100% dunque, in 49 giorni (ecco perchè la ricerca si è svolta proprio su 49 giorni). Lo studio svela invece che dopo 49 giorni in acqua salata, la degradazione è pari al 4,5%. A questo ritmo una sportina si degrada completamente in 3 anni... Meglio così che le migliaia di anni necessarie per una borsa di plastica, ma resta comunque un pericolo nel breve-medio termine per le tartarughe e per tutti gli animali che possono ingerire questi rifiuti.

domenica 8 gennaio 2012

La paura vien dal mare: gli idrati di metano

Un mio articolo pubblicato su scienze-naturali.it:


Pericolo in fondo al mare? Gli idrati di metano
Chi ha letto il voluminoso romanzo “Il quinto giorno” di Frank Schätzing si sarà trovato di fronte, forse per la prima volta, a qualcosa che, nel romanzo, ma non solo, può causare una catastrofe naturale di immani proporzioni: gli idrati di metano. Leggi il resto...

venerdì 6 gennaio 2012

Il tonno da (oltre) mezzo milione di euro

Ieri, 5 gennaio, un tonno da 269 kg è stato venduto all'asta al mercato del pesce di Tokyo, alla cifra esorbitante di 580.000 euro. Più di mezzo milione di euro, avete letto bene, pagati dal signor Kiyoshi Kimura, proprietario di una catena di ristoranti di sushi. Fa quasi 2.000 euro al chilogrammo, nuovo record raggiunto dal mercato ittico in questione.
Il record precedente era di un anno fa, sempre un tonno, questa volta da 342 kg, venduto a 320.000 euro.
La prima asta dell'anno al mercato di Tokyo ha sempre una parte importante nei festeggiamenti per il nuovo anno, e in genere prezzi altissimi vengono toccati in questa occasione.
Il Giappone è il maggior consumatore di pesce del mondo, e "divora" circa l'80% del tonno rosso dell'Atlantico e del Pacifico.
La preoccupazione per questa specie a causa dell'overfishing è altissima.

domenica 1 gennaio 2012

10 parole per il 2012

Oggi gli amici di Sottobosco.info hanno lanciato uno giochino, poi pubblicato in questo articolo: scrivere in 10 parole un pensiero per il nuovo anno.
Io l'ho preso alle lettera, e ho cercato una frase che fosse davvero di 10 parole o meno. E ho scritto “La cultura economica ha fallito, proviamo con quella ecologica”. E' quello che penso spesso in questi giorni di profonda crisi.
La società umana di gran parte del mondo si basa su un modello che ruota attorno all'economia. Poteva andare diversamente? Non lo so, penso di sì. Man mano che l'uomo è cresciuto nell'"occupazione" del pianeta, le società si sono modellate, hanno plasmato degli schemi. Quello economico-consumistico ha prevalso. Questo almeno dal mio punto di vista di totale ignorante di economia. 
Ma il modello economico si fonda sulla crescita, e la crescita sta in piedi su fondamenta che sono fasulle: le risorse del pianeta non sono infinite, dunque neanche la crescita può esserlo. Eppure è la parola d'ordine resta crescita. Tutto il sistema culturale occidentale scricchiola in maniera paurosa, eppure appena tappato un buco (tipo la manovra Monti), ecco che l'imperativo diventa tornare a crescere. Mi sembra che si voglia solo spostare il problema più in là.
Perché invece non approfittare di questa crisi di sistema, per ripensare il sistema stesso? Perché non rivedere il tutto su una base ecologica? Uno sviluppo equilibrato, rispettoso, sostenibile, eco-logico. Un sistema che tenga conto del nostro posto nel pianeta: noi e le altre specie, noi e gli ambienti e gli ecosistemi, noi e le risorse che non sono infinite e sopratutto che non sono solo nostre. Ricostruiamo la scala dei valori e diamo al denaro il posto che merita, molto più in basso di quello che ha adesso. Ripensiamo alle nostra vita, alle nostre esistenze, secondo punti di vista che non avevamo considerato. Altri modelli (per esempio la decrescita o la decrescita felice) sono pronti per essere messi alla prova. Quale momento migliore di questo? Quando se non all'inizio di un nuovo anno, e nel pieno di una crisi (crisi deriva dal greco e significa discernere, giudicare, valutare, scegliere)?
Buon anno!