mercoledì 25 gennaio 2012

Chi mangia i delfini?

Nel numero 144 della rivista Biological Conservation è stato pubblicato un lungo articolo di due ricercatori, Robbards e Reeves, relativo al consumo di carne di mammiferi marini, nel mondo. Nello stesso numero, proprio a seguito di questo articolo, anche l'editoriale è dedicato allo stesso argomento.
In effetti la questione colpisce, e non poco. Sappiamo bene che in molte nazioni il consumo di carne di delfino (ma anche balene, foche, otarie, trichechi, dugonghi...) non solo è normale, ma non pone particolari problemi etici, a causa di differenti culture e tradizioni. Ma stupisce molto non solo l'estensione del fenomeno, ma il fatto che questo sia addirittura in aumento.
Gli autori in effetti puntualizzano come, proprio negli ultimi decenni, il consumo a scopo alimentare di cetacei, pinnipedi e sirenidi, sia in aumento. Effettivamente, si parla sempre della caccia alle balene e del consumo della loro carne da parte di nazioni come il Giappone e la Norvegia, ma dimentichiamo che con l'istituzione della International Whaling Commission e la moratoria sulla baleneria del 1986, abbiamo posto un freno alla caccia alle balene, ma solo a queste.
Dicono gli autori dell'editoriale: "considerata l'attenzione che i media danno alla necessità di fermare la caccia alle grandi balene, ci coglie di sorpresa sapere che si sta consumando carne di mammiferi marini, come mai prima d'ora." Condivido.
Mi colpisce anche che questo succeda non solo nei paesi meno sviluppati. I due ricercatori hanno trovato consumo intenzionale di mammiferi marini, in 98 nazioni. Intenzionale significa appositamente catturati per essere mangiati. Se aggiungiamo anche le catture non intenzionali (per intenderci, vado a pesca di pesce, ma se tiro su anche un delfino o una foca, mi vendo anche quelli), arriviamo a 125 nazioni, per un totale di 92 specie.

Nei paesi poveri il numero e la varietà di specie catturate per alimentazione è destinato a crescere, dal momento che le risorse di proteine diminuiscono e la capacità di cacciare in mare aumenta. In molte nazioni, come già detto, non ci sono freni di tipo culturale o etico verso il consumo di mammiferi marini, e comunque spesso chi compra questi carni neanche sa cosa siano veramente.
Specie che un tempo, se catturate per sbaglio, venivano gettate, adesso hanno un mercato, e questo incoraggia anche le catture intenzionali.
Paradossalmente, ci si è sempre talmente "concentrati" sulla baleneria che, ad esempio, il prelievo di delfini e altri cetacei a scopo alimentare non ha praticamente regolamenti adeguati affinché sia evitato o contenuto. Il rischio che altre popolazioni di mammiferi marini siano messe in pericolo dalle catture intenzionali, non è affatto da sottovalutare.

1 commento:

  1. Di certo se c'è chi li pesca c'è chi li compra...
    Bisogna agire lì.
    E vale per la pesca come per caccia, allevamento, furti d'auto, prostituzione...

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