lunedì 25 novembre 2013

Delfini adriatici: ognuno a casa sua

Non finisce mai di stupire, il nostro Adriatico. Abbiamo saputo, dagli studi condotti con piccoli aeroplani tre anni fa, e ripetuti quest'anno, che ci sono molti più delfini di quanto pensassimo. Ora una ricerca recentissima ci racconta che i delfini adriatici, pur in un mare così... limitato, tendono a dividersi in sotto popolazioni, che in pratica non si mescolano tra loro. E questo ha implicazioni sulle possibili strategie di conservazione dei mammiferi marini di casa nostra.

Lo studio è stato pubblicato poche settimane fa ed è il frutto di una ricerca condotta dall'Università di Firenze, in collaborazione con ricercatori croati, sloveni e greci. Le analisi del DNA su 89 campioni di tursiopi (Tursiops truncatus) adulti, raccolti durante il periodo 1992-2009 ha rivelato particolari molto interessanti, in generale, ma nello specifico proprio per il nostro Adriatico.
La raccolta dei campioni su animali spiaggiati è stata condotta in quattro aree, anzi cinque. Infatti, oltre al Tirreno, all'Egeo e allo Ionio, c'è appunto l'Adriatico, che però, per le sue caratteristiche geografiche e per la topografia (le profondità) dei suoi fondali è stato considerato come diviso in due bacini differenti: il settentrionale e il centro-meridionale. E anche questa, per un mare così peculiare come l'Adriatico, è comunque una semplificazione.
Infatti, le coste orientali di questo bacino sono frastagliate, rocciose, ricche di anfratti e isole; quelle italiane sono invece prevalentemente sabbiose e con fondali in genere bassi e dolcemente degradanti. E poi, la parte alta, diciamo dalle Marche in su, ha profondità molto limitate, che non arrivano mai a 100 metri, mentre al sud si accentuano, fino alla "fossa" davanti alla Puglia, di oltre 1200 metri. Questo "puzzle" di ambienti, come vedremo, influenza anche la distribuzione dei delfini.

Il dato più eclatante infatti che è emerso dallo studio è in realtà una conferma di quanto studi precedenti eseguiti confrontando le fotografie delle pinne dorsali dei delfini delle varie aree (foto-identificazione) avevano già fatto intuire: i delfini adriatici che abitano diverse aree sono relativamente isolati tra loro. In pratica le sotto-popolazioni di delfini adriatici abitano ambienti differenti e non si mescolano. Le caratteristiche fisiche e geografiche degli areali che abitano, e una certa fedeltà a questi luoghi, sono dunque più importanti di altri fattori, come la specializzazione su particolari prede, ad esempio.
Come già detto, alcuni ricercatori se ne erano già fatti un'idea con il metodo della foto-identificazione: i delfini del Golfo di Trieste non venivano mai fotografati nelle acque del Quarnero (Croazia) e viceversa; lo stesso per delfini che vivono in zona diverse, al largo della Croazia.

Non sappiamo molto dei delfini adriatici, se si fa eccezione per alcune aree, come lo stesso Quarnero, studiate a fondo negli ultimi anni. Questi frammenti di informazioni, sicuramente da analizzare, valutare e approfondire, sono comunque importanti spiragli che ci aiutano a comprendere meglio i mammiferi marini dell'Adriatico, e anche il nostro stesso mare. Conoscenze che hanno comunque anche implicazioni, per esempio nelle strategie di conservazione.

Sappiamo che i delfini adriatici vivono in un ambiente pesantemente "infestato" dall'uomo: pesca, traffico navale, inquinamento, ricerca di gas e idrocarburi. Dal momento che lo studio identifica sotto-popolazioni separate, anche le strategie di conservazione dovrebbero tenerne conto, considerando ad esempio come anche le attività umane possano essere differenti, nelle diverse aree del bacino. Gli autori sottolineano come già la Convenzione di Barcellona consideri importante l'instaurazione di aree marine protette, per i Cetacei, in Adriatico.

ResearchBlogging.orgS. Gaspari, D. Holcer, P. Mackelworth,C. Fortuna, A. Frantzis, T.Genov, M. Vighi, C. Natali, N. Rako, E. Banchi, G. Chelazzi, C. Ciofi (2013). Population genetic structure of common bottlenose dolphins (Tursiops truncatus) in the Adriatic Sea and contiguous regions: implications for international conservation Aquatic Conservation: Marine and Freshwater Ecosystems DOI: 10.1002/aqc.2415

venerdì 15 novembre 2013

A scuola di spiaggiamenti, a Padova

Segnalo con piacere il corso gratuito che si terrà a Padova il 6 dicembre e dedicato ad operatori non sanitari in merito al rilascio di cetacei e tartarughe spiaggiati vivi o in difficoltà.

Il corso si terrà nell'AULA 1, Edificio Seconda Stecca - Agripolis, Viale dell’Università 16, Legnaro, (PD)

Per maggiori informazioni potete mandarmi una mail, vi invierò l'infopack e vi girerò le mail degli organizzatori del corso.


domenica 10 novembre 2013

Rimini si è ritrovata, per parlare del suo mare

Venerdì 8 ho presentato, in una sala del palazzo della Provincia di Rimini, il progetto Rimini Soul Mare. C'era abbastanza gente, non che me ne aspettassi moltissima. Era pur sempre un venerdì, ed era una serata di cui si sapeva poco o nulla. Avevo fatto un comunicato stampa, ripeso da un paio di giornali, due interviste in tv, e un po' di pubblicità su Facebook. 
In tutto ciò, volutamente, non era molto chiaro di cosa avrei parlato, tranne che l'argomento sarebbe stato la cultura del mare a Rimini. Nei comunicati e negli annunci non c'erano loghi, affiliazioni o altro. C'era solo il mio nome, in fondo, e l'idea che si sarebbe parlato di mare e cultura. Questa cosa ha incuriosito e, forse, è stata pure apprezzata.

La serata è andata molto bene, e il pubblico era, se così si può dire, selezionato. Qualche cittadino curioso, e poi tanti, oggi si dice così, portatori di interesse. Erano rappresentati il WWF Rimini, il Circolo Nautico, un paio di circoli velici, il Museo della Marineria di Cesenatico, la sub Rimini Gian Neri, altri sub, la Legapesca, l'Associazione Vele al Terzo, la Excalibur Sailing. C'era un dirigente della Provincia di Rimini e presidente del GAC (Gruppo Azione Costiera), un consigliere comunale (presidente della Commissione Cultura); c'era Fabio Fiori di Mare Gratis, e il presidente dell'Associazione dei pubblici esercizi di spiaggia. C'era il presidente dei bagnini di salvataggio, c'era Bianca di Adria Watchers, e c'era Antonietta Righetti di Arte Amore e Fantasia (è lei che ha realizzato il logo di Rimini Soul Mare). E c'erano altri che sicuramente, purtroppo, dimentico.
Insomma la prima sorpresa e soddisfazione è stata quella di essere riuscito ad attirare tutta quella parte di città che davvero ci tiene alla cultura del mare. E in effetti, dopo la mia presentazione del progetto, la parte più interessante è stata la lunga discussione finale, in cui è emerso davvero un arcipelago di interessi e di volontà di fare qualcosa per il mare, a Rimini, al di là e parallelamente al discorso del turismo balneare. Pare che fra questi progetti e iniziative manchi un collante e un punto di riferimento, e c'è chi espressamente ha visto la mia iniziativa come qualcosa di questo tipo, o mi ha chiesto di farlo.
Insomma stimoli e feedback molti forti e generalmente positivi, un tesoro da valorizzare e fare fruttare, vedremo con quali modalità.

Ma cos'è, Rimini Soul Mare, visto che qui non ne ho mai parlato?
Nella mia città si dice che Rimini è una città sul mare, ma non una città di mare. Come se Rimini non avesse una cultura marinara, o se la fosse semplicemente dimenticata. La storia marinara di Rimini esiste eccome, ma questo, oggi, è decisamente poco percepito. Difficilmente a Rimini si parla di mare, al di fuori del contesto balneare, che ha la sua fondamentale importanza, e che può essere, non certo sostituito, ma sicuramente affiancato da offerte che integrano e che aggiungono opportunità e percorsi culturali e turistici diversi. Il turismo balneare è il pilastro su cui si basa l'economia turistica a Rimini; un modello che va forse rivisto e rimodernato, ma anche e soprattutto integrato con altre offerte. Il turismo culturale è un settore che diventa sempre più forte e affermato e che Rimini ha "inseguito" solo sporadicamente, e che potrebbe, si torna a ribadire, non sostituire, ma di certo affiancare la nostra offerta turistica più tradizionale che è quella balneare.
Rimini Soul Mare ha due obiettivi. Il primo è individuare i punti, i luoghi, le storie, già presenti nella nostra città, di un ideale percorso che ha come oggetto la cultura del mare, e come risultato l'ideazione dei percorsi didattici, educativi, turistici che consentano di andare alla scoperta dell'anima marinara di Rimini. Il secondo obiettivo è quello di formulare ulteriori proposte (eventi, idee, progetti e laboratori) che vadano a integrare e ad accrescere l'offerta di contenuti, sempre con il mare come protagonista. Fra le proposte comprese nel "contenitore" del progetto: l'organizzazione di un Festival del Mare, la proposta di percorsi didattici e laboratori per i bambini e le scuole, la definizione di percorsi turistici legati alla storia marinara di Rimini, la valorizzazione e la riscoperta dei luoghi storici della marineria, la proposta di istituzione di un'area marina protetta nelle nostre acque, e altro ancora...
Dopo questa serata posso traquillamente aggiungere un terzo obiettivo, e cioè mettere insieme, coordinare e "fare parlare" tra loro tutti le figure e le entità che sono emerse e che hanno espresso questa voglia di fare.

Venerdì ho voluto compiere un primo passo. Partire dalla città stessa. Sentire cosa ne pensa, se c'è voglia e necessità di fare qualcosa di più per il nostro mare e la sua cultura. Condivisione di un'idea e partecipazione attiva. La risposta è stata più che positiva. Andiamo avanti.