mercoledì 14 gennaio 2009

Il superpredatore

Qualche mattina fa portando i figli a scuola ho sentito due babbi che parlavano fra di loro della notizia circolata un po' ovunque, che i ghiacci non si starebbero sciogliendo e che sarebbero ritornati ai livelli del 1979. In realtà la notizia è una mezza-bufala, almeno per come è stata riportata (leggete qua, per esempio) ma non è questo che mi interessa ora. I due papà in questione ridevano della notizia, concludendo che gli scienziati non ne capiscono un'acca e che si può, massì, campare tranquilli.
Se anche fosse vero, e non è vero, che i ghiacci polari non sono più in pericolo, l'impatto dell'uomo sul clima e su ogni ambiente resta talmente elevato, incontrollato e insostenibile, che dovrebbe cancellare sorrisini ironici dalla faccia di chiunque.
Il 12 gennaio è stato pubblicato un articolo su come l'uomo, come superpredatore dei mari, stia velocemente e pesantemente "rimodellando" le specie che preda. Le "sembianze" delle sue prede, pesci in questo caso, cambiano più velocemente (del 300 %) di quanto facciano nei sistemi naturali, e del 50% di quanto avviene anche nei sistemi in cui ci sono altri impatti antropici (inquinamento, per esempio).
Le specie di pesci che vengono comunemente pescate hanno una dimensione corporea del 20 % più piccola della generazione precedente! E raggiungono la maturità sessuale con un anticipo su quanto "stabilito per natura" del 25%. Ad esempio i merluzzi del Canada si riproducevano prima a sei anni di età; ora, dopo solo 20 anni di pesca intensa, si riproducono a 5 anni di età. Attenzione, non è un particolare da poco. Più piccoli sono gli animali che si riproducono minore è il numero di piccoli prodotti!
"Gli organismi depredati dall'uomo" dice l'autore "sono quelli che cambiano più velocemente, ed è così perchè peschiamo grossi quantitativi e soprattutto esemplari di grandi dimensioni." Questi cambiamenti sono talmente rapidi che sono ampiamente visibili nell'arco delle nostre vite. Basta citare i tonni e le verdesche dell'Adriatico, che sono sempre più piccoletti (oltre che rari). Chiedete a qualunque pescatore sportivo con un po' di esperienza e presto vi parlerà dei bestioni che si prendevano una volta...
Resta poi da stibilire come popolazioni costituite da esemplari di dimensioni ridotte rispetto "al normale" influiscano sugli ecosistemi: basta pensare alla piramide alimentare e ai rapporti dimemsionali preda-predatore.
Insomma la (falsa) bella notizia dei ghiacci recuperati non è che debba farci sentire a posto con la coscienza, c'è ben altro che la specie più invasiva e insostenibile del pianeta ha da farsi perdonare.

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