giovedì 28 luglio 2011

I delfini come gli squali?

Mi crolla un mito. Sono uno strenuo difensore della superiorità degli squali sui troppo "simpatici, carini, intelligenti" delfini, e fino ad oggi potevo basarmi almeno su una caratteristica esclusiva: la capacità degli squali di percepire campi elettro-magnetici.
A parte gli scherzi su presunte superiorità, in effetti gli squali possiedo un senso molto particolare, grazie alle Ampolle del Lorenzini distribuite sul muso, che consente loro di captare appunto piccoli campi elettromagnetici, come quelli normalmente emessi da qualunque essere vivente (magari nascosto sotto alla sabbia).
Per quanto se ne sa non si conosce nulla del genere nei mammiferi, ad esclusione dell'ornitorinco (che è comunque un mammifero particolare, dal momento che depone le uova). Ed ecco invece uno studio effettuato su un delfino che vive lungo le coste orientali del Sudamerica, la Sotalia guianensis, che rivela invece come questi delfini riescano effettivamente a captare deboli campi elettrici (sebbene non con la stessa efficacia di squali e razze).
In effetti questi delfini vivono in acque che possono essere molto torbide, a causa di fango e sedimenti in sospensione, e ovviamente usano l'ecolocalizzazione (il cosiddetto biosonar) per cacciare, in genere vicino al fondo. A brevissime distanze, il biosonar è inutilizzabile, ed ecco entrare in campo il senso elettrico.

Lo studio è stato effettuato sull'unico esemplare di Sotalia che vive presso lo zoo di Muenster, in Germania. Sul rostro di questa specie esistono delle piccole depressioni, dette cripte, nelle quali, in fase embrionale, si trovano delle vibrisse, che poi cadono. Alla morte di uno degli esemplari di Sotalia del parco, sono state analizzate, in fase di necropsia queste aree anatomiche.
Poi si è passati alla fase di sperimentazione sull'esemplare vivo. Il quale è stato addestrato a nuotare via quando in acqua veniva emesso un debole campo elettrico, e a restare fermo se questo non avveniva. L'animale rispondeva correttamente. Poi è stato "isolato" il rostro del delfino, con uno scudo di plastica (vedi foto), ed ecco che allora il delfino rimaneva sempre fermo: non "sentiva" più i campi elettrici.
Il passo successivo sarà andare a studiare le Sotalia in natura, e poi, eventualmente, cercare qualcosa di simile anche in altre specie di Cetacei.
Gli squali, che captano campi elettrici da circa 400 milioni di anni, osservano con aria di sufficienza. 

lunedì 25 luglio 2011

Aiutatemi a capire

Leggete questo post, e guardate bene anche le foto. E poi aiutatemi a capire. Perchè io non ci posso credere che sia stato un gesto crudele, una ingegnosa e tremenda tortura. Non posso pensare che qualcuno, per infliggere dolore, sofferenza e morte a un animale, si sia messo lì con il polistirolo, il nastro adesivo, il legno e abbia congegnato e lavorato e realizzato quella "cosa".
Deve essere qualcosa d'altro. Forse, come scrivono gli amici di Brancaleone, un rudimentale attrezzo da pesca? Non lo so. Aiutatemi a capire.

venerdì 22 luglio 2011

Il temibile squalo tagliabiscotti

Quando tengo lezioni o conferenze sugli squali, una dei momenti che più colpiscono e sorprendono è quando mostro il Cookiecutter shark, letteralmente lo squalo tagliabiscotti. Ne parlo nella parte che riguarda le dimensioni. Faccio notare che non tutti gli squali sono enormi, e che ce ne sono invece alcuni lunghi poche decine di centimetri. Fra questi proprio il famigerato cookiecutter.
Questo piccolo squaletto ha una dentatura molto particolare, come si vede dalla foto, che anche usa in maniera molto particolare. La bocca è circondata da una muscolatura molto potente che gli consente, quando morde, di creare un effetto ventosa, mentre contemporaneamente, affonda i denti nella carne della preda. A questo punto, ecco la tecnica del tagliabiscotti: con la coda dà un colpo che lo fa ruotare su sè stesso, in modo che i denti taglino in maniera circolare un boccone di carne, che viene quindi staccata via dalla preda.
Le prede colpite dallo squaletto, in genere di grandi dimensioni come grossi pesci e delfini, non muoiono ma portano sul corpo tonde ferite, e poi cicatrici, che ricordano lo sfortunato incontro (vedi foto del delfino qui a fianco). Questi “crateri” vanno dai 5 ai 7 cm di diametro.
Questo piccolo squalo (Isistius brasiliensis) vive in acque tropicali e caldo-temperate, sia nel bacino Atlantico che in quello Pacifico, in genere nei pressi delle isole. Di giorno scende a profondità molto elevate, da 1 fino a 3,7 km, mentre di notte risale in superficie, a caccia. Su animali lenti e in difficoltà, magari perchè malati, gi attacchi possono essere numerosissimi. In alcune aree in particolare, possono essere davvero invasivi: ad esempio alle Hawaii praticamente tutte le Stenelle longirostris (delfini) adulte ne portano i segni.
Se già così questo piccolo squalo vi sembra cattivello, pensate che non è tutto: il cookiecutter ha capacità bioluminescenti, cioè il suo corpo riluce nell’oscurità, come quello dei calamari. E probabilmente usa questa caratteristica proprio per nascondersi dentro ai branchi di calamari, aspettando che per esempio un tonno, vi si butti dentro per mangiare, e lui rapido, colpisce.
Se vi è passata la voglia di fare il bagno alle Hawaii sappiate che le notizie riguardanti casi di attacchi a umani sono pochissime. Due casi sono registrati nell’International Shark Attack File, ma sono casi di morsi dati post-mortem (insomma su cadaveri). Il 16 marzo 2009, un nuotatore, proprio alle Hawaii, è stato morso prima al petto e poi, mentre risaliva sulla barca, a un polpaccio. Altri attacchi, sebbene non verificati, sono stati riportati in casi di naufragi, così come un fotografo subacqueo racconta di essere stato attaccato da “pesci lunghi 30 centimetri dal muso tozzo”.
Altro che squalo bianco, occhio al tagliabiscotti!

lunedì 18 luglio 2011

Perchè il Santuario, a quanto pare, non basta

Sul blog dell'Istituto Tethys trovate due articoli del 16 e 17 luglio che hanno entrambi a che fare con il Santuario Pelagos (o Santuario dei Cetacei). 
Mentre Giuseppe Notarbartolo di Sciara, presidente del Tethys e uno dei promotori del Santuario stesso, si interroga su MPA News sulle sfide che l'area protetta (una collaborazione fra Italia, Francia e Principato di Monaco) ha dovuto affrontare e su cosa abbiamo imparato finora, il suo collega Simone Panigada insieme ai ricercatori dell'Ispra, purtroppo ci danno cattive notizie, proprio da Pelagos.
In uno studio pubblicato sul Journal of Cetacean Research and Management, ci mettono infatti al corrente su come le stenelle striate (Stenella coeruleoalba), delfini molto comuni in quell'area, siano a quanto pare molto diminuite rispetto a uno studio simile, eseguito nel 1992. E non di poco: circa la metà.
Gli autori, proprio per poter poter confrontare i dati fra quanto rilevato nel 1992 e nello studio recente, hanno anche cercato di "ricreare" nei limiti del possibile, le stesse condizioni di ricerca: stessa area, stesso periodo, grosso modo stesse metodiche di studio. In effetti, pur con le dovute precauzioni dovute proprio alle metodiche, la conclusione è che gli autori "avvisano circa la possibilità di una riduzione nell'abbondanza delle stenelle striate, rispetto alle stime del 1992, in un'Area Marina Protetta espressamente concepita per proteggere i Cetacei".
Questo credo sottolinei quanto la denuncia di Notarbartolo di Sciara circa le carenze nella gestione del Santuario sia quanto mai attuale. E questo nonostante gli sforzi dell'UNEP (il Programma Ambiente delle Nazioni Unite) per stabilire una serie di Aree Protette di Importanza per il Mediterraneo (SPAMI) che vadano oltre le giurisdizioni nazionali e di cui Pelagos è per ora l'unica già attiva.
Ma la lezione appresa dal Santuario dei Cetacei è proprio questa, dice Notarbartolo di Sciara: "Io penso che noi siamo di fronte a un esempio di mancanza di leadership politica nella regione [mediterranea]. La lezione che ne consegue è che è inutile mettere insieme le migliori competenze scientifiche, legali e manageriali per giungere a un piano ragionevole di protezione del mare, se non c'è la volontà politica di trasformare questo sforzo in risultati tangibili nel mondo reale."

mercoledì 13 luglio 2011

No alla ricerca di idrocarburi tra il Gargano e le Isole Tremiti

Guido Pietroluongo è uno studente di Medicina Veterinaria dell'Università degli Studi di Teramo. Non lo conosco di persona ma è evidentemente una persona in gamba. E' impegnato, non da solo ovviamente, in una battaglia che ritengo sacrosanta. Infatti il Ministro Prestigiacomo ha consentito la ricerca di idrocarburi tra il Gargano e le Isole Tremiti da parte della Petroceltic Italia S.r.l., una società gestita da una  multinazionale irlandese, che sonderà i fondali alla ricerca di petrolio nella previsione di un progetto per la creazione di un possibile pozzo di prova. Questa attività sarà svolta con i famosi air-guns e soprattutto si svolgerà in un’Area Marina Protetta istituita e riconosciuta a livello legislativo perché di fondamentale importanza per la sua ricchezza di biodiversità e per la risorsa turistica che rappresenta.

Io avevo promesso una lettera in cui prendevo posizione sulla questione. Non ho mai mantenuto la promessa. Ma Guido continua comunque indefessamente a mandarmi lunghe mail per tenermi aggiornato sulla questione. L'ho già ringraziato privatamente e ora lo faccio anche pubblicamente.
Il minimo che possa fare è dare voce alla sua battaglia, attraverso il blog. E lo faccio direttamente con le sue parole e riportando le ultime notizie su questa questione.

"Le Regioni Puglia e Molise insieme a numerosi Comuni e Associazioni ambientaliste (FAI, WWF, Legambiente, CSN, LIPU…) si sono finalmente costituite in giudizio dinanzi al TAR per il decreto inerente all'area d505. Le ragioni sostenute dagli avvocati sono in primis di natura giuridica, per quanto riguarda il mancato coinvolgimento nella procedura di V.I.A. della Regione Puglia e del Parco Nazionale del Gargano, secondo poi per quanto riguarda l’impatto ambientale di tali attività e gli eventuali pericoli di un futuro pozzo petrolifero in Adriatico soprattutto per il mancato esame cumulativo dei progetti (11 in totale) trattati singolarmente.
Infatti ad oggi ancora altri decreti sono stati emanati (di prossima scadenza) e sono in fase di osservazione da parte del pubblico altri studi di impatto ambientale inerenti ad altre aree.

Il 18 Giugno u.s. è stata proposto e firmato l’atto di costituzione della “Rete di Associazioni per la Difesa e la Valorizzazione del Mar Adriatico e del Mar Jonio” ancora in fase di programmazione per la numerosa partecipazione e le numerose questioni e azioni da affrontare e pianificare concretamente.

Il 25 e il 26 Giugno u.s. dall'Abruzzo alla Basilicata (con eventi anche in Liguria e Trentino) si è formata sulla costa una catena umana per l'evento globale di "Hands across the Sand", promosso in Italia dalla Prof.ssa Maria Rita D'Orsogna (Fisico della Califormia State University) da sempre in prima linea nella campagna contro le trivellazioni off-shore e a favore delle energie pulite.

Il 30 Giugno u.s. alle Isole tremiti il cantante Lucio Dalla insieme ad altri artisti si è esibito in un concerto “Il mare e le stelle” per porre ulteriore attenzione da parte dei Media sulla questione.

Infine l’Associazione HabitatLAB Onlus ha promosso una petizione popolare che già conta migliaia di firme, per il riconoscimento del “MARE ADRIATICO” come appartenente al Patrimonio Naturale Culturale Mondiale dell’Umanità da parte dell’UNESCO.

Si spera che con le vacanze estive l’attenzione sulla causa rimanga alta anche se purtroppo l’organizzazione di questa Rete continua a soffermarsi soprattutto su temi di natura economico-turistica, con grandi carenze logistiche sui programmi da attuare e sostenere per mancanza di esperienza e conoscenza del modus operandi.

Distogliere l’attenzione da queste delicate questioni per una pausa estiva significherebbe lasciare spazio e tempo di agire e programmare da parte delle compagnie petrolifere e il nostro mare, già fortemente minacciato su più fronti, non se lo può permettere."

domenica 3 luglio 2011

I pesci che... mangiano plastica

Vi segnalo questo articolo che ho scritto per www.scienze-naturali.it:

http://www.scienze-naturali.it/primo-piano/i-pesci-che-mangiano-plastica

Qui sotto invece il link a una puntata della trasmissione "Terrazza Kursaal" andata in onda il 21 giugno scorso, per la tv nazionale di San Marino, in cui sono ospite, per parlare di mare, nei primi 20 minuti:

http://www.smtvsanmarino.sm/produzioni/default.asp?id=380&cat=86&idvideo=9411

Fino al 10 luglio sarò in vacanza, quasi sicuramente senza internet. Un saluto a tutti e ci si rivede dopo l'11.