venerdì 12 dicembre 2008

Sono un giapponese anch'io?

Sul blog Shifting Baselines c'è una bella discussione che nasce dal post scritto da Jennifer Jacquet dal titolo "What Can We Learn from Cockroaches of the Sea?" Il titolo nasce dalla definizione che un personaggio pubblico giapponese ha dato delle balenottere minori, definendole appunto "scarafaggi" (cockroaches) del mare. Ma l'argomento è un altro.
Jennifer ha mostrato ai suoi studenti questo grafico:
Dal grafico si deduce il drastico declino delle balenottere azzurre, la linea blu, che sono ormai ridotte al 5% rispetto a quale, si stima, fosse la popolazione iniziale (le barre viola sono invece le catture dovute alla baleneria).
Poi ha mostrato un secondo grafico, relativo questa volta alla balenottere minori, quelle cioè che tutt'oggi vengono continuamente cacciate dalle navi baleniere, soprattutto giapponesi.
Dal grafico si vede che le balenottere minori se la passano decisamente meglio. A questo punto la domanda rivolta agli studenti è stata: perchè, pur guardando questo grafico, noi non vogliamo che le balenottere minori vengano cacciate e uccise?
Dopo diverse risposte date facendo riferimento proprio al grafico, qualcuno ha infine risposto: perchè pensiamo che sia sbagliato farlo. Risposta esatta, dice la Jacquet. E aggiunge che anche se i dati non sostengono una battaglia per la protezione delle balenottere comune (la popolazione è relativamente sana) l'etica invece sì.
Discorso delicato e abbastanza ostico direi. E, in generale, non sono troppo d'accordo. La questione etica, soprattutto riguardo agli animali, impone subito delle distinzioni, delle linee di demarcazione. E infatti la discussione che si accende nei commenti rotola subito qua. Perchè non è etico o è immorale uccidere balenottere minori e non lo è pescare pesci, o macellare maiali e polli? Ovvio che se si prende questa direzione, si va verso un mondo di vegetariani (almeno finchè qualcuno non metterà in dubbio se sia etico uccidere organismi viventi, anche vegetali...).
Infine ecco che si arriva a dire che è la "provata" intelligenza di balene e delfini, e la loro, sebbene poco definita, coscienzà di sè, a fare da spartiacque.
Insomma, animali intelligenti hanno dei diritti, gli altri meno.
Ma non sarà forse che usiamo un metro di giudizio troppo "umano"? Siccome siamo animali intelligenti, ecco che l'intelligenza è l'elemento che determina la questione. Mah...
E se vedessimo l'intelligenza dell'uomo, e degli altri animali che ne siano eventualmente in possesso, come un carattere adattativo come il collo delle giraffe, il senso elettromagnetico degli squali, il guscio delle tartarughe? Non concederemmo allora a tutti gli animali certi diritti, come per esempio il diritto a non essere depredati oltre al loro limite di sopravvivenza?
Insomma, sono dalle parte dei giapponesi? Oddio...

9 commenti:

  1. Io penso che la crudeltà sia crudeltà indifferentemente dalla specie animale a cui viene afflitta. Mi fa pena una balena come mi fa pena una gallina o un maiale. Da un po' di tempo rifletto seriamente sulla possibilità di diventare vegetariana. Perchè? Semplice, non mi sento apposto con me stessa, non mi sento in linea con ciò in cui credo e anche perchè credo che viviamo in una società che da troppa importanza al cibo. Noto che molte donne vivono per cucinare. Si alzano la mattina con in testa soltanto il pensiero di cosa preparare per pranzo. Lavati i piatti del pranzo iniziano a cucinare la cena e via così, giorno dopo giorno. E' possibile che la vita di una donna, di una moglie, di una madre si riduca a questo? Certo, ci sono giovani donne che lavorano ma anche quelle hanno cmq in testa la preparazione dei pasti. Si stressano e si stancano per riempire i sensi di colpa provocati dal fatto che lavorano. Nonostante l'emancipazione del sesso femminile dentro di noi sentiamo ancora il peso di ciò che la società ci ha fatto credere da secoli; "il posto della donna è in cucina". Ci sono ancora persone che la pensano in questo modo. Questa è una prospettiva della faccenda un po' strana , lo so, ma è una cosa a cui penso ogni volta che mi domando: ho davvero bisogno di mangiare altri esseri viventi? La natura offre tante altre alternative. e' una scelta personale quella che noi facciamo. Come decidiamo di non consumare la zuppa di pinna di squalo possiamo decidere di non mangiare maiale o pollo o mucca...
    Dipende da quanto profondamente sentiamo il problema, da quanto tocca la nostra coscenza. Non è mai semplice cambiare abitudini che sono radicate nella nostra vita e nella nostra cultura ma, si può fare, di questo sono convinta.

    Christina

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  2. Non è inquietante: è la realtà!
    E' una delle domande che ci si pone alla Commissione internazionale baleniera (IWC): commissione che per statuto ha il compito di "regolare la caccia" ... ora c'è una moratoria, ci sarebbe una procedura per calcolare il numero di balene da cacciare senza mettere in pericolo le popolazioni (revised management procedure), ma ... ma è un tabù, quello di parlare di "levare la moratoria" per mettere in atto la gestione regolamentata ... che porterebbe probabilmente a un numero minore di balenottere cacciate dai giapponesi (perché, per quanto ne so, dovrebbero essere valutati tutti gli esemplari cacciati, anche quelli "per scopi scientifici"), ma ... ma vorrebbe dire accettare che vengono uccise delle balene, con il pieno consenso della IWC e ovviamente dei suoi membri. E per non dover toccare questo tema si procrastina un po' tutto ... si "tira in là" ... Allora o un giorno ci si decide a cambiare gli statuti di questa associazione facendola diventare davvero "per le balene" o è una messa in scena.
    E ... e se il grafico dei globicefali (balene pilota) uccise dalla gente delle Faroer (dove non cresce nulla tranne che patate, e la carne viene importata ... dunque da macelli ... magari trasportata per mezz'Europa?) fosse lo stesso che per le balenottere minori? Più etico mostrare ai propri figli cosa sta dietro alla bistecca messa sul piatto o nasconderglielo? E se non bisogna cacciarle perché inquinate ... chi è da "condannare"? Noi, che inquiniamo i mari con i nostri scarichi o la manciata di persone delle Faroer, che si procura il cibo davanti a casa loro e sicuramente non è colpevole dell'avvelenamento costante dei globicefali? Ma quell'avvelenamento non è così drammaticamente vistoso come la laguna piena di sangue ... è costante, cronico ... e se i globicefali dovessero estinguersi, probabilmente sarà più per il fatto che sono intossicate, che dal fatto di essere cacciate quando si avvicinano alla Faroer ...

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  3. Christina: e se le balenottere non fossero uccise crudelmente, ma uccise e basta? Insomma se nell'equazione ci metti dentro la crudeltà siamo tutti d'accordo. Ma se i giapponesi le uccidessero con un colpo secco e preciso? In effetti, stamattina allo specchio mi pareva di avere un po' gli occhi a mandorla...
    Per fortuna il bel contributo di Yubi mi rende chiaro che non sono impazzito del tutto!!

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  4. Grazie Marco!
    Non sono riflessioni facili: io fatico ad ammazzare (per lavoro) delle larve d'insetto, perché altrimenti non le posso identificare, e devo identificarle ... figuriamoci se mi trovassi davanti a qualcosa di più grande. Ma mangio carne, non molta, ma la mangio ... dunque ...
    Quelle che ho posto sono domande che mi pongo anch'io, alle quali non per forza ho una risposta ...
    Non so quanto si sappia: da decenni la presso la Commissione baleniera si discute sul modo di uccidere "in modo umano" i cetacei .. devo aggiungere che finora non si è arrivati a nessun accordo?

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  5. Tempo fa si parlava delle popolazioni native indiane del nord America. Hanno sempre cacciato balene e continuano a farlo. Anticamente le balene venivano cacciate per dar da mangiare alle proprie comunita' ora, vendono la carne di questi animali al miglior offerente. E' chiaro che c'e' speculazione ed e' chiaro che questa e' una realta' dei nostri tempi. Del fatto che alcune specie marine si possano estinguere per colpa dell'inquinamento si e' capito ma, perche' aggiungere un ulteriore aggravante che permette la caccia (seppur regolamentata) di questi cetacei? Scegliamo il male minore pensando che un colpo secco e preciso sia piu' "umano". Il fatto e' che gli equilibri naturali sono talmente diastrati da non lasciar spazio a negoziazioni di sorta. Rischiamo di perdere tutto. I vongolari ora chiedono di poter pescare molluschi piu' piccoli. Se questo non e' un indice che mostra lo stato in cui sono gli ecosistemi marini?!
    La chiave non e' condonare o giustificare il comportamento degli abitanti delle Faroer dicendo che non saranno loro i responsabili di una eventuale estinzione di globicefali. Si, chi inquina e' un criminale tanto quanto loro. La gente delle Faroer va forse, compresa ma il problema va risolto attraverso l'educazione ed il rispetto per l'ambiente che ci circonda. Se possiamo condonare la strage di globicefali allora dobbiamo anche trovare il modo di condonare il "finning". Molto spesso le persone che fisicamente tagliano le pinne degli squli sono persone che muoiono di fame, sono anche bambini.
    Nell'epoca in cui viviamo non possiamo giustificare queste azioni perche' lo spirito con cui si fanno non e' come quello dei vecchi indiani d'America. Non si caccia per sopravvivere, si caccia per guadagnare e si sfrutta la disperazione di chi magari ha bisogno di un lavoro per pter mantenere la propria famiglia.

    Christina

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  6. Riguardo alla IWC già Mowat negli anni '60 faceva notare quanto non fosse affatto "dalla parte delle balene", non mi sembra che dopo 40 anni le cose siano andate migliorando... anzi... forse se avesse veramente fatto fin dalla sua fondazione quello che voleva far credere fosse il suo proponimento ora di balene ce ne sarebbero di più...
    quello che regola queste questioni e che prevale, purtroppo sempre, è il mero interesse economico.
    Se un animale, qualsiasi animale, è a rischio estinzione non va ucciso, se fosse l'etica il metro allora andrebbe applicata a qualsiasi essere vivente...
    è vero anche ne uccidiamo di più globalmente tutti i giorni inquinando l'ambiente, ma non credo che gli abitanti delle Faroer non inquinino come gli altri, e mi sta bene che peschino i globicefali per nutrirsi, ma non che facciano delle stragi inutili mascherate da rito di iniziazione.

    la carne, pochissima, la mangio anche io, e se penso che gli animali di allevamento che mangio sono nutriti con i foraggi che provengono dall'africa, dove ci sono intere popolazioni che muoiono di fame, allora mi dico che non ho nessun diritto di esprimere giudizi, è solo che mi dispiace per lo scempio che l'uomo fa del mare in tutti i sensi... in nome solo del denaro

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  7. Facendo solo una semplice osservazione sulle specie animali, e lasciando stare l'etica umana, esistono motivi chiari per cui la caccia alle balene è da considerarsi un "errore" nell'evolversi delle interazioni tra animali (uomo incluso) sul pianeta terra: i cetacei svolgono molteplici ruoli all'interno dell'ecosistema marino e fare pressione sulle specie significa mettere a rischio equilibri che una volta saltati, produrrebbero un effetto domino che l'uomo, come per molti altri eventi naturali, non è in grado di prevedere e, di conseguenza, moltoprobabilmente di porvi anche rimedio. Il fatto che in certo arco di anni che, sempre per l'uomo, sembra anche importante, la popolazione di una popolazione appaia stabile, non vuol dire che a lungo termine non produca effetti irreversibili che si possono mostrare a catena in brevissimo tempo; l'impoverimento del bagaglio genetico ad esempio, può rapperesentare una bomba ad orologeria per la specie.
    La differenza con altri animali "commestibili", da un punto di vista prettamente biologico, è dato dal fato che:
    a. una balena non la si può allevare
    b. i ritmi di riproduzione sono motlo lenti, e ancoa oggi non si conosce se e quanto esista un tetto accettabile di pressione sulla specie attraverso la caccia, quindi, nel dubbio, la cosa più saggia non è certo agire, e quindi cacciare comunque, nella totale inconsapevolezza delle conseguenze.
    Se invece vogliamo vederla dal punto di vista umano sono stati fatti dei calcoli a livello economico, per cui è stato provato che l'industria del whale watching (avvistamento balene turistico)ha un potenziale di introiti che supera di gran lunga quelli derivati dalla caccia; quindi anche da un punto di vista economico non conviene.
    Quindi, invece di perderci nei vicoli ciechi della morale e dell'etica in cui è facile gettare l'opinione pubblica, perchè invece non ci si chiede perchè si continua la caccia, o meglio, per chi, visto che alla società umana non conviene sotto nessun aspetto?

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