lunedì 3 maggio 2010

Chi danneggia chi

Delfini e pescatori sono in competizione? Sì, ma ci rimettono i delfini.

E’ di circa un mese fa la notizia di un delfino ucciso in Sardegna da otto colpi di arma da fuoco. Non è la prima volta che si apprendono notizie del genere. Magari non sarà neanche l’ultima. Purtroppo è noto che c’è anche chi si diverte a sparare in mare a delfini o tartarughe, anche se probabilmente non è questo il caso.
L’animale di cui si parla infatti, sembra invece essere stato ucciso da qualcuno a bordo di un peschereccio. Era un tursiope adulto di circa 250 kg. Si suppone che a sparare sia stato qualche pescatore in quanto i colpi sono stati esplosi da distanza ravvicinata, dunque forse per evitare che il delfino mangiasse dalle reti.
Per molti pescatori i delfini sono una peste, dal momento che possono appunto rubare pesce dalle reti e anche rompere con i denti le reti stesse. A questo livello, non c’è dubbio che questo sia possibile, anche se forse (forse!?) sparare direttamente al delfino sembra davvero una crudele esagerazione.
Passando però dal particolare al generale, diffusa è l’accusa che i delfini “impoveriscano” le risorse ittiche, a scapito della pesca. Insomma, delfini come competitori dell’uomo nell’accesso alle risorse del mare. Tutto sommato, mangiamo le stesse prede, più o meno. Ma sarà così? Pare proprio di no.
Una ricerca molto recente condotta da ricercatori italiani in Grecia, sembra infatti dimostrare il contrario. Nell’area di studio vivono 15 delfini comuni (Delphinus delphis) e 42 tursiopi (Tursiops truncatus); nella stessa area pescano 307 imbarcazioni. Calcolando, nell’arco di un anno, quanta biomassa (in pratica la quantità di materiale biologico) delfini e barche riescono a prelevare, il risultato è palesemente sbilanciato: poco più di 100 tonnellate i delfini, poco meno di 3500 tonnellate i pescherecci (2,9% contro il 97,1%).
Ma il tipo di biomassa sottratta è la stessa? Più o meno sì, dipende molto dal tipo di rete ma anche dalla specie di delfino. I delfini comuni “pescano” in maniera molto simile alle reti a circuizione, i tursiopi invece al tremaglio e allo strascico.
In definitiva, lo studio porta alla conclusione che la pesca non subisce affatto la “competizione” dei delfini, mentre è vero invece che la pesca eccessiva sottrae prede ai cetacei, e dunque li danneggia fortemente.

1 commento:

  1. La pesca indiscriminata con tutto ciò che comporta in termini economici ed ecologici porta, pressocché ineluttabilmente, verso il "mare vuoto". Del resto è quello che già si vede nell'Adriatico e nello Jonio. Occorrerebbe una seria conferenza internazionale che portasse ad un contenimento sostanziale della pesca industriale con la contemporanea salvaguardia dei mari più debilitati (in primis: il nostro mediterraneo).

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