venerdì 16 agosto 2013

Sorriso di squalo

Per le due conferenze di questi giorni a Museo della Marineria di Cesenatico (a proposito, stasera secondo incontro: Il Mare che non ti Aspetti), ho tenuto i contatti con una collaboratrice del Museo stesso: Elisa Mazzoli. Lei fa un sacco di cose con i più piccoli: scrive libri, organizza serate e incontri, legge e racconta storie. Questo è il suo blog
Appena presi i contatti, più di un mese fa, molto carinamente mi ha mandato un suo libro, "Sorriso di Squalo", visto che il mio primo incontro sarebbe stato sugli squali. Io ne ho letto un po' qua e là, poi l'ho messo via con l'intento di leggerlo insieme a mio figlio di 6 anni.
Ma, dopo la conferenza di venerdì scorso sugli squali, e dopo avere conosciuto Elisa, mi è tornato in mente e così la mattina dopo l'ho iniziato e finito (è un libro per bambini).
Mi è piaciuto molto. La storia è delicata, leggera e dolce, e gli squali entrano nel racconto molte volte, ma quasi a piccoli passi. Non danno mai l'impressione di esserne i protagonisti. Eppure si parla di loro, di come sono fatti, come vivono, e anche di problemi terribili, come il finning (ne ho scritto tante volte, per esempio qua). Insomma piccole e vitali informazioni che i bambini raccolgono seguendo e appassionandosi alla storia, che ha molti spunti carini e dunque coinvolge.
Alla fine c'è persino un personaggio che si chiama Pippo, che "parla e ricorda, e quasi piange quando pensa alla prima tartaruga che ha curato e rilasciato in mare...".

Insomma, il libro vale la pena leggerlo e farlo leggere ai vostri bambini, e io ho voluto approfondire il discorso con Elisa, a cui ho rivolto qualche domanda.

Come ti è venuta l'idea del libro, perché proprio gli squali?
L’editore Coccole Books di Cosenza ha creato una collana di libri di narrativa per bambini, la Coccole Green, tutta dedicata agli animali in pericolo di estinzione. Conoscendo l’ambiente in cui vivo e lavoro, mi hanno chiesto di scrivere un racconto su un animale marino. Io ho scelto subito lo squalo, paragonandolo a tanti bambini che incontro nelle mie esperienze di narratrice e mediatrice culturale per l’infanzia. Bambini che terrorizzano gli altri bambini e gli adulti per il loro essere diversi, ma di cui in realtà non si conosce abbastanza: se si facesse lo sforzo di ascoltarli per capire i loro bisogni e le loro qualità, allora non si manifesterebbero nei loro confronti tanta paura e tanto scherno.
Nel mio piccolo romanzo ci sono due ambientazioni: il fondo del mare dove si svolge la vita di un cucciolo di squalo e della sua mamma, e il mondo terrestre dove la protagonista Greta e il suo nuovo amico Danilo si appassionano di squali, e studiano e cercano e scoprono fino ad arrivare alla conclusione che il vero terrore dei mari non è lo squalo...

Quanto è difficile (o facile) scrivere o raccontare storie per i ragazzini?
Scrivere per bambini non è semplice. Fino ad ora ho scritto una trentina di pubblicazioni tutte per loro (età di riferimento 2-11 anni). Per me questo lavoro è facile nel senso che non ne potrei fare a meno, è quello che mi piace fare da sempre, sin da quando ero piccina sono appassionatissima di lettura e di libri; ma è anche difficile nel senso che è impegnativo, è un mestiere serio perché mi rivolgo a persone che sbocciano, che stanno conoscendo se stesse e il mondo, e devo e voglio essere spiritosa, avvincente, simpatica, ma anche profonda, onesta e leale.
Per aspirare ad essere tutte queste cose bisogna impegnarsi ed esercitarsi molto, confrontandosi quotidianamente con i destinatari delle scritture, i bambini e i ragazzi, a cui non è necessario chiedere di essere sinceri nel loro giudizio: loro sono la bocca della verità, e se hai creato una storia che non li convince te lo dicono immediatamente e senza mezzi termini.

Stiamo facendo abbastanza? Scrivere, parlare, fare divulgazione e educazione basterà a garantirci nuove generazione più consapevoli e più rispettose dell'ambiente?
Credo che stiamo facendo ciò che è necessario, e che se scegliamo il mestiere di educatore e di divulgatore dobbiamo sempre farci la domanda: stiamo rispettando coloro che ci ascoltano e che ci leggono? Siamo onesti con noi stessi e con gli altri? Abbiamo comportamenti coerenti con il messaggio che cerchiamo di trasmettere?
Credo anche che la buona divulgazione si debba accompagnare ad una pratica alta e illuminata di educazione, perché il ruolo principale nel formare le nuove generazioni è quello dei genitori, esempio fortissimo, primario e decisivo per la formazione di qualsiasi individuo.


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