martedì 10 aprile 2007

Tesori in spiaggia (2)

Abbiamo visto in un post della settimana scorsa quali e quanti siano i dati che la Fondazione Cetacea ha accumulato nella sua storia, relativamente ai Cetacei spiaggiati sulle coste romagnole e marchigiane. Ed è stato sottolineato come tutti questi esemplari ritrovati in spiaggia già morti, siano comunque importanti per la ricerca scientifica.
Abbiamo detto che 143 delfini in 19 anni costituiscono un buon patrimonio di dati, informazioni e campioni biologici. Che dire allora delle tartarughe marine? Come vedremo, le cose sono forse ancora più interessanti, almeno dal punto di vista… quantitativo.
L’area che Cetacea copre per le tartarughe marine è cambiata diverse volte nel corso degli anni, a seconda delle disponibilità e della collaborazione con altri enti. Attualmente vengono segnalate alla Fondazione tutte le tartarughe sul territorio marchigiano (ma meno verso sud, purtroppo) e sulla costa della Romagna fino alla foce del Reno (cioè le provincia di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna). Nella provincia di Ferrara lavora invece un altro ente: Archè.
I dati vanno dal 1986 a oggi, ma un lavoro intenso e sistematico è stato fatto solo a partire dal 1993. Questi dati, soprattutto se confrontati con gli spiaggiamenti dei delfini, sono impressionanti. Le tartarughe marine, tutte della specie Caretta caretta, sono in totale 1089. Considerando solo quelle dal 1993 al 2006, si ha una media per anno di quasi 75 esemplari. Se già questa sembra alta, le cose peggiorano se si considera invece solo un periodo più recente. Ebbene, dal 2001 al 2006 la media sale a 108 tartarughe morte all’anno. Questo valore indica che c’è un andamento in aumento di questo fenomeno, aumento che però non è detto che sia legato a un aumento delle tartarughe in mare, o peggio a una maggiore mortalità delle stesse. Il maggiore numero di tartarughe rinvenute negli ultimi anni potrebbe invece essere un indice sia del buon lavoro svolto dalla Cetacea nella sua presenza sul territorio, sia di una maggiore sensibilità verso queste problematiche, che porta a una maggiore attenzione e puntualità nelle segnalazioni degli spiaggiamenti.
Da notare che è relativamente più facile che una tartaruga si spiaggi ancora viva. Infatti sul totale di 1089 esemplari, 290 erano animali ancora in vita. In genere una piccola percentuale di questi, attorno al dieci per cento, sono animali che non vengono nemmeno ospedalizzati, in quanto in genere muoiono nell’arco di poche ore a causa delle condizioni molto gravi in cui vengono ritrovati. Gli altri vengono ospitati nelle vasche dell’Ospedale delle Tartarughe, da dove, una volta guariti sono poi riportati in mare.
Ovviamente a fronte di numeri di tartarughe spiaggiate così alti, viene logico chiedersi i motivi di questi eventi. E qui che i dati cominciano a non dare più risposte. In genere infatti sul totale delle tartarughe trovate già morte, in nove casi su dieci, la carcassa è in stato di avanzata decomposizione. Il che non permette di formulare ipotesi valide sulle cause. Anche se molti sono comunque i riscontri di animali con acqua nei polmoni, quindi annegati. Questo può far pensare a intrappolamenti in strumenti da pesca. Probabilmente, insieme alle cause naturali, i maggiori responsabili di questi fenomeni.

1 commento:

  1. Sempre interessanti i vostri articoli ...
    Vengo a leggervi sempre con piacere ... è quasi un'appuntamento quotidiano

    Miky

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