venerdì 2 settembre 2011

Delfino morto, e polemiche

Vorrei invitarvi, se avete qualche minuto di tempo, a leggere questa sequenza di articoli, tutti relativi allo spiaggiamento e alla morte di un cucciolo di delfino (tusiope), in Toscana:

Qualche considerazione, così, come viene:
- il delfino era un cucciolo, solo, malato. Era condannato. Questo non cambia la sostanza delle cose nè della polemica che ne è seguita, ma va tenuto presente soprattutto per non farsi condizionare nel giudizio nel momento in cui si pensa: facendo questo, facendo quello, lo si poteva salvare;
- mi sembra una situazione in cui tutti hanno ragione: i bagnanti che sono intervenuti, per non aver voluto restare con le mani in mano (umanamente impossibile) e per la loro legittima lamentela sul fatto che le autorità o gli esperti non sono intervenuti in tempo; gli esperti che, come ha spiegato la dr.ssa Marsili, non hanno avuto il tempo di farlo (conosco personalmente Letizia, e spero che il mio giudizio non sia influenzato da questo, ma le sue spiegazioni mi paiono convincenti);
- c'è stato un "interventismo" esagerato nei bagnanti? Dai racconti, sembra di sì, anche se pienamente giustificabile. Ma forse, trovandoti alla prese con qualcosa di più grande di te, e di cui non sei esperto, è meglio stare sul "meno fai, meglio è". Insomma, fai il minimo indispensabile (si racconta invece, non so se sia vero, del delfino trattenuto contro la sua volontà, di respirazione bocca-sfiatatoio...), metti la situazione in sicurezza per quanto possibile, poi aspetta l'arrivo di chi è competente. Il quale non sempre però, è bene saperlo, arriva in tempo
- c'è, in Italia, una carenza di personale, enti, strutture, autorità autorizzate e competenti a intervenire in questi casi? Oh sì. Anche se, stranamente, la Toscana, essendosi dotata di una sua rete regionale, dovrebbe essere una regione fra quelle messe meglio. Ma i gruppi che possono e sanno intervenire sui vivi sono davvero pochi. Speriamo che, quando sarà a regime, la task force voluta dal Ministero dell'Ambiente, la prima del suo genere di questo tipo, cioè con dotazioni tecniche e di personale davvero di alto livello, possa ben presto ripianare questa mancanza. Ma non illudiamoci, casi come questo ricapiteranno. 

Letizia Marsili, in un lungo commento su Facebook scrive: "Per quel che riguarda i fatti, avevo appena iniziato a cenare quando ho ricevuto la chiamata e alle 23 ho fatto la dissezione. Neppure con un aereo sarei potuta intervenire in tempo visto che Carbonifera si trova a circa 1 ora e mezzo da Siena e l'animale è deceduto alle 21." Nonostante ciò, la polemica si è accesa. Perchè l'animale comunque è morto. E anche se non sta alla "gente comune" essere preparata su come si interviene su un Cetaceo spiaggiata, forse una migliore è più completa "cultura della natura" dovrebbe contemplare anche la morte come un fatto spesso inevitabile. Naturale.

3 commenti:

  1. Ciao Marco, sono pienamente d'accordo con te.

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  2. Ciao Marco, anch'io mi trovo pienamente d'accordo con te. Ma capisco pienamente il senso delle tue parole solamente ora, dopo diversi anni e dopo una buona dose di impegno personale che mi ha portata a comprendere al meglio l'ecosistema marino nel suo intero. Purtroppo, nell'immaginario collettivo i mammiferi marini, ed in particolar modo i delfini, vengono ancora identificati e relazionati a cio' che la tv ed i vari parchi acquatici ci hanno propinato. I delfini continuano ad essere tanti "flipper" che ci sorridono allegramente e che vogliono essere nostri amici. Nel corso degli ultimi decenni e' mancata, anche in questo campo, l'informazione vera, quella reale, che pone il delfino nella sua condizione naturale, ossia di animale che vive nel suo habitat naturale e che e' fortemente minacciato da comportamenti umani scellerati. Leggendo delle polemiche che sono scaturite da questo evento continuavo a chiedermi: e se quel cucciolo di delfino fosse stato uno squalo? Come avrebbero reagito i bagnanti? Si sarebbero innescate le stesse polemiche? Personalmente credo proprio di no e credo anche che, come al solito e' l'informazione che fa la differenza. Come mai nessuno si ribella al fatto che i delfini vengono trattati come clown nei parchi acquatici, perche' in pochi sappiamo il modo in cui vengono catturati i delfini destinati al nostro intrattenimento a pagamento? Semplicemente perche' certe notizie non devono passare. Per cui, ci siamo solo noi, quattro gatti che lungo tutto il territorio nazionale cerchiamo di portare avanti la sensibilizzazione necessaria per invertire certe tendenze distruttive ed improduttive. Improduttive perche' l'informazione distorta che ha plagiato il pensiero ed il conseguente comportamento della collettivita' riguardo questo tema annulla il lavoro di persone come te e della signora Letizia che seppur toccati umanamente dalla morte di questo piccolo delfino hanno il dovere di mantenere l'obiettivita' che la scienza ed il mondo naturale ci impongono. La morte fa parte della vita e, a volte tutto l'amore, e tutta la buona volonta' di questo mondo non possono evitarcela. Cio' che invece possiamo fare e' modificare le nostre cattive abitudine ed il nostro stile di vite personalistico per garantire ad ogni ecosistema la possibilita' di vivere, libero dai soprusi che l'uomo troppo spesso gli infligge e che sta inesorabilmente determinando la distruzione del Pianeta.
    Un caro abbraccio.
    Christina Pacella

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  3. Continuo a leggere frasi fatte del tipo: "la morte fa parte della vita", "animale condannato", etc.
    Ma che significa? Credo che proprio un simile approccio burocratico sia devastante verso chi ama questi animali (e sa bene che ve ne sono nei delfinari) e gli animali stessi, guarda caso sempre meno numerosi, sempre più bisognosi di un intervento, corretto, umano. Marco Affronte queste cose le sa benissimo poiché ha avuto la grandissima fortuna di poter salvare un delfino non con le chiacchiere ma con i fatti.
    E' evidente che la biologa che ha rilasciato la propria testimonianza non si è resa ben conto di ciò che ha significato per quei bagnanti cercare di fare qualcosa per il cucciolo delfino e, sotto la spinta emotiva e probabilmente per giustificare il proprio debole intervento, ha imbastito una sorta di processo alle intenzioni.
    Ma qui si richiede un atteggiamento diverso che vada ben oltre il semplice denunciare o l'ammonire vacuo.
    Credo che, a prescindere dal purtroppo infausto esito della vicenda, sia da tenere nella massima considerazione la spinta affettiva di quelle persone verso i delfini. E ricordare sempre che, bene o male, sono animali speciali che non è possibile storicamente accostare a pesci qualsiasi. Non si tratta di scienza ma di un atteggiamento umano che andrebbe veicolato positivamente verso una maggiore consapevolezza ecologica. Questo sì.
    manuel

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