giovedì 17 novembre 2011

Io e Il Quinto Giorno

Sto leggendo il romanzo "Il quinto giorno", che è praticamente un thriller ma legato e ambientato negli oceani. "Nelle profondità del mare è cominciata la caccia al più pericoloso essere vivente mai apparso sulla Terra: l'uomo.": c0sì recita in quarta di copertina. Non potevo non leggerlo.

A un certo punto, descrivendo uno dei protagonisti, Anawak, un biologo marino inuit, si legge così: "si faceva vanto di trattare la scienza con misura. Anzi tutta la sua vita era improntata al senso della misura: lui non beveva, non andava alle feste e non si metteva mai in mostra, sostenendo tesi azzardate, solo per creare scompiglio. Non credeva in Dio e non accettava neppure nessun comportamento improntato alla religiosità. Provava avversione per ogni forma di esoterismo. Evitava di proiettare valori tipicamente umani sugli animali, quando gli era possibile. I delfini, per esempio, erano diventati le vittime di un'idea romantica non meno pericolosa dell'odio e dell'arroganza: venivano considerati migliori degli uomini e alcuni credevano persino che l'emulazione dei delfini fosse un modo attraverso il quale gli esseri umani potevano migliorare se stessi. Quella sfrenata idolatria verso i delfini era figlia dello stesso fanatismo che li perseguitava: o erano tormentati a morte o amati a morte."

Caspita, ho pensato, praticamente... parla di me. Sì è vero, io non vado alle feste, ma solo perché non ho inviti, e accetto i comportamenti improntati alla religiosità, basta che non interferiscano con la mia vita. Ma per il resto, tutto concorda. Proseguo la lettura con ancora più interesse...

2 commenti:

  1. Anche questo è sul comodino in attesa di essere letto, come l'altro libro di Schätzing, Il mondo d'acqua, tu hai letto anche quest'ultimo?

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  2. No, ma se mi piace questo, magari lo prendo. Prima però devo finire Il Quinto Giorno, e sono più di 1000 pagine :-)

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