martedì 2 ottobre 2012

L'alberello di Darwin

Sto leggendo un libro che non conoscevo, l'ho trovato sugli scaffali di un negozio di libri usati. Si intitola "Darwin e l'evoluzione dell'uomo".

Il libro raccoglie i testi delle relazioni presentate a un convegno che si è tenuto a Torino nell'aprile del 2009 (il convegno si intitolava come il libro). Per questo motivo ogni capitolo ha un autore diverso; alcuni capitoli sono difficili e impegnativi, altri si leggono con maggiore facilità. Tanto per fare un esempio, il penultimo capitolo si intitola "Scenari evo-devo per una storia evolutiva dell'uomo", e mi ci sono"incagliato" diverse volte.

L'ultimo capitolo invece, scritto da Telmo Pievani, è stato una vera rivelazione. Mi ha emozionato e mi sono soffermato più volte in vari punti. Pievani è un bravo divulgatore, e nel capitolo ripercorre le scoperte, gli scritti, le intuizioni del grande naturalista. Non ho detto che per Darwin io ho una vera passione; ritengo, e non è che ci voglia tanto, che le sue scoperte e i suoi scritti abbiano cambiato la storia dell'uomo.

Pievani ripercorre la storia delle scoperte del naturalista inglese, dal famoso viaggio, durato cinque anni, sul brigantino Beagle, al ritorno in patria, alla pubblicazione dei suoi libri, e soprattutto alla stesura dei suoi famosi taccuini, nei quali annotava le sue scoperte e le sue intuizioni. Una mole di dati incredibile, un lavoro incessante e puntiglioso, una raccolta di idee che lascia sbalorditi. Un idea, un progetto, un quadro che pian piano cresceva nella sua mente, fino alla famosa "rivelazione", quella scarabocchiata nel celebre disegno che vedete in alto: una specie di alberello con la scritta "I think".

Il disegno risale a quasi 20 anni prima della pubblicazione de "L'origine delle specie", eppure contiene in sé già quell'idea sconvolgente: la vita e la natura non più viste come un insieme di specie presenti "sin dall'inizio" ma forme che cambiano nel tempo, che sono collegate le une alle altre, che evolvono le une dalle altre. Oggi lo diamo per scontato, ma allora era una rivoluzione culturale assolutamente sconvolgente. Alla quale peraltro, ne seguirono altre, dirette conseguenze della prima e altrettanto sorprendenti. Per esempio la perdita della centralità del ruolo dell'uomo; in altre parole, l'uomo scende dal piedistallo (più o meno divino) e diventa specie fra le specie.

Non siamo il fine ultimo della creazione, e nemmeno dell'evoluzione, se è per questo. La nostra tanto decantata intelligenza torna al ruolo di caratteristica finalizzata all'adattamento della specie. Insomma, nel contesto naturale, ci rende speciali né più né meno di quanto le ali rendano speciali gli uccelli, e il biosonar i delfini. Ma Darwin lo sa scrivere meglio di me: "Quando parliamo degli ordini superiori, dovremmo sempre dire, intellettualmente superiore. Ma chi, al cospetto della Terra, ricoperta di splendide savane e foreste, oserebbe dire che l'intelletto e l'unico scopo di questo mondo?"

Rileggere Darwin: dovrebbe essere materia scolastica.

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